Piantaggine maggiore | Plantago major L.
La piantaggine maggiore (Plantago major L., 1753) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Plantaginaceae.
Pianta erbacea perenne priva di fusto, le foglie di colore verde sono tutte basali riunite in rosette a filo terreno, sono portate da un picciolo alato alla base, sono di forma ovata, intere e arrotondate all’apice, con 9 nervature evidenti e parallele che si congiungono verso il picciolo e all’apice. L’infiorescenza è una spiga cilindrica e compatta portata da un peduncolo che può raggiungere i 24-40 cm, i fiori hanno brattee saldate alla base da ovali a oblunghe con margine scarioso e glabro, hanno 4 petali lanceolati di aspetto membranoso, 4 stami su filamenti bianchi e antere giallo chiaro sporgenti. E’ una pianta infestante ovvero una pianta spontanea considerata un’erbaccia che cresce un po’ ovunque dal mare alla montagna; presenta numerose varianti cromatiche: foglia verde, rossa, variegata e riccia. Si trova soprattutto nei prati, nei giardini, nei campi e lungo le strade. Il frutto è un pissidio contenente semi poliedrici con la faccia interna piana. Fiorisce da marzo a novembre, da 0 a 1800 m s.l.m., sui bordi stradali, luoghi incolti e suoli umidi, presente in tutta Italia.
Esistono altre due specie di Piantaggine ossia la Plantago lanceolata L. e la Plantago minor L., dotata di foglie ovali e piccole. Tutte 3 le specie sono considerate officinali e possiedono le stesse proprietà salutistiche. Si riconosce facilmente la Plantago major dalla Piantaggine Lanceolata (Plantago Lanceolata L.) perché dalla rosetta basale crescono sempre foglie ovali o ellittiche, ben distinte e grosse, e sempre aderenti al terreno, mentre la Lanceolata le foglie creano un vero e proprio cespo, crescono verticalmente verso l’alto e sono strette e lanceolate, mai aderenti al terreno se non per quelle oramai vecchie. Entrambe comunque hanno le classiche cinque nervature che corrono lungo il margine della foglia.
Il nome generico (Plantago) deriva dalla parola latina “planta” che significa “pianta del piede” e fa riferimento alle piatte foglie basali di questa pianta simili a “piante di un piede” ma anche perché le specie più comuni crescono in ambienti calpestati; il nome specifico (major) significa “maggiore, più grande, più importante” e si riferisce alle dimensioni delle foglie, che sono maggiori di quelle di molte altre specie congeneri; il nome della sottospecie deriva dal greco “pléion” (più, molti) e “spérma” (seme) e significa quindi “con molti semi”. Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo. Periodo di fioritura: maggio-settembre.
È conosciuta con numerosi nomi comuni: ansoglossa, centonervi, cinquenervi, coda di topo, erba bruna, erba di cento nervi, erba dei sette nervi, lanciola, lingua di cane, lingua di pecora, lingua d’oca, mestolaccio, orecchio d’asino, orecchio di lepre, orecchiella, pentinervi, petacciola pelosa, tirafilo
La droga vegetale che viene presa in considerazione è costituita dalle parte aeree o dalle sole foglie. E’ molto simile quindi alla Piantaggine Lanceolata, quindi anche gli impieghi sono similari.
La direttiva del Ministero della Salute del 2010 consente di inserire negli integratori alimentari le sostanze e gli estratti vegetali di questa pianta.
I costituenti principali sono allantonina, apigenina, aucubina, baicaleina, vitamina C, acido linoleico, acido oleanolico, acido silicico, sorbitolo e tannino. In particolare sono presenti iridoidi (aucubina) e composti fendici, flavonoidi, acidi fenoli, esteri, eterosidici fenilpropanolici (verbascoside, plantamajoside), mucillagine (6,5%), tannino (5%), acido silicico (1 %), sali minerali (zinco e potassio), tracce di olio essenziale.
Per la presenza di aucubina la pianta è efficace contro le punture degli insetti e per la cura delle ferite.
Ha proprietà astringenti, antiinfiammatorie, cicatrizzanti, batteriostatiche; diuretiche; espettoranti ed antiallergiche e delle altre specie della famiglia.
In erboristeria le foglie fresche, che contengono mucillatannino, minutamente tritate, poste a contatto con una ferita tramite bendaggio favoriscono una rapida guarigione della ferita stessa e bloccano le emorragie.
La piantaggine maggiore per uso esterno, sotto forma di decotto o di cataplasma, ha un’azione antinfiammatoria e antipruriginosa che è utile soprattutto per trattare infiammazioni della bocca, della gola e delle vie aeree come tracheiti, gengiviti, ecc. Grazie al contenuto di mucillagini e tannini, infatti, la piantaggine ha azione emolliente, sedativa e astringente e aiuta a dare sollievo in caso di tosse, mal di gola, bronchite. La presenza di aucubina – un glicoside iridoide – fa della piantaggine un rimedio utile anche in caso di allergia, in particolare per le reazioni allergiche che coinvolgono le vie respiratorie
I semi agiscono come regolatori intestinali e decongestionanti nelle infiammazioni intestinali e bronchiali.
La piantaggine è anche una tra le molte piante commestibili. Le foglie, raccolte prima della fioritura della pianta, possono ad esempio essere usate crude per preparare un’insalata di piantaggine o di erbe miste. Trova l’utilizzo in minestroni, nei ripieni di rustici o torte salate. Viene anche lessata insieme ad altre verdure commestibili e poi ripassata in padella.
Una classica zuppa è realizzata lessando le foglie di piantaggine maggiore e poi ripassate con cipolla e maggiorana. Questo condimento, lasciato brodoso, viene versato sulle fette di pane tostato ed infine condito con olio a crudo extravergine di oliva.
Anche un’insalata di menta e piantaggine ha una sua caratteristica: le foglie tenere di piantaggine vengono tagliate a striscioline sottili, ed aggiunte a foglie di menta romana, le arance a spicchi, olio e sale.
La pianta fornisce cibo per i bruchi di farfalla, conigli, cervi e galli cedroni, i semi sono apprezzati dagli uccelli.