Da sapere

L’educazione alimentare tra gli insegnamenti obbligatori

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Come non accogliere l’appello alle Istituzioni lanciato da Carlo Petrini[1] perché l’educazione alimentare entri a far parte dell’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado in maniera obbligatoria: urge un importante investimento in educazione alimentare, che fornisca ai giovani gli strumenti per diventare protagonisti del proprio futuro. L’educazione alimentare permette di riscoprire il piacere del cibo, di comprenderne il valore, di conoscere il modo in cui viene prodotto, trasformato e distribuito, di capirne le dinamiche sociali, culturali, economiche e ambientali. Attraverso l’educazione alimentare e i comportamenti alimentari virtuosi di tutti noi, la tavola può diventare un luogo di consapevolezza e piacere, e l’ambito in cui la conversione ecologica prende corpo in maniera più rapida, efficace, concreta e quotidiana.

L’educazione alimentare è uno strumento efficace di prevenzione e tutela della salute. L’obiettivo è di sviluppare una coscienza alimentare che aiuti a perseguire una corretta alimentazione, creando un rapporto sano tra mente-cibo.

Oltre all’importanza di seguire una dieta sana ed equilibrata, l’educazione alimentare mira a sensibilizzare anche il rapporto uomo-natura, in un’ottica di sostenibilità ambientale.

I comportamenti alimentari si acquisiscono fin dalla tenera età, perciò è indispensabile attuare programmi di educazione alimentare per far comprendere l’importanza di uno stile di vita sano da tramandare alle generazioni future.

Cosa si intende per educazione alimentare?

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e la FAO (Food Agriculture Organization), definiscono l’educazione alimentare come: ‘’ Il processo informativo ed educativo per mezzo del quale si persegue il generale miglioramento dello stato di nutrizione degli individui, attraverso la promozione di adeguate abitudini alimentari, l’eliminazione dei comportamenti alimentari non soddisfacenti, l’utilizzazione di manipolazioni più igieniche degli alimenti e un efficiente utilizzo delle risorse alimentari.‘’

In linea con la definizione sopra riportata, è possibile considerare l’educazione alimentare come una combinazione di strategie educative designate per facilitare l’adozione volontaria delle scelte di consumo. Una ricerca dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) indica che le scelte di consumo alimentare sono influenzate da molti fattori: psicologici, culturali, sociali, religiosi, economici, estetici e persino dagli amici.

Il luogo d’elezione dove va svolta originariamente l’educazione alimentare sono le scuole di ogni ordine e grado, a cui partecipano gli studenti insieme ai genitori e ai docenti. Il coinvolgimento dei genitori è essenziale affinché si possa consolidare l’apprendimento maturato anche nella sfera familiare. In secondo luogo, l’educazione alimentare si rivolge con tecniche differenti ad adulti, sportivi, persone affette da disturbi alimentari etc.

Perchè è importante?

L’educazione alimentare è importante perché è attenzione alla salute, intesa come prevenzione dei disturbi alimentari e delle malattie cronico-degenerative. È importante perché è esperienza, in quanto coinvolge tutti e cinque i sensi e si articola in progetti e laboratori. Infine è importante perché va intesa come una volontà proattiva di conoscere gli alimenti e le modalità di consumo.ne

Avere delle abitudini alimentari corrette ha un’influenza positiva su tutti gli aspetti della vita di un individuo: mangiare bene significa avere più energia per tutte le attività nel corso della giornata, essere in grado di concentrarsi di più a scuola e nel lavoro, dormire meglio ed essere anche più di buon umore.

Gli obiettivi dell’educazione alimentare consistono, come accennato, nel

  • creare una piena consapevolezza del cibo assunto, facendone comprendere gli effetti sul proprio organismo ed imparando a riconoscerne la qualità, senza trascurare infine l’importanza di associare ad una corretta alimentazione la giusta dose di attività fisica;
  • creare consapevolezza rispetto ai rischi dovuti ad un’alimentazione scorretta, scoraggiando il consumo di determinati alimenti poco sani: bevande gassate, merendine, snack ricchi di zuccheri, etc.;
  • far comprendere i rischi connessi all’obesità, al sovrappeso e alla sedentarietà: si stima che oltre 40 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni siano sovrappeso con un elevato rischio di diventare adulti obesi;
  • promuovere la conoscenza del sistema agroalimentare mediante la comprensione del rapporto tra risorse alimentari ed ambientali;
  • educare al rispetto della stagionalità dei prodotti alimentari;
  • assicurare un’alimentazione sana a tutti gli esseri umani, eliminando il cibo inquinato o malsano (food safety);
  • garantire a tutti la sicurezza di poter consumare cibo sano e acqua potabile per poter vivere bene e in salute (food security).

