Peyote | Lophophora williamsii (Lem. ex Salm-Dyck) J.M. Coult.
Lophophora williamsii (Lem.) J.M.Coult., 1894, è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Cactacee, comunemente nota come peyote; questo piccolo cactus contiene una sostanza chimica chiamata mescalina che produce effetti allucinogeni su chi ne fa uso; il fusto è globulare sferico e con protuberanze rotondeggianti dotate di aereola rivestita da peluria. Il suo colore è verde grigio e la forma è leggermente schiacciata al centro. La radice è molto grossa e il peyote può svilupparsi sino ad un’altezza di circa 5 cm per un massimo di 15 cm di diametro. La fioritura arriva tra la primavera e l’estate quando sboccia un fiore di colore bianco o rosa. Il fiore produce poi semi di colore nero che contengono principi attivi allucinogeni. La pianta impiega fino a 30 anni per fiorire. Solitamente il peyote esce dal terreno di solo 2 o 3 centimetri e questa parte aerea è chiamata “boton”. Proprio il “boton” è la parte di droga che viene tagliata e consumata per il suo contenuto di mescalina.
Cresce spontanea nelle regioni semi desertiche del Centro America come il Texas e il Messico. È endemico del Messico; si trova solo negli stati di Nayarit, Chihuahua, Durango, Coahuila, Tamaulipas, Nuevo León, San Luis Potosí e in alcune zone di Querétaro e Zacatecas.
Il nome scientifico del genere deriva dal greco: lophos, ossia cresta, e phoro, ossia portatore, per via dei peli presenti in ogni areola; la pianta è anche conosciuta con il nome di peyote (dal nahuatl: peyotl ovvero pane degli dei) o mescal.
Il peyote viene assunto fresco o essiccato preparando l’infuso e la quantità di mescalina varia a seconda della pianta e delle condizioni. Solitamente il boton viene mangiato fresco o essiccato preparando l’infuso, ma può essere usato anche per la preparazione di infusi spesso addolciti con miele dato il suo forte sapore amaro. Questa droga può essere estratta e prodotta in diverse forme: dai cristalli ai sali, dalla polvere allo stato liquido. Il suo colore è chiaro tra il bianco e il marrone.
Negli anni ’60 durante la cultura psichedelica il consumo del peyote ha avuto grande diffusione e molti filosofi, ricercatori, scrittori, artisti e psicologi hanno utilizzato tale sostanza per stimolare varie esperienze. L’infuso, simile alla preparazione di un thè, permette di avere effetti allucinogeni più stabili e di lunga durata mentre il primo tipo di assunzione (fresco) porta a picchi meno stabili ma più intensi. La mescalina agisce direttamente sul sistema nervoso centrale proprio verso i recettori della serotonina e della dopamina. In particolare, la mescalina provoca allucinazioni visive e sinestesia che vengono vissute con immagini da ascoltare e suoni da vedere. Gli effetti allucinogeni possono essere accompagnati da cambiamenti fisici come tachicardia, bradipnea e nausea, causati dagli alcaloidi derivati dalla fenetilamina: dopamina, noradrenalina, adrenalina e serotonina, che interagiscono con il sistema nervoso.
Gli effetti della droga sono pertanto allucinazioni visive e uditorie accompagnate da alterate capacità percettive. Possono verificarsi tremori delle membra e difficoltà nella coordinazione dei movimenti, torpore, brividi, sudore, dilatazione delle pupille, tensioni muscolari, vertigini e aumento della pressione sanguigna. Raramente può portare a febbre e invece più frequentemente può comparire senso di nausea e vomito causate dal sapore amaro del peyote. I ricercatori di questo settore indicano gli effetti allucinogeni del peyote in modo similare a quelli del LSD. La fame e la sete non sono più percepite dal soggetto come anche la fatica, il dolore e il senso di pericolo. A volte lo stato percettivo può volgere verso il negativo esprimendosi in panico, depressione, paranoie, percezioni dello spazio e del tempo alterate che provocano ancora più paure e ansia nel soggetto. La durata massima dell’effetto della droga è di 12 ore ma solitamente la media è tra le 6 e le 9 ore. Inizialmente c’è una fase in cui viene percepito il corpo, qui si manifestano nausea e sensazioni fisiche poco piacevoli. Successivamente arrivano le allucinazioni visive di colori e immagini geometriche in movimento fino a un’ultima fase in cui avvengono stati di meditazione profonda e sensazioni mistiche dove la percezione di se stessi si dissolve per unirsi a qualcosa di oltre noi. Chi utilizza il peyote per rituali religiosi o esperienze spirituali sin dall’antichità riporta esperienze di rivelazioni su se stesso e il mondo.
Il rituale: Peyote, l’uso de El Mescalito, considerato un dio vivente, ha una lunga storia tra gli indigeni del Messico settentrionale e del sud-ovest degli USA (gli archeologi sostengono che esista da almeno 5700 anni). Con il tempo venne demonizzato e costretto a vivere nella clandestinità, dai conquistatori spagnoli del 16° secolo. Oggi il Lophophora williamsii può essere coltivato in casa.
Il peyote si usa in un complesso di rituali, chiamato dagli occidentali peyotismo, che i nativi americani ritengono possa permettere di comunicare con gli dèi e con gli antenati, dare forza, fornire guida e guarire. La guarigione può essere sia psichica che fisica. Il rituale in genere inizia la sera e comprende la preghiera, l’ingestione del peyote, i “canti del peyote“, i rituali dell’acqua e la contemplazione; termina la mattina successiva con la colazione.
Controindicazioni: Il consumo del peyote non comporta dipendenza fisica e uno studio ha rivelato che non produce effetti deleteri sul corpo anche nella tradizionale assunzione dei nativi americani. Può comunque dare effetti collaterali a livello del fegato; infatti un uso continuativo di tale droga può mettere sotto sforzo l’organo. Inoltre, l’uso associato con altre sostanze quali LSD, DMT, psilocibila, canapa o anche farmaci è molto pericoloso, date le gravi conseguenze che possono provocare.