Vischio | Viscum album
Il vischio è una pianta cespugliosa che appartiene alla famiglia delle Viscaceae (o Santalaceae secondo la classificazione APG); è una pianta dioica (con fiori solo maschili o solo femminili), sempreverde epifita, emiparassita di numerosi alberi, soprattutto latifoglie come ad esempio pioppi, querce, tigli, meli, peri, aceri e biancospini, ma anche sulle conifere: pino silvestre e pino montano ed abeti. La pianta è in grado di compiere la fotosintesi, ma necessita di acqua, sali minerali e soprattutto composti azotati ottenuti dall’ospite tramite austori che si infiltrano nei suoi tessuti. Tutte le parti del vischio possono risultare tossiche; le bacche, soprattutto, sono pericolose per i bambini; la tossicità dipende dalla presenza di viscumina (sostanza capace di provocare agglutinazione dei globuli rossi) e di alcuni peptidi.
L’avvelenamento da vischio ha una sintomatologia molto seria e complessa (con manifestazioni a carico sia del sistema cardiocircolatorio, di quello nervoso e dell’apparato digerente) e, sebbene raramente, può indurre il collasso circolatorio ed avere esiti fatali. Ne sono immuni i merli e i tordi che si nutrono delle bacche e contribuiscono alla loro disseminazione.
Al vischio sono riconducibile leggende e tradizioni molto antiche: per le popolazioni celtiche, che lo chiamavano oloaiacet, era assieme alla quercia considerato pianta sacra e dono degli dei; secondo una leggenda nordica teneva lontane disgrazie e malattie; continua in molti paesi a essere considerato simbolo di buon augurio durante il periodo natalizio.
Di solito la pianta ospite non subisce danni, a meno che non ci siano troppi cespugli di vischio (in tal caso per si dovrà recidere il ramo infestato) I frutti sono bacche sferiche, globose, verde lucida o perlacea, appiccicose e velenose. Il Vischio deve il suo nome alla sostanza viscida contenuta nelle bacche che è una proteina citotossica, la viscumina. Gli estratti concentrati possono causare un’intossicazione importante, che può manifestarsi con visione doppia, ipotensione, confusione mentale, allucinazioni, convulsioni. Essi risultano tossici per l’uomo ma non per gli uccelli i quali, dopo essersene nutriti, diffondono i semi tramite gli escrementi.
Le caratteristiche medicinali del vischio erano conosciute già dai tempi di Ippocrate e Plinio.
Benché il vischio sia considerato una pianta tossica, ad esso vengono ascritte diverse proprietà tra cui quelle ipotensive e vasodilatatorie, antinfiammatorie, antispasmodiche e sedative, diuretiche e depurative, ed infine antitumorali. In particolare, si ritiene che questa pianta sia dotata di attività antipertensive, antinfiammatorie, immunostimolanti e perfino antitumorali.
L’azione antipertensiva viene ascritta soprattutto ai flavonoidi, ai lignani e alle amine in esso contenute e pare che sia esercitata attraverso la riduzione delle resistenze periferiche. Nonostante questo utilizzo del vischio non sia stato approvato, non è raro che questa pianta rientri nella composizione di preparazioni fitoterapiche con indicazioni per il trattamento di lievi stati ipertensivi. Ad ogni modo, qualora si soffra d’ipertensione, prima di assumere un qualsiasi tipo di rimedio, è sempre bene rivolgersi al proprio medico ed evitare l’auto-terapia.
Le proprietà antitumorali del vischio, invece, costituiscono un argomento ancora molto dibattuto in ambito scientifico. Esse sarebbero attribuibili alle lectine in essi contenute, in grado di esercitare un’azione antineoplastica attraverso differenti meccanismi, quali: la stimolazione del sistema immunitario del paziente tramite l’incremento della produzione dei linfociti T, l’aumento dell’attività delle cellule Natural Killer e l’induzione dell’apoptosi nelle cellule maligne.
Altri studi ancora – condotti su pazienti affetti da diversi tipi di tumore – affermano che l’assunzione di estratti di vischio può migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici e può essere utile nel diminuire gli effetti collaterali provocati dalla chemioterapia antitumorale.
Nella medicina popolare il vischio viene utilizzato per il trattamento di diversi tipi di disturbi.
Il frutto del vischio viene impiegato come rimedio tonico ed espettorante ed è usato anche per il trattamento dell’arteriosclerosi, delle emorragie interne, della gotta e dell’epilessia.
Al fusto del vischio, invece, la medicina tradizionale attribuisce proprietà calmanti e per questo lo utilizza nel trattamento di stati d’ansia, agitazione e ipereccitabilità.
Le parti erbacee, invece, contengono sostanze che sembrano possedere attività immunomostimolante ed antitumorale qualora iniettate per via parenterale. Per queste sue proprietà curative il vischio era utilizzato sin dai popoli della mitologia norrena.
Il vischio trova impieghi anche nella medicina omeopatica, dove lo si può facilmente reperire sotto forma di gocce orali, granuli e macerato glicerico. In quest’ambito la pianta viene utilizzata per il trattamento di vertigini, ipertensione, aritmie cardiache e come rimedio in caso di degenerazione articolare.
Nella pratica erborista il vischio è tradizionalmente usato per trattare l’ipertensione e l’osteoartrite. In associazione al prugnolo viene impiegato per dar vigore a un cuore indebolito. È usato anche per attacchi di vertigini, epilessia e nella terapia anti e post cancro.
I componenti della pianta di vischio (in particolare le bacche) sono relativamente poco tossici e l’ingestione comporta generalmente una lieve gastroenterite. Gli estratti concentrati, invece, possono causare un’intossicazione importante, che può manifestarsi con diplopia, midriasi, ipotensione, confusione mentale, allucinazioni, convulsioni.
Nei tempi antichi il vischio era considerato pianta sacra e dono degli dei; secondo una leggenda nordica teneva lontane disgrazie e malattie. Continua in molti paesi a essere considerato simbolo di buon augurio durante il periodo natalizio: diffusa è infatti l’usanza, originaria dei paesi scandinavi, di salutare l’arrivo del nuovo anno baciandosi sotto uno dei suoi rami.
Dalle bacche si estrae la “pania”, una sorta di colla usata per catturare gli uccelli (oggi fuorilegge); a questo uso fanno riferimento alcuni modi di dire entrati nel linguaggio corrente: può essere vischiosa una sostanza attaccaticcia o una persona particolarmente tediosa, mentre non è gradevole rimanere invischiati in certe situazioni.
Evitare l’assunzione del vischio in caso d’ipersensibilità accertata verso uno o più componenti. Inoltre, l’utilizzo del vischio è controindicato anche in pazienti affetti da infezioni croniche e progressive, ipertiroidismo, tumori del midollo spinale, tumori intracranici e tumori del sistema nervoso centrale. Infine, l’utilizzo del vischio è controindicato anche in gravidanza (poiché si ritiene che la pianta possa esercitare un’azione abortiva) e durante l’allattamento.
Il vischio e le sue preparazioni potrebbero interferire con l’attività di farmaci, quali: farmaci anticoagulanti; immunosoppressori; antidepressivi.
Alcuni degli effetti negativi provocati dal vischio sono attribuiti alle lectine in esso contenute che possono provocare l’agglutinazione dei globuli rossi, specialmente in seguito ad un uso prolungato. Per tale ragione e per la tossicità di cui questa pianta è dotata, prima di assumere preparazioni a base di vischio, è sempre bene rivolgersi al proprio medico.