Mano di Buddha – Citrus medica var. sarcodactylus
Getting your Trinity Audio player ready...
|
Si tratta di un frutto strano, esotico, un agrume per la precisione, che fa parte della grande famiglia del cedro; in effetti, il Citrus medica var. sarcodactylus è una varietà di Citrus medica. Prende anche il nome comune di mano di Budda per la tipica forma del frutto che origina nella fase precoce di partizione dei suoi spicchi, laddove ogni spicchio non tende a svilupparsi omogeneamente insieme agli altri, bensì come unità a sé stante. Ne consegue una forma non sferica del frutto, ma frastagliata e divisa in varie escrescenze, che richiama lontanamente quella di una mano umana.
L’anomalia è stata spesso geneticamente favorita per aumentare la porzione di frutto composta da sola buccia, cioè l’unica parte del frutto industrialmente utilizzabile, tuttavia con esiti deludenti.
Caratteristiche
La “mano di Budda” (Buddha’s hand o fingered citron) è una varietà di cedro profumato il cui frutto è segmentato in diverse sezioni. Questa particolare varietà di cedro è dovuta ad una mutazione genetica.
La pianta cresce soprattutto nelle vallate di Cina, Giappone e India del Nord. In tempi recenti hanno iniziato a coltivarla con un certo seguito anche negli Stati Uniti e in Israele. In Oriente ha una lunghissima tradizione come pianta ornamentale e viene considerato un vero portafortuna.
Il cedro cresce su un piccolo albero con lunghi rami irregolari coperti di spine. Le sue grandi e verdi foglie oblunghe sono pallide e crescono fino a circa 10/15 centimetri. I suoi fiori sono di colore bianco violaceo dall’esterno e crescono in grappoli profumati e molto eleganti.
Il frutto ha una buccia spessa e rugosa o bitorzoluta e contiene solo un’eventuale piccola quantità di polpa acida, ed è spesso senza semi. È molto profumato e viene utilizzato prevalentemente dai cinesi e giapponesi a mo’ di centrotavola, per profumare le camere oppure e gli oggetti personali come l’abbigliamento e la biancheria nei cassetti.
Tra i giapponesi, invece, c’è la consuetudine di regalare una mano di Buddha ad amici e parenti il giorno di Capodanno, come simbolo di prosperità e ricchezza.
In India è facile trovarla nei templi, ai piedi delle statue del Buddha, come offerta votiva da parte dei fedeli: l’usanza è quella di posizionare due frutti uno vicino all’altro, come se fossero due mani giunte in preghiera.
Il frutto è profumatissimo. Il sentore agrumato, fresco e intenso, ricorda quello del cedro: rispetto a quest’ultimo è praticamente privo di semi, ma in compenso ha tanta scorza, anzi si può dire che è composto praticamente solo di buccia, con pochissima polpa e zero succo all’interno. La buona notizia è che la buccia è squisita, da gustare soprattutto candita perché al naturale risulta piuttosto coriacea.
Anche il sapore, ormai l’avrete intuito, è abbastanza simile a quello del cedro, ma meno acidulo. La polpa interna, di colore bianco, è ancora più dolce e delicata. Va da sé che la mano di Buddha non può essere sbucciata come si farebbe con un’arancia o un pompelmo: va tagliata a fette oppure grattugiata.
Nella cucina occidentale, è spesso utilizzato per la sua bellezza come ornamento per diversi piatti. Il midollo interno bianco non è amaro, come solito negli agrumi, ma dolciastro e leggermente zuccherato, così le dita possono essere tagliate longitudinalmente e poi a fette, e utilizzate nelle insalate o sparsi su cibi cotti come il pesce, o anche sul gelato, specialmente su quelli al limone o alla vaniglia.
Con la sua scorza si possono aromatizzare sia pietanze a base di carne che di pesce, ma anche insalate, primi piatti e verdure. Consideratela alla stregua di un limone, ma non esagerate con le dosi perché il suo aroma è davvero molto intenso. La sua buccia, ricchissima di olio essenziale, viene anche usata per la preparazione di liquori e digestivi.