Rauwolfia | Rauvolfia Serpentina
Rauvolfia serpentina (L.) Benth. ex Kurz è una pianta angiosperma appartenente alla famiglia delle Apocynaceae. È una delle 50 erbe fondamentali della medicina tradizionale cinese.
È un arbusto sempreverde alto circa un metro. Ha delle radici in forma di segmenti cilindrici, tortuosi e raggrinziti con striature longitudinali. Le foglie sono verticillinate, ovvero raggruppate, da tre a cinque; sono intere, oblunghe e acute. I fiori sono per lo più bianchi, ma in alcuni esemplari possono tendere al rosato molto leggero. Presentano un lungo tubo corollino pentalobato. Il frutto è una drupa doppia, di colore nero a maturità e di forma ovoidale. Al suo interno contiene solamente un seme.
L’origine della Rauwolfia è stata chiaramente identificata in India, dove per secoli è stata una delle principali piante usate dalla medicina ayurvedica. La sua diffusione spontanea, però, non è solamente limitata a questo paese, ma si estende anche in quelli limitrofi, come il Pakistan, Ceylon, Malesia e Thailandia.
Il nome Rauwolfia è stato introdotto dal monaco marsigliese Charles Plumier, per onorare Leonard Rauwolf, medico e botanico esploratore tedesco di Augsburg o Augusta, in Baviera, che aveva, come pseudomino accademico quello di Dasylycus, latinizzato ai vocaboli greci dasus = peloso irsuto, selvaggio (in tedesco rauh) e lukos = lupo (in tedesco wolf), cioè lupo peloso, parafrasi del suo cognome. Pare che per il carattere, l’aspetto peloso, il genere di vita, un po’ rude e selvaggio fosse realmente e perciò lo pseudonimo calzasse. Negli anni 1573 al 1575, visitò, in parte, l’Asia e, in parte, l’Africa, con lo scopo di studiare nel loro ambiente nativo le piante citate dai medici greci ed arabi. Linneo nel «Species Plantarum» registrò il genere stabilito dal Plumier per la Rauwolfia tetraphylla delle Antille. Linneo usò la grafia Rauvolfia col v. anziché col w.. E’ stata chiamata serpentina perchè ritenuta efficace contro il veleno dei serpenti; Ophioxylon, dal greco ofis = serpente e xulon = legno, cioè legno del serpente; trifoliatum e a, per i verticilli trimeri delle foglie.
L’estratto della pianta viene usato in India da millenni e anche il Mahatma Gandhi ne ha fatto uso durante la vita per le sue proprietà tranquillanti.
Il principale alcaloide contenuto nelle radici di Rauvolfia serpentina è la reserpina, alcaloide indolico con attività antipertensiva e antipsicotica, che determina uno svuotamento, a livello della terminazione nervosa simpatica, di tutte le riserve di noradrenalina, sia di quella vescicolare, sia di quella citoplasmatica, sia del deposito pregangliare. In conseguenza di ciò determina una potente inibizione del sistema nervoso simpatico: si ha riduzione della frequenza cardiaca, riduzione pressoria sistemica, oltre a un potente effetto sedativo. Infatti tutte le amine cerebrali vengono inattivate.
Altri alcaloidi contenuti nella pianta sono la raubasina e la yohimbina, aventi azione vasodilatatrice. Infine nella Rauvolfia è contenuto anche un altro principio attivo, l’ajmalina, che era impiegata in passato per la terapia di alcune aritmie cardiache (la sua struttura chimica e la sua azione è molto simile al quelle della chinidina, alcaloide utilizzato nel trattamento delle aritmie cardiache). Le proprietà calmanti sono legate alla presenza di ben 150 alcaloidi al suo interno, dei quali tuttavia solo una parte (quelli su citati) ha efficacia medicinale.
In farmacologia, attualmente, si usano solo le singole molecole estratte dalla radice: la reserpina come antipsicotico ed ipotensivo, e la ajmalina come antiaritmico.
La Rauwolfia è controindicata negli stati depressivi, anche leggeri, e ulcere gastriche; nelle persone che soffrono di ricorrenti bruciori di stomaco (dato che aumenta la produzione di acido gastrico), in caso di gravidanza e di allattamento.
Gli effetti indesiderati della Rauwolfia sono molti e importanti: sonnolenza, bradicardia, salivazione, nausea, ipersecrezione gastrica, disfunzioni endocrine di tipo sessuali. Può indurre stati depressivi molto gravi.
Trattandosi di un’erba tossica con molti effetti collaterali. l´uso nel settore degli integratori alimentari, e non solo, non è ammesso dal Ministero della Salute.