Leonorus Cardiaca
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La cardiaca (Leonurus cardiaca o Motherwort) è una piccola pianta erbacea perenne dai fiori labiati appartenente alla famiglia delle Lamiaceae; è una pianta erbacea da giardino, chiamata anche “coda di leone“, ha i fiori rosa; le parti aeree sono quelle officinali; si impiega per tisane e tinture liquide. La Cardiaca era già conosciuta dai greci veniva nel medioevo coltivata nei monasteri.
Il nome generico “leonurus” deriva da due parole greche: “lewn” (= leone) e “oura” (= coda) che insieme significano “simile alla coda di un leone” (in riferimento alla pubescenza dell’infiorescenza). L’epiteto specifico “cardiaca” invece deriva dall’antica consuetudine di ritenere efficace tale pianta sia per i dolori gastrici che cardiaci. Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione “Species Plantarum – 2: 584″[6] del 1753.
La Leonurus cardiaca L. venne importata dall’Asia verso il VII secolo per poi diffondersi in quasi tutta Europa, escluse le regioni mediterranee. Nel XV secolo era coltivata nei giardini dei monasteri e cento anni più tardi il medico francese Ambroise Paré menzionò e parlò delle proprietà curative della Cardiaca, come pianta efficace per i disturbi cardiaci di carattere nervoso come il cardiopalmo, ovvero le palpitazioni.
Alla cardiaca vengono associati effetti anticoagulanti, antinfiammatori, antispastici, ansiolitici ed antitumorali; essa viene utilizzata per il trattamento dei disturbi mestruali, della menopausa e delle malattie cardiache; in questo caso tonifica il cuore, regolandone i battiti, come coadiuvante nella ipertensione, rafforza il muscolo cardiaco, allevia il dolore nelle forme lievi di angina. Quando somministrata in vena, riduce l’aggregazione piastrinica e i livelli di fibrinogeno, potenziando gli effetti antitrombotici ed antiaggreganti ed aumentando il rischio di sanguinamento. Sulla base di tale effetto, bisogna stare attenti alla somministrazione concomitante di cardiaca e FANS o warfarin, che può incrementare il rischio emorragico associato a tali farmaci. Pertanto, gli estratti della pianta vanno utilizzati con particolare cautela nei pazienti sottoposti a terapia antiaggregante piastrinica o anticoagulante.
Ha azione sedativa generale, più marcata a livello cardiaco ed una azione ipotensiva da vasodilatazione periferica. Utile contro la distonia neurovegetativa con ipereccitabilità, insonnia, ansia, palpitazioni cardiache, dolore precordiale da eretismo cardiaco. Insieme alle benzodiazepine, tuttavia, può avere un effetto sinergico sedativo ed esitare in coma.
Componenti principali: contiene alcaloidi, come la stachidrina, la turcina, leonurina, che esercitano una azione sulla funzione circolatoria riducendo l’iperstimolazione tipica degli ipertiroidei.
La somministrazione della cardiaca è sconsigliata in gravidanza, in allattamento, negli ipotesi e negli ipertiroidei. Gli elevati dosaggi della pianta, possono provocare diarrea, irritazione gastrica. Può interferire in concomitanza con una terapia cardiologica.
La cardiaca (Leonurus cardiaca o Motherwort) è una piccola pianta erbacea perenne dai fiori labiati appartenente alla famiglia delle Lamiaceae; è una pianta erbacea da giardino, chiamata anche “coda di leone“, ha i fiori rosa; le parti aeree sono quelle officinali; si impiega per tisane e tinture liquide. La Cardiaca era già conosciuta dai greci veniva nel medioevo coltivata nei monasteri.
Il nome generico “leonurus” deriva da due parole greche: “lewn” (= leone) e “oura” (= coda) che insieme significano “simile alla coda di un leone” (in riferimento alla pubescenza dell’infiorescenza). L’epiteto specifico “cardiaca” invece deriva dall’antica consuetudine di ritenere efficace tale pianta sia per i dolori gastrici che cardiaci. Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione “Species Plantarum – 2: 584″[6] del 1753.
La Leonurus cardiaca L. venne importata dall’Asia verso il VII secolo per poi diffondersi in quasi tutta Europa, escluse le regioni mediterranee. Nel XV secolo era coltivata nei giardini dei monasteri e cento anni più tardi il medico francese Ambroise Paré menzionò e parlò delle proprietà curative della Cardiaca, come pianta efficace per i disturbi cardiaci di carattere nervoso come il cardiopalmo, ovvero le palpitazioni.
Alla cardiaca vengono associati effetti anticoagulanti, antinfiammatori, antispastici, ansiolitici ed antitumorali; essa viene utilizzata per il trattamento dei disturbi mestruali, della menopausa e delle malattie cardiache; in questo caso tonifica il cuore, regolandone i battiti, come coadiuvante nella ipertensione, rafforza il muscolo cardiaco, allevia il dolore nelle forme lievi di angina. Quando somministrata in vena, riduce l’aggregazione piastrinica e i livelli di fibrinogeno, potenziando gli effetti antitrombotici ed antiaggreganti ed aumentando il rischio di sanguinamento. Sulla base di tale effetto, bisogna stare attenti alla somministrazione concomitante di cardiaca e FANS o warfarin, che può incrementare il rischio emorragico associato a tali farmaci. Pertanto, gli estratti della pianta vanno utilizzati con particolare cautela nei pazienti sottoposti a terapia antiaggregante piastrinica o anticoagulante.
Ha azione sedativa generale, più marcata a livello cardiaco ed una azione ipotensiva da vasodilatazione periferica. Utile contro la distonia neurovegetativa con ipereccitabilità, insonnia, ansia, palpitazioni cardiache, dolore precordiale da eretismo cardiaco. Insieme alle benzodiazepine, tuttavia, può avere un effetto sinergico sedativo ed esitare in coma.
Componenti principali: contiene alcaloidi, come la stachidrina, la turcina, leonurina, che esercitano una azione sulla funzione circolatoria riducendo l’iperstimolazione tipica degli ipertiroidei.
La somministrazione della cardiaca è sconsigliata in gravidanza, in allattamento, negli ipotesi e negli ipertiroidei. Gli elevati dosaggi della pianta, possono provocare diarrea, irritazione gastrica. Può interferire in concomitanza con una terapia cardiologica.