Lo sviluppo sostenibile per contrastare il collasso dell’ecosistema terrestre
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Il concetto di sviluppo sostenibile è stato introdotto nel 1987 e si trova nel cosiddetto Rapporto Brundtland dal titolo “Our Common Future”, maturato sulla base della constatazione risalente agli anni Settanta che il tradizionale modello di sviluppo avrebbe causato nel lungo termine il collasso dell’ecosistema terrestre. Nel rapporto veniva definito con chiarezza l’obiettivo: “lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri“.
Le dimensioni dello sviluppo sostenibile integrano
- la sostenibilità economica: riguarda la capacità di un sistema economico di produrre reddito e lavoro in maniera duratura; il progresso verso la sostenibilità sociale e ambientale si realizza attraverso le risorse economiche disponibili.
Paradigma: la crescita (la stagnazione e il sottosviluppo non sono considerati compatibili con la sopravvivenza dei sistemi economici e con il benessere degli uomini).
- la sostenibilità ambientale: interessa la tutela dell’ecosistema e il rinnovamento delle risorse naturali;
- ridurre l’estrazione di sostanze naturali dalla crosta terrestre (metalli, combustibili fossili, ecc.);
- ridurre la produzione di sostanze e composti chimici (plastica, diossine, ecc.);
- ridurre il degrado fisico della natura e dei processi naturali (gli habitat marini, boschivi, ecc.);
- ridurre gli ostacoli che impediscono alle persone di soddisfare i bisogni umani fondamentali (condizioni di lavoro, di salute, ecc.).
Paradigma principale: la stabilità (la garanzia della conservazione della sopravvivenza degli ecosistemi)
- la sostenibilità sociale: è la capacità di garantire che le condizioni di benessere umano siano equamente distribuite.
Paradigma: l’uguaglianza (combattere contro le iniquità e i conflitti causati dai privilegi e dai differenziali tra sessi, età, gruppi, razze e paesi).
L’affermazione della visione integrata delle tre dimensioni dello sviluppo, abbracciata anche dalla responsabilità istituzionale, arriva nel 2015, anno in cui si conclude il lungo processo negoziale sullo sviluppo sostenibile dell’Onu, che ha portato alla nascita dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, impegno comune dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite di portare il mondo sul sentiero della sostenibilità. Certamente non si riuscirà a risolvere tutti i problemi ma è un buon viatico per costruire un mondo diverso e dare a tutti la possibilità di vivere in un mondo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, economico.
L’Agenda 2030 è costituita da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – inquadrati all’interno di un programma d’azione più vasto costituito da 169 target o sotto-obiettivi; questi tengono conto in maniera equilibrata delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile – economica, sociale ed ecologica – e mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l‘ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici, a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani. Gli Obiettivi dovranno essere realizzati entro il 2030 a livello globale da tutti i Paesi membri dell’ONU; ciò significa che ogni Paese del pianeta è chiamato a fornire il proprio contributo per affrontare in comune queste grandi sfide, rappresentate da:
- Eliminare la povertà – Sradicare la povertà in tutte le sue forme e ovunque nel mondo
- Sconfiggere la fame – Raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare l’alimentazione e promuovere l’agricoltura sostenibile
- Salute e benessere – Assicurare una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età
- Istruzione di qualità – Garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti
- Parità di genere – Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze
- Acqua pulita e servizi igienico-sanitari – Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e servizi igienici per tutti
- Energia pulita e accessibile – Garantire l’accesso all’energia a prezzo accessibile, affidabile, sostenibile e moderna per tutti
- Lavoro dignitoso e crescita economica – Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena occupazione e il lavoro dignitoso per tutti
- Imprese, innovazione e infrastrutture – Costruire un’infrastruttura resiliente, promuovere l’innovazione l’industrializzazione inclusiva, equa, responsabile e sostenibile, sostenere l’innovazione
- Ridurre le disuguaglianze all’interno dei e fra i Paesi
- Città e comunità sostenibili – Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
- Consumo e produzione responsabili – Garantire modelli sostenibili di consumo e produzione
- Lotta contro il cambiamento climatico – Promuovere e adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le loro conseguenze
- Vita sott’acqua – Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine
- Vita sulla Terra – Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita di biodiversità
- Pace, giustizia e istituzioni solide – Promuovere società pacifiche e inclusive orientate allo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli
- Partnership per gli obiettivi – Rafforzare i mezzi e le modalità di attuazione e rilanciare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile
In definitiva, la sostenibilità implica un benessere (ambientale, sociale, economico) costante e preferibilmente crescente e la prospettiva di lasciare alle generazioni future una qualità di vita non inferiore a quella attuale; presuppone un nuovo senso di responsabilità; rappresenta un’importante transizione verso un nuovo ecosistema, un Mondo nuovo che deve trovare protagonista, e massimamente responsabile, l’uomo.
Va pertanto abbandonato il modello di produzione e di consumo tradizionale fondato sul principio dell’Economia Lineare (take-make-dispose), che ha avuto successo nel secolo scorso grazie ad un’elevata accessibilità a grandi quantità di risorse ed energia. La società si è infatti accorta di vivere in un mondo in cui le risorse non sono infinite: il Covid-19 ha mostrato quanto possano essere pesanti le ripercussioni economiche legate ad interruzioni di fornitura (come, ad esempio, la recente crisi dei microchip). In un mondo in cui le risorse non sono infinite, è necessario fare sempre più i conti con queste problematiche di approvvigionamento.
Una valida alternativa può essere rappresentata dall’Economia Circolare, nuovo paradigma economico che disaccoppia la crescita economica dal consumo di risorse, ripensando i modelli di produzione e di consumo per ridurre gli sprechi e riutilizzare i materiali all’interno di cicli produttivi infiniti. In un’Economia Circolare, il modello di produzione di tipo “take-make-dispose” viene sostituito con la Riduzione, il Riuso, la Rigenerazione ed il Riciclaggio, attraverso modifiche che intercorrono lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti, dalla fase di progettazione fino al recupero a fine vita.
Rigenerare prodotti e componenti è una delle strategie chiave dell’Economia Circolare, in grado di eliminare il concetto di fine vita e conseguire notevoli vantaggi ambientali. Attraverso la rigenerazione, è possibile recuperare scarti e rifiuti per poterli avviare a processi di rigenerazione, in modo da conferire loro una seconda vita.