Solanum Dulcamara
La morella rampicante o dulcamara (nome scientifico Solanum dulcamara L., 1753) è una pianta velenosa della famiglia delle Solanaceae, una famiglia vegetale molto importante in quanto comprende fra l’altro diverse specie commestibili come le patate, le melanzane e i pomodori. Deve il suo nome alla solaceina contenuta nei rami che ha sapore prima amaro, poi dolce (succhiando foglie e rami della pianta). Per questo motivo, nel XVI secolo circa venne chiamata Dulcis amara.
Si tratta di una pianta erbacea, legnosa alla base e perenne in grado di raggiungere un’altezza di 60-170 cm circa. Le foglie, alterne, dotate di un picciolo abbastanza lungo, sono di forma ovato-lanceolata, con l’apice acuminato, la base a volte cuoriforme e il margine intero, quelle della porzione inferiore sono semplici, mentre quei superiori sono divisi in tre foglioline e in genere la fogliolina centrale e la più grande. I fiori, di colore violetto e macchiato di verde, sono riuniti in corimbi inseriti in posizione opposta alle foglie terminali, la corolla è formata da cinque petali di forma lanceolata e spesso ripiegati all’indietro, generalmente compaiono dalla primavera all’autunno. I frutti, infine, sono bacche ovoidali, penduli, lucidi, con la superficie glabra, dapprima di colore verde e poi rosso scarlatto una volta giunti a maturazione; la polpa è carnosa, succosa e contiene all’interno alcuni semi reniformi. Si riproduce per semina primaverile, oppure per talea seminatura in estate.
E’ comune in tutta Italia; preferisce i luoghi freschi fra le siepi o i cespugli in luoghi torbosi, ma anche i boschi umidi (boschi mesofili) e gli incolti generalmente in ambiente ombroso; vive fino a circa 1100 metri di altezza (massimo 1450 m s.l.m.); quindi i piani vegetazionali frequentati sono quelli collinari e montani. È una pianta che si coltiva facilmente su tutti i tipi di suoli.
Molte parti della pianta (le foglie e i frutti in particolare) contengono dei glucoalcaloidi tossici (solanina, solaceina, solaneina, soladulcidina, solasodina, tomatidenolo) usati in farmacia; contiene anche delle saponine steroiche e acidi (acido dulcamarico e acido dulcamaretico). Se scissi in modo idrolitico producono zucchero e solanidina. La parte più velenosa è costituita dalle bacche (specialmente immature) che, ingerite, possono causare vomiti, diminuzione della frequenza del respiro e alla fine anche morte per paralisi respiratoria. La solanina in particolare è una sostanza narcotizzante che colpisce il sistema nervoso centrale.
In fitoterapia si utilizzano i giovani rametti, detti stipiti, di 2-3 anni di vita (stipiti) essiccati all’aria, con proprietà diaforetica (agevola la traspirazione e favorisce la sudorazione), depurativa del sangue (facilita lo smaltimento delle impurità), ma ha anche una leggera azioni ipnotica e anafrodisiaca. Tali proprietà sono bilanciate tuttavia dalla presenza, in misura molto più ridotta, degli stessi componenti tossici che si trovano nelle bacche.
Si può riprodurre facilmente per via vegetativa immergendo talee in fusti nell’acqua.
La Dulcamara può essere utilizzata come rimedio della medicina popolare da diversi secoli: possiede, infatti, proprietà depurative e fluidificanti del sangue, utile nella cura di reumatismi, gotta, ittero, colite ulcerosa, dolori articolari e muscolari, esercita un’azione molto efficace come espettorante e antipiretico in caso di congestione bronchiale, catarro, raffreddore, tosse, attacchi di asma, influenza e febbre alta. Per uso esterno è indicata nella cura di eczemi, casi di dermatosi, eruzioni cutanee e ulcere.
La Dulcamara essendo una pianta velenosa va usata con estrema cautela e preferibilmente sotto controllo medico; se assunta in dosi eccessive paralizza il sistema nervoso centrale, rallenta il battito cardiaco e la respirazione, abbassa la temperatura, provoca vertigini, delirio convulsioni e morte.