Un maggiore consumo di cioccolato fondente, ma non di cioccolato al latte, è associato a un rischio inferiore di diabete di tipo 2.
Pillole di conoscenza
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Durante le festività abbondano senza dubbio i dolciumi di tutti i tipi e certo non può mancare il cioccolato. Gli italiani – per quanto assai più morigerati di molti altri europei – ne consumano ogni anno mediamente circa 3 chilogrammi a testa. Farà allore piacere a questi consumatori sapere che il consumo di cioccolato è stato associato a una riduzione del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 (T2D). A dirlo è uno studio dell’Università di Harvard, pubblicato sul British Medical Journal, che offre due motivi in più a chi sia indeciso se scegliere o meno il cioccolato fondente.
La ricerca, si basa sui dati raccolti da tre grandi studi di coorte condotti negli Stati Uniti (Nurses’ Health Study, Nurses’ Health Study II, Health Professionals Follow-Up Study). Gli autori hanno preso in esame oltre 190.000 partecipanti per valutare la relazione tra consumo di cioccolato e rischio di T2D; circa tre quinti della popolazione in esame sono stati inclusi in una sottoanalisi in cui non si è guardato al consumo totale, ma a quello dei diversi tipi di cioccolato.
L’analisi multivariata, che ha tenuto conto di numerosi fattori di rischio personali e legati agli stili di vita e all’alimentazione, ha rivelato che coloro che consumavano almeno 5 porzioni di cioccolato alla settimana – dove una porzione corrisponde a circa 30 grammi – avevano un tasso di incidenza di T2D ridotto del 10% rispetto a chi non mangiava mai o quasi mai cioccolato.
Quando poi i ricercatori sono andati a studiare il consumo di cioccolato fondente e di cioccolato al latte hanno scoperto che solo il primo si associava a una riduzione del rischio di T2D (-20% per coloro che mangiavano almeno 5 porzioni alla settimana).
Consumare cioccolato al latte, indipendentemente dalla quantità, non influiva sul rischio di diabete, ma si traduceva invece in un aumento di peso corporeo, conseguenza indesiderata che non è stata osservata nel caso del cioccolato fondente.
“L’analisi di regressione ha mostrato un’associazione lineare dose-risposta tra assunzione di cioccolato fondente e rischio di T2D” – hanno scritto gli autori dello studio, aggiungendo che – “Analisi stratificate hanno indicato che l’associazione con il consumo di cioccolato fondente era più evidente tra gli individui più giovani”.
Il cioccolato fondente ha un contenuto in cacao più elevato (50-80%) rispetto a quello al latte ed è più ricco in flavanoli. Secondo i ricercatori, l’assunzione di epicatechina potrebbe spiegare almeno in parte la relazione inversa tra consumo di cioccolato fondente e T2D. I due tipi di cioccolato contengono livelli simili di energia e di grassi saturi, ma gli esperti ritengono che “la ricchezza in polifenoli del cioccolato fondente potrebbe compensare gli effetti dei grassi saturi e dello zucchero sull’aumento di peso e sul rischio di altre malattie cardiometaboliche”.
Sono necessari tuttavia ulteriori studi randomizzati controllati per replicare questi risultati ed esplorare ulteriormente i meccanismi.