Pillole di Conoscenza

Oltre un terzo degli adulti è analfabeta funzionale in Italia, ultima tra i Paesi industrializzati

Pillole di conoscenza

Getting your Trinity Audio player ready...

E’ stato reso pubblico il nuovo rapporto Ocse-Piaac (Programme for the international assessment of adult competencies) sulle competenze degli adulti di età compresa tra i 16 e i 65 anni, che con tutti i suoi limiti metodologici dà tuttavia importanti indicazioni.

Le competenze misurate tramite l’Indagine sono individuate tra quelle che consentono alle persone di affrontare in modo adeguato la vita quotidiana e di partecipare pienamente all’economia e alla società. Si riferiscono alle capacità di lettura e comprensione di testi scritti (dominio cognitivo della literacy), alle capacità di comprensione e utilizzo di informazioni matematiche e numeriche (dominio cognitivo della numeracy) e alle capacità di raggiungere il proprio obiettivo in una situazione dinamica in cui la soluzione non è immediatamente disponibile (dominio cognitivo del adaptive problem solving).

I dati si riferiscono agli anni 2022-23. Nel Rapporto, gli Italiani risultano avere tra i punteggi più bassi in comprensione del testo, abilità matematiche e “problem solving”: un adulto su quattro è insufficiente in tutti e tre i campi. Chi ha una laurea non va poi molto meglio di chi ha il diploma. Il confronto con il Nord Europa è duro: i diplomati finlandesi hanno punteggi più alti dei laureati italiani. La situazione è drammatica nel Mezzogiorno, indietro in tutti i settori.

L’Italia va male, è lontana dai 260 punti che sono media Ocse, in classifica sta solo al quartultimo posto, seguita solo da Israele, Lituania, Polonia, Portogallo e Cile, a decine e decine di punti da Finlandia, Giappone, Olanda, Norvegia e Svezia, i paesi con le migliori prestazioni in tutti e tre i domini.

La situazione è peggiore al Sud dove la situazione è drammatica. I residenti nel Nord e nel Centro d’Italia – emerge dall’indagine – riescono spesso a raggiungere punteggi di competenza pari o vicini a quelli della media Ocse, al contrario di quanto accada nel Mezzogiorno che presenta valori sempre significativamente inferiori alla media. I migliori risultati arrivano dal Nord-Est, unica area in cui si raggiungano risultati sufficienti anche relativamente alla capacità di comprendere e usare i numeri.

“È evidente la stretta relazione tra competenze cognitive e sviluppo del Paese. I valori più bassi di competenze si concentrano nelle aree meno attrattive del Paese. Occorre investire per il recupero dei territori del Mezzogiorno”, dice Natale Forlani, presidente Inapp.

Comprensione del testo

Partendo dalla lettura, il risultato dell’Italia è che il 35% degli adulti – più di uno su tre – ha punteggio di 0 oppure 1 su cinque. Concretamente, chi è al livello zero “è in grado di comprendere, al massimo, frasi brevi e semplici”, mentre al livello uno “è in grado di comprendere testi brevi ed elenchi organizzati, quando le informazioni sono indicate chiaramente, e può individuare informazioni specifiche e identificare collegamenti rilevanti all’interno di un testo”.

La media Ocse per questi due punteggi è del 26% degli adulti. Fanno peggio dell’Italia Israele, Lituania, Polonia, Portogallo e Cile, mentre in cima ci sono Giappone, Svizzera e Finlandia (come in tutte e tre le categorie). Ad arrivare ai punteggi massimi, 4 o 5, in Italia è il 5% del totale, mentre in media è il 12%.

Bene gli stranieri, un italiano su quattro è insufficiente in tutto.

Positivo il riscontro sui residenti stranieri in Italia: gli immigrati di seconda generazione, ma anche i “nuovi” italiani che ottengono la cittadinanza, hanno punteggi del tutto simili a quelli degli altri. Gli immigrati di prima generazione hanno un distacco di 30 punti per quanto riguarda la comprensione del testo (che però è solo di 13 punti se si considerano gli italiani nella stessa situazione socioeconomica). In Germania, ad esempio, questa distanza è di ben 74 punti.

