Scarlina – Galactites tomentosus Moench
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La scarlina (Galactites tomentosus Moench, 1794) è una pianta angiosperma dicotiledone appartenente alle Asteraceae, la famiglia di spermatofite con il maggior numero di specie a livello globale; comprende infatti oltre 23.000 specie e 1.679 generi.
Il genere Galactites appartiene alla sottotribù Carduinae, al cui interno la sua posizione filogenetica viene considerata “basale”, ossia rappresenta uno dei primi gruppi ad essersi separato dal resto della sottotribù.
La specie è stata descritta dal botanico tedesco Conrad Moench nel 1794. In realtà già nel 1785 la pianta era stata individuata da un altro autore, il botanico e medico torinese Carlo Allioni, e nominata Centaurea elegans All. Per il criterio di priorità presente nel codice di nomenclatura botanica quest’ultimo nome, essendo anteriore a Galactites tomentosus, sarebbe quello più corretto ed è stata quindi proposta la nuova combinazione Galactites elegans. Tuttavia, poiché la specie è stata conosciuta per un lunghissimo periodo di tempo come Galactites tomentosus è stata proposta e accettata dalla comunità scientifica la conservazione di tale nome a scapito di Galactites elegans.
Il genere Galactites include soltanto altre tre specie allo stato attuale delle conoscenze (2022). In particolare, queste sono Galactites duriaei Spach ex Durieu, diffuso in Spagna, Francia, Gran Bretagna, Andorra, Algeria e Marocco, Galactites mutabilis presente soltanto in Algeria e Tunisia ed infine Galactites × rigualii Figuerola, Stübing & Peris endemico della Spagna, dove è nota anche Galactites × riguali, ibrido tra Galactites tomentosus e Galactites duriaei.
Il genere presenta notevoli affinità con Carduus, Cirsium, Lamyropsis e Ptilostemon, ma dal punto di vista morfologico si distingue soprattutto per le foglie non decorrenti, bianco-tomentose, i fiori periferici sterili, gli stami con filamenti concresciuti, il pappo di peli piumosi e l’achenio con coroncina emisferica.
Etimologia
Il nome generico deriva dal greco γάλακτος gálaktos, gála, latte, in riferimento al colore bianco della fitta peluria che ricopre fusto e foglie di specie di questo genere; tomentosus, da toméntum peluria, ricoperto da peluria, tomentoso.
Descrizione
Galactites tomentosus è una pianta bienne, provvista di rosetta basale di foglie, alta fino ad un metro, con fusto eretto pubescente, bianco tomentoso, alto fino a 70 cm, ramificato perlopiù soltanto superiormente ed ali di forma variabile provviste di spine.
Ha foglie lunghe 10-20 cm, un po’ amplessicauli, pennatopartite, ricoperte di lanugine bianca, con pagina superiore alla fine glabra screziata di bianco e quella inferiore bianco tomentosa, dotate di spine robuste, ordinate sui margini, lunghe 1,5-6 mm.
I capolini fiorali di questa bella pianta compaiono da aprile a luglio. Sono larghi 1-1,5 cm e composti soltanto da corolle tubulose rosa viola, raramente bianche, con le più esterne sterili, più lunghe e disposte a raggiera.
Il ricettacolo è fittamente peloso.
Le brattee del calicetto sono ovate, erette, ristrette all’apice in una punta verdognola scanalata lunga 5-10 mm, rivestite da una ragnatela di peli.
I fiori centrali, ermafroditi, hanno 5 stami con filamenti concresciuti ed antere saldate in un manicotto che circonda uno stilo con stimma profondamente bifido.
I frutti, lunghi circa 4 mm, sono acheni compressi con coroncina emisferica e pappo bianco piumoso lungo circa 13 mm.
Questo cardo cresce in ambienti aridi disturbati, nei pascoli, in terreni incolti, ai margini delle strade, in ambienti ruderali, dal livello del mare a 1300 metri, di tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
La pianta è nota con diversi nomi locali e vernacolari, quali ad esempio Aprocchiu fimminedda, Cardunazzu, Cacucciulidda sarvaggia, Spina janca (Sicilia), Bardu angioninu, Cardu biancu, Cardu santu, Cardu de Signorus (Sardegna), Batticristi (Liguria), Scarlina (Italia), purple milk thistle (Gran Bretagna), Galactites cotonneux (Francia), Milchdistel (Germania).
In natura si auto-risemina; se messa in giardino, va disposta in gruppi numerosi per creare delle grandi macchie.
La “scarlina” è commestibile; il giovane scapo fiorale pulito, insieme alla infiorescenza, può essere utilizzato nelle insalate. Avrebbe proprietà diuretiche e stimolanti.