Strofanto | Strophantus Kombe Oliver
Strophanthus DC., 1802 è un genere di piante della famiglia Apocynaceae, originarie delle zone tropicali di Asia e Africa; ne esistono una sessantina di specie.
Lo Strophantus Kombe Oliver si presenta come un arbusto basso e rampicante appartenente alla famiglia delle Lianacee; cresce nelle foreste aride e calde dell’Africa orientale. Le foglie ovoidali presentano una peluria su entrambi i lati negli esemplari giovani. Invecchiando, la loro struttura superficiale diviene sempre più rugosa, quasi raggrinzita. Da ottobre a dicembre, sulle punte dei suoi rami crescono fiori bianchi disposti a coppie. I loro petali allungati, che terminano in punte ritorte a spirale, conferiscono alla pianta un’eleganza esotica. I fiori andranno poi a sviluppare infruttescenze, ovvero semi, a forma di baccello, dalla crescita diritta e sempre opposti a coppie di due. Quando i semi sono maturi, i baccelli esplodono lungo il lato della lunghezza e rilasciano semi ricoperti di una soffice peluria lanugginosa disseminata dal vento.
E’ diffusa nelle foreste tropicali ed equatoriali dell’Africa: bacino dello Zambesi e del suo affluente Chiré (o Shiré), Kenya, Tanganika, Mozambico, Niassaland, regioni dei Grandi Laghi. Si tratta di una pianta tossica, infatti, storicamente, veniva utilizzata dagli indigeni per avvelenare le frecce.
Dai semi e dalle radici di queste piante si estraggono diversi glicosidi: strofantina (k-strofantina nello S. kombe, g-strofantina nello S. gratus, e-strofantina nello S. emini, h-strofantina nello S. hispidus), cimarina e ouabaina, quest’ultima prodotta anche dalla ghiandola surrenale di alcuni animali.
Questi glucosidi hanno proprietà simili a quelle dei digitalici: sono cardiocinetici che aumentano la forza di contrazione del cuore (effetto inotropo positivo) e riducono la frequenza cardiaca (effetto cronotropo negativo), migliorando nel complesso il rendimento del miocardio. Vengono utilizzati nella cura dello scompenso cardiaco, dell’edema polmonare e di altre affezioni cardio-circolatorie.
Della strofantina è possibile individuare tre effetti differenti. Somministrata per via intravenosa, la strofantina contrasta l’insufficienza cardiaca; somministrata in forma di capsula masticabile per via orale, è utilizzata nella prevenzione o nel trattamento acuto dell’infarto cardiaco e dell’angina pectoris. Una tintura ricavata dai semi è inoltre efficace nel sostenere la funzionalità cardiaca, in particolare in presenza di disturbi funzionali del miocardio e delle arterie coronarie, dunque, di disturbi cardiaci che non presentano una causa organica, ma scatenati da eccessive pressioni fisiche e psichiche fonte di stress. Uno dei vantaggi della strofantina rispetto alla digitale è che non si accumula nell’organismo. Già sei ore dopo la somministrazione del farmaco, la strofantina non è quasi più riscontrabile nel miocardio, consentendo così di adattare la dose in maniera precisa.
Il nome Strofanto è composto dai termini greci strophos = filo ritorto e anthos = fiore, e descrive in modo calzante la bizzarra forma dei fiori. L’attributo kombé si riferisce alla denominazione africana della pianta, più precisamente è il nome del veleno per le frecce, ricavato dai semi della pianta.
Dagli anni ‘50, tuttavia, medicine come la digitale e i betabloccanti hanno soppiantato i preparati a base di Strofanto. Ma nel 1991, una scoperta effettuata da un gruppo di ricercatori americani rinnovò l’interesse nella strofantina: l’organismo umano produce questo glicoside nelle ghiandole surrenali e nel cervello, e lo secerne come ormone nel sangue durante l’attività fisica o lo stress per regolare la pressione sanguigna. Nei paesi di lingua inglese, questa strofantina umana è meglio conosciuta con il nome di ouabain.