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Mangiare più del necessario porta a un invecchiamento precoce

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Uno studio del 2014 di Stephen D. Ginsberg ha mostrato come la restrizione calorica è praticamente in grado di arrestare l’espressione genica coinvolta nel fenotipo dell’invecchiamento. La controprova viene da uno studio condotto dal gruppo di lavoro guidato da Ana Ortega-Molina, del Metabolism in Cancer and Ageing Laboratory del Severo Ochoa Molecular Biology Centre di Madrid (Spagna).

La ricerca, pubblicata su Nature Aging, riporta come negli animali, quando le cellule ricevono segnali di eccessivo nutrimento, aumentano i processi infiammatori e l’invecchiamento avanza velocemente. Quindi mangiare più del necessario porterebbe a un invecchiamento precoce?

La ricerca suggerisce che assumere Nutrienti fuori misura scatenano processi infiammatori che invecchiano l’organismo a velocità accelerata.  In effetti, quando le cellule sono “convinte” di avere a disposizione nutrienti in eccesso, si innesca un processo di malfunzionamento e infiammazione che può danneggiare gli organi e causare una forma di invecchiamento precoce. Succede nei topi, nei quali questa cascata di eventi, generata ad hoc per uno studio sull’invecchiamento, ha accorciato la durata della vita del 20%.

La ricerca potrebbe spiegare anche perché alcune malattie legate all’invecchiamento colpiscano più spesso o in modo più grave le persone con un elevato indice di massa corporea (il rapporto fra il nostro peso espresso in chilogrammi e il quadrato dell’altezza espressa in metri), un indicatore che denota infiammazione e obesità.

Lo studio si è focalizzato sull’attività dell’enzima mTOR, una via di segnalazione incaricata di rilevare nutrienti ed energia all’interno delle cellule. Gli scienziati hanno ideato un sistema per ingannare la mTOR nei topi e far credere all’enzima che ci fossero più nutrienti a disposizione per le cellule di quanti ce ne fossero in realtà. La mTOR regola in vari modi il metabolismo cellulare e sembra aver un ruolo anche nei processi di invecchiamento: la ricerca voleva appunto forzare questi processi per capire meglio il ruolo dell’enzima.

Il team ha avviato dunque una catena di segnali chimici intracellulari che hanno attivato la mTOR come se i topi stessero mangiando più del dovuto, anche se la loro dieta non era cambiata. Quando gli animali con queste alterazioni hanno raggiunto la maturità, le loro cellule hanno iniziato a funzionare peggio, e i topi hanno cominciato a manifestare i sintomi tipici dell’invecchiamento: pelle più sottile oltre a danni a pancreas, fegato, reni e altri organi. Il sistema immunitario ha provato a contrastare questo processo, che però era ormai troppo esteso, finendo soltanto per creare fenomeni infiammatori che hanno accentuato i danni. La vita dei topi in cui la mTOR stava lavorando a ritmi accelerati si è accorciata del 20%, l’equivalente di 16 anni di vita umana.

Quando i ricercatori hanno provato a bloccare questo circolo vizioso fermando la risposta immunitaria che causava infiammazione, i danni agli organi sono migliorati e gli animali hanno guadagnato l’equivalente di qualche anno di vita umana. La buona notizia, e sempre posto che quanto osservato valga anche per l’uomo, è che prendere di mira l’infiammazione cronica con terapie farmacologiche potrebbe essere terapeuticamente utile per controllare il peggioramento della salute legato all’età che avanza.

Ma lo studio potrebbe anche spiegare perché alcune diete basate sulla restrizione calorica sembrino promuovere una forma sana di invecchiamento e siano collegate a una maggiore longevità.

Fonte: Ortega-Molina, A., Lebrero-Fernández, C., Sanz, A. et al. A mild increase in nutrient signaling to mTORC1 in mice leads to parenchymal damage, myeloid inflammation and shortened lifespan. Nat Aging (2024). https://doi.org/10.1038/s43587-024-00635-x

Redazione amaperbene.it

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