Momordica Charantia
La Momordica Charantia è una pianta rampicante tropicale e sub-tropicale della famiglia Cucurbitaceae, particolarmente diffusa in Asia ed Africa per i suoi frutti e le foglie, che sono commestibili. Viene chiamata in differenti modi a seconda della località in cui può trovare: goya (dal linguaggio indigeno di Okinawa) e karavella (dal Sanscrito) sono i più diffusi nella lingua inglese comune. In italiano è anche nota come zucca amara o melone amaro (bitter melon). assomiglia a un cetriolo dalla buccia zigrinata dalle piccole dimensioni e dal sapore estremamente amaro ed è apprezzato tantissimo anche dalla medicina Ayurvedica. Il colore dei suoi frutti è inizialmente verde e poi diventa giallo/arancio.
Il nome Momòrdica deriva da momordi, passato del verbo mordeo, mordēre, “mordere”, per i semi a margine eroso come se fossero stati morsicati. Potrebbe anche riferirsi all’aspetto del frutto, che sembra essere stato masticato. L’epiteto specifico Charantia deriva dall’antico nome italiano caranza, in quanto è facile disporre questa pianta rampicante a pergolato; il termine è derivato dal greco χάραξ, chárax, “palo di sostegno”, “canna”.
È una pianta erbacea, annuale, che può crescere fino ad una altezza di 5 metri. il frutto, le foglie ed i semi sono molto nutrienti e contengono fosforo, ferro, calcio, vitamine A, B e C, beta carotene e potassio. È molto usata nella medicina Ayurvedica ed alcuni studi sostengono che, grazie ad una sostanza che contiene chiamata polipeptide-P, abbia effetti simili a quelli dell’insulina, regolando quindi i livelli di zucchero nel sangue nei diabetici.
Viene raccolta prima che giunga a completa maturazione, poiché in tal modo si riduce il suo gusto molto amaro, tipico del frutto pienamente maturo. Tra la zucca e la zucchina, si consuma cotta in molte varianti.
Il frutto, le foglie ed i semi sono molto nutrienti e contengono fosforo, ferro, calcio, vitamine A, B e C, beta carotene e potassio. La Momordica charantia è usata da secoli nelle pratiche mediche indiane, cinesi e africane come purgante, nella cura delle epatiti, come stimolante dell’appetito e nel trattamento delle infezioni gastrointestinali. Già in passato è stato notato che dal frutto essiccato si otteneva un estratto dotato di una marcata attività ipoglicemizzante e che, somministrato a soggetti diabetici o con alterazioni del controllo glicemico, dava promettenti risultati in clinica medica. Questo effetto può essere attribuibile a due principi attivi contenuti nella pianta: la charantina, che rappresenta la frazione cristallina dell’estratto alcolico del frutto, e un polipeptide ottenuto dal frutto e dai semi, chiamato polipeptide P, che ha caratteristiche simili all’insulina. Il trattamento prolungato si è dimostrato efficace e sicuro e ha permesso di ottenere anche ottimi risultati sul controllo delle complicanze diabetiche, anche grazie alle sue capacità di riattivare il metabolismo, stimolando il corpo a elaborare meglio i cibi e a utilizzare in modo adeguato i carboidrati, neutralizzando così gli squilibri dell’insulina. Molti studi hanno anche mostrato che la momordica favorisce la stabilizzazione e il miglioramento dei sintomi nei soggetti affetti da malattie autoimmuni o cancro.
Gli effetti indesiderati più comuni attribuiti a chi assume la momordica sono problemi legati alla digestione, dolori addominali, gonfiori, diarrea, ma questo accade solo quando si ha un sovra dosaggio del farmaco. Si raccomanda comunque di non associare la momordica ad altri composti e farmaci ipoglicemizzanti. In caso di assunzione eccessiva possono comparire nausea, dolori addominali e diarrea. Non va inoltre usata per trattare diabete e sbalzi glicemici in gravidanza.