Marrubio | Marrubium vulgare L.
Il Marrubio, noto anche con i nomi di Marrobio o Trifoglione, è una piccola pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Lamiaceae; è alta fino ad 1 metro; ha foglie ovali e dal colore biancastro, dotate di un aspetto lanoso e margine dentato; i fiori, molto piccoli e di colore bianco, si trovano all’ascella delle foglie superiori.
Il Marrubio è originario della macchia mediterranea, specialmente di quei paesi europei che si affacciano al Mediterraneo. Oggi, il Marrobio è diffuso anche in Africa, Asia minore ed America del Nord. In Italia è una pianta piuttosto comune dal mare alle zone subalpine, dove si può trovare nei terreni incolti, sulle macerie o ai bordi delle strade e su terreni incolti ed aridi. Questa specie ha un certo interesse nel giardinaggio per il suo valore ornamentale.
Etimologia: il nome Marrubium deriva dall’ebraico mar=amaro e rab=succo, in riferimento al gusto della pianta. Volgare = comune. Era una delle 5 piante amare che gli ebrei assumevano in preparazione alla Pasqua.
L’utilizzo del marrubio a scopi medicamentosi ha origini antichissime. Già gli Egizi, infatti, ne esaltavano le virtù terapeutiche e utilizzavano la pianta come efficace rimedio per le patologie dell’apparato respiratorio. Alla pianta vengono infatti ascritte proprietà espettoranti, sedative della tosse e antispasmodiche a livello bronchiale. La pianta contiene però anche sostanze amaro-toniche, stomachiche e coleretiche, attribuitegli da sostanze come la marrubina, dai flavonoidi e dall’olio essenziale contenuti al suo interno. Questa pianticella ha inoltre buone proprietà febbrifughe, specialmente utili nelle febbri di origine intestinale.
Per uso esterno, invece, al marrubio si attribuiscono proprietà astringenti, cicatrizzanti, detergenti e antisettiche.
Ad ogni modo, l’uso del marrubio ha ottenuto l’approvazione ufficiale solo per il trattamento dell’inappetenza, dei disturbi digestivi e dei sintomi ad essi associati.
Le parti della pianta utilizzate in fitoterapia sono: le foglie (parti erbacee) e le sommità fiorite.
I principi attivi contenuti sia nelle foglie che nelle sommità fiorite sono: tannini, sostanze amare diterpeniche, olio essenziale, mucillagini, pectine, beta-sitosterolo, flavonoidi, antociani e sali minerali (calcio, potassio e ferro).
Nella medicina popolare, il marrubio viene utilizzato internamente per il trattamento di diverse affezioni del tratto respiratorio, come bronchiti (sia acute che croniche), pertosse, asma, infezioni delle vie aeree, affezioni catarrali del tratto respiratorio e per il trattamento di disturbi quali tubercolosi, diarrea, itterizia e mestruazioni dolorose. Inoltre, ad alte dosi la pianta viene utilizzata come rimedio lassativo.
Il marrubio trova impieghi anche in ambito omeopatico, dove lo si può trovare sotto forma di granuli, gocce orali e tintura madre. La medicina omeopatica sfrutta questa pianta in caso di bronchiti e affezioni catarrali delle vie aeree.
Le foglie possono essere usate in cucina come condimento. Il gusto è amaro e piccante e a volte sono usate per aromatizzare la birra. Mentre un olio essenziale ricavato dalla pianta viene usato nei liquori alle erbe.
Il marrubio è controindicato in caso di patologie a carico dell’apparato digerente, come pazienti affetti da gastrite e/o ulcera peptica, e nell’ipersensibilità ai suoi principi attivi. Non va utilizzato nelle donne in gravidanza e durante l’allattamento. Il succo della pianta fresca può causare dermatiti da contatto.