Olio di krill
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Il krill (termine di origini norvegesi) è costituito da diverse specie animali invertebrati (prevalentemente crostacei), comprese nell’ordine Euphausiacea. Si tratta fondamentalmente di zooplancton, il quale associandosi al fitoplancton, ad altri microorganismi (alghe unicellulari, protozoi ecc), larve, ed organismi complessi come meduse o alghe pluricellulari, va a costituire il plancton.
Il plancton (quindi anche il krill) rappresenta una fonte alimentare necessaria per la sopravvivenza di numerose specie marine quali: cetacei, squali, balene, pesce azzurro e uccelli acquatici.
La catena alimentare marina parte dal fitoplancton (che si perpetua utilizzando i nutrienti disciolti nell’acqua, i gas e la luce solare), a sua volta mangiato dallo zooplancton di cui fa parte anche il krill.
Il krill rappresenta il secondo gradino della catena alimentare marina.
L’olio di krill è un olio ottenuto da detti invertebrati marini; è un alimento dietetico, utilizzato esclusivamente come integratore alimentare. Si tratta quindi di un prodotto oleoso (quindi lipidico) ricchissimo di acidi grassi essenziali omega tre (ω3); in particolare, a dispetto degli altri integratori od oli alimentari derivati dai vegetali (olio di lino, di soia, vinacciolo ecc.), l’olio di krill contiene soprattutto gli omega tre acido eicosapentaenoico (EPA – 20:5 n-3) e acido docosaesaenoico (DHA – 20:6 n-3), due molecole che, al contrario del precursore vegetale acido alfa-linolenico (ALA – 18:3 n-3), risultano altamente disponibili e biologicamente attive. Il rapporto tra omega-3 e omega-6 dell’olio di krill è pari a 15:1 contro il 3:1 di un olio di pesce comune.
Pertanto l’olio di krill garantisce la presenza di un notevole quantitativo di antiossidanti; tra questi è possibile distinguere buone quantità di retinolo (vitamina A), tocoferoli (vitamina E) ed anstaxanthina (un particolare carotenoide, precursore della vit A). Il potenziale antiossidante dell’olio di krill risulta più elevato rispetto a quello degli oli vegetali e anche di quelli estratti dal pesce (fegato di merluzzo e salmone).
L’olio di krill contiene anche ottime quantità di fosfatidilcolina, un fosfolipide legato alla colina e fortemente presente sulla superficie delle membrane cellulari; la fosfatidilcolina è il costituente principale della lecitina, una molecola ipocolesterolemizzante (contenuta anche nel tuorlo d’uovo, nella soia e nei legumi in genere ecc.) che nell’industria alimentare rappresenta un comune additivo emulsionante (E322).
Essendo gli acidi grassi omega-3 associati a proprietà benefiche in termini di riduzione del colesterolo, dell’infiammazione e della capacità delle piastrine di aggregarsi a formare pericolosi coaguli di sangue, l’assunzione olio di krill è proposta per combattere le malattie cardiovascolari, livelli eccessivi di trigliceridi o di colesterolo nel sangue, ictus, tumori, artrosi, depressione sindrome premestruale e mestruazioni dolorose. Pur tuttavia, non risultano claim approvati dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) specifici per i prodotti a base di olio di krill.
L’olio di krill potrebbe interferire con l’azione dei farmaci che rallentano la coagulazione del sangue (anticoagulanti e antiaggreganti); i loro effetti, sommandosi, potrebbero aumentare il rischio di lividi ed emorragie. Inoltre l’olio di krill potrebbe interferire con l’assunzione dell’orlistat (farmaco impiegato per contrastare sovrappeso e obesità). In caso di dubbi è bene chiedere consiglio al proprio medico.
Per il resto l’assunzione di integratori a base di questo ingrediente è considerata sicura, almeno nei casi in cui prosegue fino a un massimo di 3 mesi; tuttavia, le ricerche condotte fino ad oggi non permettono di escludere possibili effetti collaterali, che potrebbero essere simili a quelli scatenati da altre fonti di grassi polinsaturi, come l’olio di pesce (ad es., alito pesante, bruciori gastroesofagei, fastidi allo stomaco, nausea e feci molli). Bisogna inoltre ricordare che le persone allergiche ai crostacei potrebbero essere allergiche anche all’olio di krill. Infine, l’effetto anticoagulante dell’olio di krill potrebbe richiedere l’interruzione della sua assunzione in caso di interventi chirurgici programmati.
Il krill è presente in maniera quasi ubiquitaria nelle acque di tutto il globo; la sua densità raggiunge i massimi livelli con temperature basse, pertanto l’habitat ideale di questi piccoli crostacei è rappresentato dai mari del nord. I giapponesi pescano il krill nelle acque meridionali dell’isola, attraverso un metodo altamente specifico.
Il prelievo globale di krill (utilizzato per lo più a scopo alimentare animale nelle acquacolture, come esca per la pesca e per l’industria farmaceutica o degli integratori alimentari) ammonta a 150-200.000 tonnellate annue.
Solo in Giappone e nella Russia dell’est, il krill costituisce una risorsa alimentare per l’uomo sotto forma di “okiami”.