Papaya | Carica papaya
La papaya o papaia è il frutto di una pianta, Carica papaya L., appartenente alla famiglia delle Caricacee, originaria dell’America Centrale e Meridionale che conta circa 25 specie e circa 50 varietà coltivate. Amante del caldo umido cresce anche nelle regioni tropicali e subtropicali come in Brasile, Africa e India. Le varietà più conosciute sul mercato italiano sono: Solo, Hortus Gold, Cera, Kagdum, Semangka.
La pianta della papaya ha una forma simile alle palme (ma non è un albero!); si presenta come un piccolo arbusto con tronco poco ramificato che termina con un ciuffo grande di foglie e che può raggiungere un’altezza anche di 10 metri.
La papaya è il suo frutto, dalla forma e dalle dimensioni molto variabili, di colore giallo-arancio e dalla polpa dolce, morbida e succosa (esiste anche una varietà con polpa di colore bianca che è utilizzata per ottenere la papaya fermentata).
Nella papaya sono presenti antiossidanti come i carotenoidi e i flavonoidi che proteggono le cellule dai radicali liberi responsabili dell’invecchiamento cellulare e da alcune gravi patologie.
Tra i carotenoidi spicca il licopene (una papaya media ne contiene 2,5 mg – Fonte: Carotenoid Database for U.S. Food, 1998), potente antiossidante naturale la cui azione è quella di combattere l’invecchiamento cellulare e la proliferazione cellulare causa di molteplici malattie cronico-degenerative. Non sintetizzato dall’organismo, occorre procurarlo dagli alimenti che lo contengono e che sono rappresentati, come fonte privilegiata, per il 90% dal pomodoro e i suoi derivati, dal pompelmo rosa, dall’anguria, dall’uva, dall’albicocca e appunto dalla papaya.
Molto simile al melone, la papaya è un frutto molto dissetante grazie al suo elevato contenuto di acqua (circa 88%); inoltre ha ottime proprietà nutritive perché ricchissima di vitamine A, vitamina C (più del kiwi e delle carote!) e vitamina P, ha molte fibre, pochissimi grassi (0,3%) e un basso apporto calorico (100 grammi di papaia contengono 43 kcal).
Grazie al contenuto di vitamina C, vitamina A e di minerali come il potassio, lo zinco e il magnesio, la papaya aiuta a combattere la stanchezza e a rimineralizzare l’organismo donando energia e rivelandosi utile anche contro lo stress psico fisico, per questo è denominata anche “frutto della vitalità”.
Dai frutti immaturi si ricava la papaina, un enzima proteolitico che può essere usato per la cura di difficoltà digestive grazie alla sua capacità di degradare le proteine. Questo enzima, infatti, facilita la digestione delle proteine ingerite e la sua azione è particolarmente evidente dopo i pasti frettolosi e abbondanti. Nel frutto maturo la quantità di questo enzima risulta però più bassa. Questa funzione è particolarmente utile poiché dopo i 35 anni di età la produzione, da parte del pancreas, di enzimi con attività proteolitica diminuisce. Inoltre la papaina, grazie a un suo effetto alcalinizzante, ristabilisce nell’organismo l’equilibrio acido-base spesso compromesso e squilibrato verso l’iperacidità da diversi fattori, come un’alimentazione non corretta, povera di frutta fresca e verdura, lo stress, un consumo eccessivo di farmaci, l’inquinamento ambientale e un’insufficiente attività fisica. Una delle conseguenze dell’iperacidità è un aumento della formazione di radicali liberi che danneggiano le strutture cellulari. Pertanto, grazie alla presenza nella papaya di enzimi proteolitici, è particolarmente adatta per problemi digestivi causati da pasti ricchi di grassi e proteine, per problemi di gastrite e gastroduodenite. Utile in caso di stitichezza (grazie all’azione lassativa prodotta dall’ingestione della polpa e soprattutto dall’effetto trainante dei suoi numerosissimi semi piccoli, grigiastri e ricoperti di mucillaggine; da non ingerire se in gravidanza!) e anche alle proprietà rimineralizzanti e diuretiche (grazie al suo alto contenuto in acqua).
L’esperienza della cultura Giapponese relativa alla fermentazione degli alimenti ha portato inoltre alla produzione di papaya fermentata la cui trasformazione porta, da un lato, al profondo cambiamento del contenuto di proteine e carboidrati presenti nel frutto fresco e, dall’altro, alla capacità di generare un pool di nuove sostanze, betaglucani, con forti proprietà antiossidanti e immunomodulanti. Il frutto intero (polpa, buccia e semi) della papaya è fatto fermentare con l’aggiunta di un lievito (Saccaromyces Boulardii) e glucosio tramite un processo biotecnologico. I suoi componenti naturali svolgono un’efficace azione antiossidante. La papaya fermentata è quindi efficace per garantire il corretto apporto di energia quotidiana e di sostanze antiossidanti, e pertanto è capace di offrire un valido aiuto alle difese immunitarie dimostrando virtù immunomodulanti in quanto aiuta a ristabilire l’equilibro acido-base dell’organismo grazie all’effetto alcalinizzante dell’enzima papaina.
La papaya è anche detta
- “Frutto della vitalità“: appellativo usato per richiamare le proprietà toniche, energetiche e rivitalizzanti.
- “Frutto degli angeli“: la papaya è così chiamata dagli abitanti dei caraibi. Fu Cristoforo Colombo, approdando nel Nuovo Mondo, a sentire chiamare così questo frutto.
- “Albero d’oro dell’eterna giovinezza“: così è descritta la pianta di papaya dal navigatore portoghese Vasco De Gama.
- “Melone dei caraibi“: Marco Polo verificò le sue proprietà contro lo scorbuto.
La papaya è un frutto potenzialmente sicuro per la maggior parte delle persone, ma occorre sempre prestare attenzione e mostrare moderazione nel consumo per non incorrere in effetti collaterali. Le donne in gravidanza e allattamento dovrebbero evitare di consumare papaya eccessiva.