Nascere al Sud è una vera sventura!
Nascere al Sud è una vera sventura! Lo confermano i dati diffusi nel corso della XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia, dal titolo “Come stai?”, in occasione della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro (SCARICA LA PUBBLICAZIONE)
Il dossier denuncia il forte impatto che le disuguaglianze socio-economiche, educative e territoriali hanno su salute e benessere psico-fisico dei bambini in Italia. Esempio ne sono:
- per un bambino che nasce in Campania, l’aspettativa di vita media è di 80,6 anni, ma la speranza di vita in buona salute è di 59,5 anni, con un divario di oltre 7 anni rispetto alla provincia di Bolzano che ha quella più alta (67,2) – il divario sale ad oltre 12 anni (di differenza) per chi nasce in Calabria (54,4 anni). Tra le bambine la forbice è ancora più ampia, 15 anni in meno in Calabria rispetto al Trentino;
- In Campania il 45,5% dei minori 3-17enni non pratica mai sport, un dato quasi doppio della media nazionale del 24,7% e il più alto del Paese, all’altro estremo c’è il 6,9% della Provincia Autonoma di Bolzano. La Campania è anche una delle regioni con la percentuale più bassa di minori che praticano lo sport in maniera continuativa (28,6%). Con la pandemia, i bambini tra i 3 e 10 anni in sovrappeso o obesi sono passati in Italia dal 32,6% del biennio 2018-19 al 34,5% nel biennio 2020-21, mentre la fascia tra i 3 e i 17 anni ha fatto registrare un 27% (in Campania è il 37,6%, il dato più alto in Italia).
- più di un bambino su 3 è sovrappeso o obeso e in alcune province, come Napoli e Caserta, le mense scolastiche sono pressoché inesistenti (16%);
- soltanto il 3,1% dei bambini sotto i 3 anni, secondo dato più basso nel Paese, accede agli asili nido pubblici e convenzionati e appena il 22,9% delle scuole è privo di barriere per alunni con disabilità motoria. In Italia, dove quasi un milione e quattrocentomila bambini vivono in povertà assoluta – e la Campania registra la percentuale più alta di povertà relativa, 38,7% dei minorenni, ben al di sopra della media nazionale del 22% – la pandemia ha amplificato le disuguaglianze.
Sempre riportando i dati di Save the children, prima della pandemia il tasso di mortalità infantile (entro il primo anno di vita) era di 1,45 decessi ogni 1000 nati vivi in Toscana, ma era più che doppio in Sicilia (3,34) e triplo in Calabria (4,42), con ben il 38% dei casi di decesso relativi a bambini con mamme di origine straniera. Un bambino del Mezzogiorno che si ammalava nel 2019 aveva una probabilità di dover migrare in altre regioni per curarsi del 70% in più rispetto a un bambino del Centro o del Nord Italia. Non è solo il sistema sanitario ad influenzare la salute dei bambini, sulla quale gravano tutti i determinanti sociali legati al contesto territoriale in cui si cresce, alle condizioni economiche, al livello di istruzione, all’ambiente, alle reti sociali e dei servizi.
Secondo l’Atlante, gli adolescenti vivono la fase di transizione più delicata della vita, che la pandemia ha messo ancor più a dura prova. Secondo un recente studio svolto tra 30mila studenti delle scuole superiori e dell’Università, più di 1 su 4 nei primi mesi del 2022 ha avuto esperienze di disturbi alimentari (28%), il 15,5% atti di autolesionismo, il 10% ha fatto uso di droghe, il 12% di alcol in quantità eccessive.
In tutto il Paese poi, i ricoveri in ospedale per cause legate ai disturbi del comportamento alimentare sono triplicati tra il 2019 ed il 2021, e nel 2022 l’età di esordio di queste patologie è scesa a 11-13 anni: sono quasi tutte ragazze (il 90%) le ospiti di strutture pubbliche e private specializzate per la cura dei disturbi dell’alimentazione (fino ad ora ne sono state censite 123 dall’ISS, di cui 61 a Nord, 23 al Centro e 39 nel Mezzogiorno); le diagnosi più frequenti sono l’anoressia nervosa (36,2%), la bulimia nervosa (17,9%) e il disturbo di binge eating (12,4%). Anche l‘isolamento volontario riguarda un numero significativo di adolescenti.
«’A Salute è ‘a primma cosa…, ‘… sì, a primma cosa che se ne va».
Massimo Troisi