Oxfam Italia | I ricchi stanno diventando sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri
Anni di cattiva politica hanno prodotto nel mondo profonde quanto inaccettabili disuguaglianze. “BASTA DISUGUAGLIANZE” – titola Oxfam Italia – aggiungendo “I ricchi stanno diventando sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”.
La pandemia prima e, ora, la crisi dell’energia, l’aumento dei prezzi – con un tasso dell’inflazione mai così alto da oltre 35 anni – e i nuovi venti recessivi rischiano di esacerbare ulteriormente i divari di lungo corso che caratterizzano il nostro Paese.
Il World Economic Foum 2023 ha evidenziato come anche in Italia le disuguaglianze stiano aumentando, con il 5% più ricco (titolare del 41,7% della ricchezza nazionale netta) che detiene una ricchezza superiore a quella dell’80% più povero (il 31,4%); a fine 2021, i super ricchi con patrimoni superiori ai 5 milioni di dollari (lo 0,134% degli italiani) erano titolari, di un ammontare di ricchezza equivalente a quella posseduta dal 60% degli italiani più poveri.
Nonostante il calo del valore dei patrimoni finanziari dei miliardari italiani nel 2022, dopo il picco registrato nel 2021, il valore delle fortune dei super-ricchi italiani (14 in più rispetto alla fine del 2019) mostra ancora un incremento di quasi 13 miliardi di dollari (+8,8%), in termini reali, rispetto al periodo pre-pandemico.
In Italia quasi 2 milioni di famiglie sono in povertà assoluta
Seppur attenuata fortemente dai trasferimenti pubblici emergenziali, cresce nel 2020 – ultimo anno per cui le dinamiche distributive sono accertate – la disuguaglianza dei redditi netti, per cui l’Italia si colloca tra gli ultimi paesi nell’UE. La situazione è aggravata dal conflitto russo-ucraino e dalla crescita dell’inflazione.
La povertà assoluta, stabile nel 2021 dopo un balzo significativo nel 2020, interessa il 7,5% delle famiglie (1 milione 960 mila in termini assoluti) e il 9,4% di individui (5,6 milioni di persone). Un fenomeno allarmante che ha visto raddoppiare in 16 anni la quota di famiglie con un livello di spesa insufficiente a garantirsi uno standard di vita minimamente accettabile e che oggi vede quelle più povere maggiormente esposte all’aumento dei prezzi, in primis per beni alimentari ed energetici.
Le misure di sostegno alle famiglie devono proseguire ed essere indirizzate meglio verso le famiglie in condizioni di maggior bisogno. È inoltre indispensabile abbandonare il regime transitorio del Reddito di Cittadinanza per il 2023, riformando l’unica misura strutturale di contrasto alla povertà di cui disponiamo; come pure stimolare nuovi accordi tra le parti sociali volti a ridefinire celermente sistemi più efficaci di indicizzazione dei salari ai prezzi per fornire protezione adeguata ai gruppi sociali meno abbienti e alle forme di lavoro meno tutelate in settori a bassa retribuzione.
Nuovi accordi tra le parti sociali sono particolarmente necessari per i circa 6,3 milioni di dipendenti del settore privato (oltre la metà del totale dei dipendenti privati) in attesa del rinnovo dei contratti nazionali alla fine del mese di settembre 2022. Lavoratori che rischiano, con le regole di indicizzazione attuali, di vedere un adeguamento dei salari, calati in termini reali del 6,6% nei primi nove mesi del 2022, insufficiente a contrastare l’aumento dell’inflazione. Se il miglioramento del mercato del lavoro italiano nel 2022 dovrà essere valutato alla luce dei rischi di una nuova recessione, restano irrisolti i nodi strutturali della “crisi del lavoro” nel nostro Paese: la ridotta partecipazione al mercato del lavoro della componente giovanile e femminile, marcate e crescenti disuguaglianze retributive, il crescente ricorso a forme di lavoro non standard e conseguente diffusione del lavoro povero.
Al momento, le misure adottate dal Governo per ridurre le disuguaglianze sono del tutto insufficienti se non controproducenti (vedi ricorso a forme di lavoro atipico, aumento della flessibilità, mancata definizione di un salario minimo, eliminazione degli iniqui trattamenti fiscali differenziati tra i contribuenti, ecc.). Invece di puntare a un contrasto senza quartiere all’evasione fiscale, ci si prodiga in interventi condonistici che sviliscono la fedeltà fiscale e incentivano comportamenti opportunistici.