Salvastrella | Sanguisorba minor Scop.
La salvastrella è chiamata anche pimpinella, ma il suo nome scientifico è Sanguisorba officinalis, letteralmente “assorbente del sangue”, termine che si è guadagnata per le sue proprietà antiemorragiche; in passato, infatti, veniva usata per curare le piaghe o le ferite sanguinolente.
La sanguisorba è una pianta erbacea perenne, sempreverde, appartenente alla famiglia delle Rosaceae. Originaria del Nord dei tre continenti Europa, Asia e America, poiché vive in climi temperati freddi, è in grado di sopportare temperature al di sotto dello zero e predilige terreni freschi e rocciosi. In Italia è diffusa nelle zone alpine fino ad altitudini di 2000 metri. Si presenta come una pianta con rizoma legnoso ed ingrossato, alta 20-60 cm., foglioline piccole e oblunghe dai bordi seghettati e fiori di forma ovale o tondeggiante di colore rosso porpora. La fioritura della salvastrella avviene da maggio ad agosto.
Un vecchio proverbio, riferendosi alla Sanguisorba minor recita: “L’insalata non è buona e non è bella se non c’è la Pimpinella” e quindi corre l’obbligo di chiarire che, anticamente, questa specie era conosciuta come Pimpinella e come tale venne inizialmente classificata anche dai botanici. Successivamente, ad opera di Linneo, vennero classificate nel genere Pimpinella alcune Apiaceae e la Salvastrella venne definitivamente inclusa nel genere Sanguisorba. Volgarmente è comunque ancora conosciuta anche come Pimpinella.
Il nome del genere deriva dal greco ποτηρ, -ηρος poter, -eros coppa, tazza, calice: per la forma del calice. L’epiteto specifico deriva dai vocaboli latini “sanguis” = sangue e “sórbeo” = io sorbisco, probabilmente con riferimento al principio della segnatura, che vedeva nel colore arrossato dell’infiorescenza il “segno” della capacità antiemorragiche e cicatrizzanti.
Della salvastrella si utilizzano foglie e radici. Le prime si consumano fresche e sono impiegate per lo più in cucina per insaporire insalate, minestre, verdure cotte, zuppe o per aromatizzare formaggi e macedonie. il loro sapore ricorda un pò quello del cetriolo. Oppure in erboristeria per preparare infusi contro la pelle secca, le piaghe, le scottature, le ulcere. La radice, invece, viene usata come foraggio per il bestiame o, se preparata in decotti, contro le emorroidi.
Costituenti principali: tannini, saponine triterpeniche, olio essenziale, amido, ossalato di calcio, vitamina C.
E’ un’erba amara, astringente, digestiva, regolarizzante del transito intestinale rinfrescante ad azione antiemorragica e antinfiammatoria. E’ consigliata per uso interno in caso di diarrea, dissenteria e colite ulcerosa; per uso esterno la poltiglia delle foglie triturate e macerate nell’olio è usata come antireumatico e antidolorifico, oppure la sola poltiglia può essere applicata direttamente su ferite, piaghe e ustioni, mentre introdotta nelle narici arresta l’epistassi; in decotto o infuso sono indicate per la cura delle emorroidi e dermatiti.
Il consumo di salvastrella può interagire con l’assunzione dell’antibiotico ciprofloxacina. In caso di dubbio si consiglia di rivolgersi al proprio medico.