Tarassaco | Taraxacum officinale
Il tarassaco comune (Taraxacum officinale (Weber) ex Wiggers, 1780), noto anche come Dente di leone, dente di cane, soffione (l’infruttescenza), nonnino, cicoria selvatica, cicoria asinina, grugno di porco, ingrassaporci, brusaoci, insalata di porci, pisciacane, lappa, missinina, piscialletto, girasole dei prati, erba del porco o anche con lo storpiamento del nome in tarassàco.
E’ una pianta erbacea perenne, di dimensioni e altezza modeste, appartenete alla famiglia delle Asteracee, diffusissima in tutte le zone e altitudini; cresce sia in clima temperato che freddo e fino ai 2.000 metri di altitudine. È caratterizzato da una grossa radice a fittone, che si sviluppa a profondità ridotte, e dalla tipica infiorescenza a bottone di color giallo-dorato. Il fiore giallo-arancio è costituito da un capolino circondato da due ordini di petali (brattee) dritti fino a quando i semi maturano, che poi si abbassano per permettere ai semi di disperdersi, grazie ad una specie di “paracadute”. Aperto di giorno, si chiude di notte. Ogni stelo porta un singolo fiore e si erge per 1-10 cm sopra le foglie. I fusti e le foglie emettono un lattice bianco quando vengono spezzati. I fiori gialli maturano e si trasformano in impalpabili e delicate sfere bianche chiamate soffioni.
Infatti, basta un soffio per farle sfaldare e volare via. Si tratta di globi contenenti molti frutti monoseme, chiamati acheni. Ogni achenio è attaccato ad uno stelo e a un piccolo ciuffo finissimo, simile a dei capelli, che funge da paracadute e ne permette la dispersione su lunghe distanze grazie al vento.
L’epiteto specifico, officinale, ne indica le virtù medicamentose, note fin dall’antichità e sfruttate con l’utilizzo delle sue radici e foglie. Nel Medioevo, secondo la Teoria delle Segnature, avendo il fiore giallo come la bile gialla, si iniziò a usare come rimedio del fegato. E come spesso accade evidenze scientifiche hanno confermato questa teoria. Nel 1546 il naturalista Bock attribuì al tarassaco un potere diuretico, mentre un farmacista tedesco del XVI secolo attribuì alla pianta virtù vulnerarie (vale a dire capaci di curare rapidamente le ferite). Il tarassaco è utilizzato nella Medicina tradizionale cinese come depurativo in grado di purificare il Calore, eliminare le tossine e dissipare i noduli, con tropismo epatico (epatiti) e gastrico. Un detto francese afferma che il tarassaco “purifica il filtro renale e asciuga la spugna epatica”.
Il taraxacum officinalis viene utilizzato in tutte le sue parti, benché la parte più preziosa, quella che contiene in forma più concentrata le proprietà depurative, sia la radice. Dalla torrefazione delle radici, in epoche passate, si otteneva un surrogato del caffè, con tutte le proprietà benefiche della pianta.
Del tarassaco in erboristeria si utilizza tutta la pianta – radice e parti aeree – che contengono principi amari (tarassacina, tarassestrolo ed altri triterpeni pentaciclici), steroli (sitosterolo, stigmasterolo), caroteni (xantofille) flavonoidi (apigenina 7-glucoside), acido caffeico, zuccheri, inulina, enzimi e potassio. Grazie a tali principi, è considerata una delle piante officinali più efficaci. In particolare, il tarassaco viene utilizzato per favorire la digestione (sensazione di pienezza, digestione lenta, inappetenza e flatulenza), alleviare i disturbi epatici legati a litiasi biliare (azione preventiva), colecistopatia ed insufficienza epatica, stimolare la diuresi; può inoltre avere un effetto inibitorio sull’aggregazione piastrinica e teoricamente potenziare l’effetto farmacologico dei farmaci trombolitici, anticoagulanti e antiaggreganti piastrinici. Infine, le radici vengono utilizzate per il trattamento di reumatismi, gotta, eczema cronico (come depurativo), obesità, ipoacidità gastrica, inappetenza e turbe digestive in genere. Il Tarassaco è ritenuto infine un blando lassativo (favorisce l’evacuazione delle feci) e un lenitivo delle infiammazioni emorroidali.
Le foglie e le radici della pianta contengono però elevate quantità di potassio, pertanto l’assunzione concomitante di supplementi di potassio e di tarassaco può determinare iperkaliemia. Tale associazione dovrebbe quindi essere evitata. Per la sua capacità di aumentare la secrezione clorido-peptica dello stomaco, il tarassaco può incrementare il potere gastrolesivo dei FANS. Infine, a causa dell’effetto diuretico, il tarassaco può aumentare la deplezione di sodio e aumentare di conseguenza la tossicità del litio.
Le foglie di tarassaco, soprattutto quelle più giovani perché più tenere e meno amare, possono essere consumate in insalata; quelle più vecchie, che sono quelle vicine alla base della pianta, si possono usare cotte, come si faceva un tempo, per minestre, minestroni e zuppe. Invece i fiori di tarassaco in alcune zone d’Italia vengono messi sott’aceto e consumati come i capperi. Le foglie possono essere lessate per comporre omelette e frittate, zuppe e minestre.
Il tarassaco va usato con cautela se si segue una terapia antibiotica con farmaci a base di ciprofloxacina, levofloxacina e moxifloxacina, perché può ridurre l’assorbimento di questi principi attivi e diminuirne l’efficacia. Può ridurre anche l’efficacia di alcuni farmaci per il fegato, aumentandone i livelli ematici. Per via dell’effetto diuretico, può rallentare l’eliminazione del litio da parte dell’organismo, aumentandone così la concentrazione. Il tarassaco è quindi controindicato in caso di: ostruzione dei dotti biliari; calcoli biliari; malattie a carico del fegato; ulcera peptica; iperkaliemia (alti livelli di potassio nel sangue); inoltre non andrebbe somministrato in concomitanza con terapie che possono determinare iperkaliemia tra cui beta-bloccanti, FANS e ACE-inibitori e nei pazienti che assumono terapie con litio. L’uso del tarassaco è infine sconsigliato nei bambini con età inferiore ai 12 anni.
Nel linguaggio dei fiori ha molti significati: simbolo di fertilità, gioia e felicità. Il dente di leone è anche un simbolo del sole e della luna e della loro connessione infinita: il fiore giallo, caldo e luminoso, simboleggia il sole, mentre il soffione, la palla di semi bianchi, può simboleggiare la luna.