Prugnolo | Prunus spinosa L.
Il prugnolo (Prunus spinosa L., 1753) detto anche “pruno selvatico“, “prugna selvatica“, “susino selvatico“, “susino spinoso“, strozzapreti o semplicemente prugnolo è un grande arbusto spontaneo che a volte può assumere anche la forma di alberello; appartiene alla famiglia delle Rosaceae e al genere Prunus.
Il prugnolo è un arbusto o piccolo albero folto, caducifoglie e latifoglie, alto tra i 2,5 e i 5 metri; la corteccia è scura, talvolta i rami sono contorti; le foglie sono ovate, verde scuro. Il pruno è uno dei primi alberi a fiorire in primavera. Sono migliaia i fiori bianchi che compaiono già nel mese di marzo, ancor prima delle foglie. La fioritura continua per tutto il mese di maggio. I fiori di Prunus spinosa sono di tipo ermafrodito e hanno una dimensione di circa 1-2 cm. Sono riuniti a gruppi di tre sui rametti molto corti. Questi fiori emanano un delicato odore che ricorda il miele, molto graditi anche alle api. Il frutto, che per colore e dimensione ricorda il susino, è una drupa sferica. La buccia è ricoperta da una patina chiara detta pruina. Il suo colore è bluastro, tendente al nero vicino alla piena maturazione, che avviene in pieno autunno. Se infatti, già dall’estate compaiono i primi frutti, bisogna aspettare il mese di ottobre affinché questi siamo dolci e gradevoli per il consumo fresco. E’ un albero longevo, vive oltre i 60 anni, e può raggiungere altezze variabili a seconda dell’ambiente e della forma di crescita.
Il prugnolo è una pianta spinosa spontanea dell’Europa, Asia, e Africa settentrionale; cresce ai margini dei boschi e dei sentieri, in luoghi soleggiati. E’ adatto anche come pianta da siepe, utile per la realizzazione di barriere frangivento, schermatura visuale, etc.. Un tempo, in qualche parte d’Italia, veniva utilizzato come essenza costituente delle siepi interpoderali, cioè per delimitare i confini degli appezzamenti. In ragione delle spine e del fitto intreccio dei rami, la siepe di prugnolo selvatico costituiva una barriera pressoché impenetrabile, fornendo protezione agli uccelli che vi ci costruivano il nido.
Le bacche rimangono a lungo attaccate ai rami e la pianta talvolta può essere usata come arbusto ornamentale in giardini.
Costituenti principali: glicosidi flavonici, poco glicoside dell’acido cianidrico, composti della curarina, acido malico, saccarosio, pectina, gomma, vitamina C, tannini.
Il Prugnolo ha proprietà astringenti, depurative, febbrifughe, toniche, lassative e diuretiche; in particolare i fiori possono essere usati per infusi diuretici e lassativi, contro i raffreddori e il mal di gola; i frutti secchi invece permettono di preparare un estratto contro le diarree.
I frutti, chiamati prugnole, possono essere consumati freschi, ma solo dopo l’ammezzimento in quanto hanno un sapore molto tannico; sono infatti molto aspri; vengono raccolti dopo le prime gelate, quando raggiungono la maturazione, per farne marmellate, confetture, salse, gelatine e sciroppi. Con alcool, zucchero, vino bianco e bacche di Prugnolo mature, si può preparare un buon liquore digestivo; con la distillazione dei frutti, invece, si ottiene dell’ottima acquavite. Nei paesi Baschi con le prugnole lasciate macerare per diversi mesi in alcol aromatizzato con anice insieme a chicchi di caffè e vaniglia, si produce un liquore tipico digestivo detto “Patxaran“. La corteccia della pianta era utilizzata in passato per colorare di rosso la lana, mentre i frutti immaturi aggiunti a solfato di ferro danno un inchiostro e tingono in nero lana e lino; la bollitura delle foglie è ottima nel conciare le pelli. In distilleria il liquore di prugnolo viene detto sloe gin in Inghilterra, camaleón ediciones in Navarra, Spagna, il, prunelle in Francia, umeshu in Giappone, bargnolino o prunella in Italia.
I frutti, grazie alle proprietà astringenti possono essere impiegati nella preparazione di maschere per il trattamento delle pelli impure o, in decotto, per il trattamento locale dei foruncoli. Il liquido di cottura dei frutti può essere impiegato per sciacqui e gargarismi in caso di gengivite e di faringite, ma è anche utile in caso di epistassi.
I fiori sono commestibili e possono essere usati in insalate o altri piatti; devono essere raccolti dalla fine di marzo, in giorni asciutti, e fatti essiccare in un luogo all’ombra. Con questi fiori viene preparata un’ottima tisana depurativa, con funzione drenante.
Il legno durissimo è un apprezzato combustibile; era utilizzato in passato anche per fabbricare gli attrezzi del gioco della “Lippa” e per realizzare durevoli bastoni da passeggio, attrezzi agricoli, intarsi.