Nel complesso, ben il 26% degli adulti – più di uno su quattro – sono insufficienti in tutti e tre i campi. Anche in questo caso, a fare peggio sono solo Polonia, Portogallo e Cile. La media Ocse è del 19%, in Francia il dato è al 20%, in Germania al 15%. Un altro dato sottolineato dal rapporto è che in Italia un laureato non va poi molto meglio di un diplomato: nella prova di comprensione del testo in media ottiene solamente 19 punti in più, contro una media di 33 punti. A sua volta, il diplomato prende solo 35 punti in più rispetto a chi ha la terza media, mentre la media è di 43 punti in più.

Matematica e problem solving

Va anche peggio, relativamente, per la matematica. Anche qui il 35% ha risultati di 0 o 1, contro il 25% dei Paesi Ocse. Questi adulti sanno “fare calcoli di base con numeri interi o con il denaro, comprendere i decimali e identificare ed estrarre singole informazioni da tabelle o grafici, ma possono avere difficoltà con compiti che richiedono più passaggi”, mentre per il livello zero sono “in grado di sommare e sottrarre numeri piccoli”.

In questo campo, peggio dell’Italia ci sono solo Polonia, Portogallo e Cile. Ad avere i punteggi migliori è il 6% degli adulti italiani, contro il 14% della media internazionale.

Infine il cosiddetto “problem solving”, la capacità di approcciare e risolvere problemi che tengono insieme più elementi. In questo campo l’Italia è terzultima, meglio solo si Polonia e Cile. Quasi la metà degli adulti, il 46%, è insufficiente. La media Ocse è del 29%. Nelle prime due categorie gli adulti hanno “difficoltà con problemi che presentano più passaggi o che richiedono il monitoraggio di più variabili”. Solo l’1% ha i punteggi più alti, rispetto al 5% degli Stati presi in considerazione.

Che effetti ha avere un punteggio basso

In media, il punteggio ottenuto da un italiano con la laurea è più basso di quello di un finlandese che ha preso il diploma. Tra i problemi c’è il fatto che la formazione continua, cioè l’idea di continuare ad apprendere anche dopo il termine degli anni della scuola, di fatto per molti non esiste. Così aumenta il rischio di esclusione sociale di chi ha poche competenze nel leggere, calcolare o risolvere problemi.

In media, chi ha punteggi insufficienti fatica di più a trovare lavoro e ottiene una paga più bassa. Per di più, in Italia il 40% degli adulti (età dai 16 ai 65 anni) ha un lavoro che non c’entra con il suo percorso di studi, il 18% non è abbastanza qualificato per quello che fa e il 15% è troppo qualificato (la media Ocse è del 9% per il primo gruppo e del 23% per il secondo).

Ruolo fondamentale dell’investimento in istruzione

Il ruolo fondamentale dell’investimento in istruzione nell’accrescere le competenze viene confermato. Nel nostro Paese e in tutte le sue aree geografiche gli adulti di 25-65 con titoli di studio terziario ottengono punteggi di competenze, in ciascun dominio analizzato, superiori rispetto a chi ha un’istruzione secondaria superiore e, ancor di più, in relazione a quanti possiedono al massimo un’istruzione secondaria inferiore. Ciò nonostante, nel nostro Paese solo il 20% delle persone di 25-65 anni possiede un livello di istruzione pari o superiore alla laurea e ben circa il 38% ha un titolo di studio inferiore al diploma.

Gli uomini continuano ad avere migliori risultati delle donne in numeracy, mentre non vi sono differenze di genere in literacy e problem solving adattivo. Nel nostro Paese, tra l’altro, la differenza di genere in numeracy aumenta, sempre a sfavore delle donne, quando le analisi sono circoscritte alle sole persone con istruzione terziaria, ma si annulla se si considerano solo gli adulti con un titolo di studio terziario in percorsi STEM (vale a dire in discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche). La ridotta quota di donne con titoli STEM, che conferma le scelte selettive delle donne dettate da stereotipi culturali, pone ostacoli al raggiungimento della parità di genere nelle competenze di numeracy, ma anche alla crescita complessiva delle competenze del Paese.

Redazione amaperbene.it

AMAxBenE è l’acronimo di AliMentAzione per il BenEssere, il sito amaperbene.it è indipendente, senza un editore e senza conflitti di interesse, non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. Per saperne di più contatta la redazione: redazione@amaperbene.it

Articoli Correlati