Mora | Rubus ulmifolius
La mora (o anche mora di rovo) è il nome comune dato al frutto di diverse varietà del genere Rubus (rovo) e incluso nella categoria commerciale dei frutti di bosco oggi piccoli frutti (dal punto di vista botanico è una polidrupa); sono caratteristici per le grosse spine, acuminate e con la punta rivolta indietro come un amo da pesca: hanno sempre rappresentato una fastidiosa pianta infestante, nemica dei coltivatori. Con l’avvento delle varietà senza spine e con la scoperta della notevole quantità di antociani contenuti nei frutti, assieme al gradevole ed intenso aroma dei frutti maturi, sono state di molto rivalutate negli ultimi anni e lo saranno sempre più in futuro.
Non sono assolutamente da confondere con i lamponi – (le cui piante appartengono allo stesso genere Rubus ma ad una diversa specie) perché, quando si raccoglie una mora, il ricettacolo rimane attaccato al frutto, mentre nel lampone il ricettacolo rimane sulla pianta, lasciando una cavità nel frutto – o con le more di gelso, di colore violaceo o anche bianco, che maturano sulle piante di gelso, un albero in tutti i sensi, coltivato estesamente in Italia in passato per la raccolta delle tenere foglie, necessarie all’allevamento del baco da seta.
Pertanto la mora altro non è che una bacca dei rovi e dei gelsi, piante molto diffuse in tutta Europa e in Italia, che crescono spontanee nelle campagne, nei boschi e ai bordi delle strade. A differenza delle more di rovo, però, le more di gelso sono coltivate essenzialmente come nutrimento per il baco da seta.
Le more sono piante perenni, tipicamente con produzione biennale ed un sistema radicale perenne. Nel suo primo anno di vita, si crea il primocane, un fusto principale che cresce vigorosamente sino alla lunghezza di 3-6 metri (in alcuni casi sopra i 9 metri) con un tralcio composto da foglie palmate con cinque o sette foglioline; questo non produce fiori. Nel secondo anno, il primocane diventa un floricane e non cresce più in lunghezza ma crea dei cacchi laterali fiorenti. Tra il primo ed il secondo anno iniziano inoltre a svilupparsi le prime spine, anche se la maggior parte delle specie coltivate di more attualmente si presenta senza spine, frutto di una selezione operata dall’uomo. L’Università dell’Arkansas ha sviluppato una tipologia di primocane che cresce, fiorisce e fruttifica già il primo anno.
I tralci, quando toccano il terreno, tendono spesso a radicare a loro volta, diffondendosi così vigorosamente e crescendo facilmente anche in boschi, macchie, colline, siepi e anche in terreni particolarmente poveri, colonizzando da subito aree non coltivate e fossi.
I fiori sono prodotti dalla tarda primavera all’inizio dell’estate su brevi racemi. Ogni fiore è largo dai 2 ai 3 cm di diametro con cinque petali bianchi o rosa chiari.
Il nome scientifico della mora di rovo è Rubus ulmifolius, pianta appartenente alla famiglia delle rosaceae che cresce spontanea nei boschi, nei sentieri collinari e ai bordi delle strade di campagna. In realtà annovera molte altre piante da frutto come il melo, il pero, il mandorlo, il pesco e l’albicocco.
La mora fa parte dei cosiddetti “piccoli frutti” che identificano tutti quegli arbusti perenni a sviluppo lento e dai frutti morbidi e succosi. La mora si presenta infatti come un frutto morbido e succoso dal colore nero-rossastro, tendenzialmente lucido, e dal sapore dolce e acidulo che raggiunge la sua piena maturazione nei mesi estivi fino alla fine di settembre.
Fra tutti i tipi di frutti di bosco sono i più rustici e facili da coltivare, ma nonostante sia molto facile raccoglierle tra inizio luglio e fine settembre, sono frutti selvatici poco presenti sulle tavole e ingiustamente sottovalutati.
Viste le loro fioriture appariscenti e generose, alcune varietà di rovi sono coltivate come piante ornamentali per decorare balconi e giardini.
Oltre ad essere molto utilizzate in cucina per la preparazione di marmellate, succhi e composte, le more sono sfruttate per le proprietà benefiche e l’alto valore nutrizionale.
In realtà, sono ricche di principi attivi benefici fra cui:
- zuccheri: eguali quantità di destrosio e fruttosio e xilitolo
- sali minerali: presenti in buona quantità calcio, sodio, fosforo, magnesio, ferro, potassio, manganese, selenio, rame e zinco, queste sostanze oligominerali fanno della mora un frutto consigliato per garantire la motilità intestinale e il buon funzionamento delle vie urinarie.
- vitamine: ricco di vitamina C, A e K, importanti per la salute della pelle, delle ossa e per il funzionamento del sistema immunitario; presenti anche le vitamine B1, B2, B3, B5, B6.
- acido folico, indispensabile per le donne in gravidanza, soprattutto nei primi mesi di gestazione, quando una carenza di acido folico può compromettere il regolare sviluppo del feto.
- flavonoidi, antocianine, tannini: luteina, zeaxantina e beta-carotene, utili nel prevenire molte forme tumorali. Queste sostanze sono particolarmente concentrate nelle more selvatiche e rappresentano i pigmenti che conferiscono la tipica colorazione blu-rossastra al frutto: contrastano l’azione dei radicali liberi
- acidi organici: in particolare acido citrico, malico e tartarico
- fibre: alta percentuale di pectine, che aiutano a ridurre i livelli di colesterolo e aiutano la digestione. La mora è un alimento ricco di fibre solubili e insolubili che garantiscono il buon funzionamento dell’intestino e dell’apparato digestivo in generale. Consumare more con regolarità significa prevenire la stitichezza e favorire la regolarità intestinale.
Il consumo abituale di more e dei suoi estratti ha effetti diuretici, depurativi e rinfrescanti. L’azione depurativa, in particolare, agisce in modo benefico su cuore e arterie e favorisce un’azione di contrasto verso le patologie cardiovascolari.
Già nell’antichità, le foglie di mora erano utilizzate per preparare tisane e decotti utili per contrastare le ulcere gastriche e per lenire i disturbi gastrointestinali. Non a caso, il tè ottenuto dall’estratto di radice di mora è un antidoto naturale contro i disturbi intestinali e un potente alleato per contrastare la diarrea.
Tutte le parti del rovo, oltre ai suoi frutti, possono essere utilizzare per preparazioni erboristiche e fitoterapiche. Dalla radice, ad esempio, si estrae un buon concentrato di tannini dall’azione astringente e lenitiva.
Germogli, foglie e gemme sono utilizzate per realizzare decotti utili per la cura delle infiammazioni del cavo orale e delle gengive (gargarismi). Il succo del frutto della mora, invece, è utilizzato in campo cosmetico per la preparazione di impacchi e maschere dall’effetto rinfrescante e idratante.
Visto il modesto apporto calorico (43 calorie per 100 grammi), la mora rappresenta uno spuntino energetico a basso indice glicemico che può essere consumato in tutta libertà sia da chi soffre di diabete che da chi segue diete e regimi alimentari ipocalorici.
La mora è un frutto che non presenta particolari controindicazioni o effetti collaterali, ma è bene ricordare a chi soffre spesso di diarrea e diverticolite che il consumo deve essere limitato per via dell’alto contenuto di fibre.