Questi obiettivi si possono raggiungere lavorando principalmente sul nucleo familiare più che sul singolo ragazzo: l’input sulla tipologia di cibo consumato e sulla quantità deriva principalmente dai genitori i quali, se sensibilizzati alla problematica, potranno senza dubbio aiutare i figli nel assumere le giuste abitudini alimentari. Sarebbe assurdo pensare che un ragazzino, debitamente istruito a scuola, rifiuti una merendina offerta dalla madre chiedendole in cambio una mela. Lavorare sui genitori deve dunque essere la priorità anche per quanto riguarda uno stimolo interno a praticare sport: oltre ad essere essenziale per mantenere un giusto equilibrio fisico, risulta fondamentale anche per i rapporti sociali del ragazzo, il quale imparerà concetti fondamentali come il gioco di squadra, la sportività, l’agonismo e la capacità di saper vincere e perdere. Ultima, ma non per importanza, vi è l’attenzione alla sostenibilità ed il consumo razionale del cibo e dei prodotti in generale: pur vivendo nell’epoca del consumismo e degli sprechi, la scuola ha modo di lavorare sull’atteggiamento e la capacità di pensiero dei più giovani per preservare e gestire al meglio ciò che la natura, unita al contributo umano, ha da offrire, evitando consumi spropositati e superflui. Da questi pilastri, partendo dai genitori ma sensibilizzando di pari passo direttamente i ragazzi, il lavoro per un futuro migliore può partire senza dubbio anche dai banchi di scuola.

Come insegnare l’educazione alimentare

Il lavoro in classe deve chiaramente essere in grado di attirare l’interesse e la curiosità dei ragazzi: è sicuramente utile spiegare i vantaggi di un’alimentazione corretta, ma risulta molto più complesso far capire che ciò che è particolarmente buono non necessariamente faccia bene all’organismo. Molto più immediato può essere, invece, il riferimento ad esempi concreti di miglioramento della salute o di performance da parte di chi assume una determinata qualità di cibo, esempi che magari possono rimanere più impressi nella mente di un ragazzo che ha intenzione di raggiungere un certo obiettivo.

Diverso è il discorso per i genitori, veri e propri destinatari del lavoro educativo: loro sono i primi a dover adattare le abitudini alimentari e modificarle in base alle esigenze, creando una solida base per costruire poi quella che sarà la dieta del ragazzo. Da loro dovrà arrivare anche lo stimolo verso la pratica sportiva, stimolo che però può essere rinforzato in ambito scolastico grazie a strutture predisposte all’attività motoria, personale qualificato ed eventi tali da coinvolgere anche i ragazzi meno predisposti allo sport in generale. Più che la tecnologia, di cui al giorno d’oggi è difficile fare a meno, è la sedentarietà il nemico da combattere, magari spingendo i ragazzi ad integrare una sessione di gioco al pc con una bella passeggiata in parco o una partita con gli amici.

Dalla scuola alla famiglia l’educazione alimentare deve dunque seguire un unico filo conduttore, al cui capo il ragazzo può carpire tutte le informazioni e gli stimoli di cui ha bisogno per migliorare il suo stile di vita e guardare con ottimismo al futuro.

Ma chi è l’educatore alimentare? 

L’Educatore Alimentare è una nuova figura professionale nata per colmare una lacuna all’interno delle attività di relazione d’aiuto, relativamente all’educazione e conduzione di stili di vita, a partire da quello alimentare, sani, corretti e sostenibili, anche sotto il profilo ambientale.

L’attività professionale dell’educatore alimentare si differenzia da quella di nutrizionisti, dietisti, dietologi e di tutti coloro che operano in ambito sanitario, per il fatto di fornire una consulenza professionale su basi scientifiche che non è mai rivolta a produrre modificazioni nel metabolismo e nella fisiologia della persona né ad intervenire nei confronti di disturbi metabolici, alterazioni dello stato di salute o patologie legate all’alimentazione.

In conclusione, il suo compito è quello di migliorare la qualità della vita del singolo o di gruppi, agendo sul regime alimentare, avendo come unico riferimento, la promozione del benessere e senza mai interferire con attività diagnostiche o prescrittive di tipo medico.

Secondo il rapporto di ricerca (2008) del MIUR, l’educatore alimentare è un professionista che si occupa di promuovere le pratiche di educazione alimentare. Nella maggior parte dei casi si tratta di insegnanti di ruolo ma anche a figure esterne alla scuola, quali: dietologi, nutrizionisti ed altri professionisti del settore.

Consigli per una corretta e sana alimentazione

Alimentarsi non è soltanto l’espressione del bisogno di nutrirsi, ma anche il risultato di determinanti psicologiche, sociali, culturali, che insieme concorrono a dar vita alle scelte alimentari. Pertanto, una corretta alimentazione non deve solo rispettare le necessità qualitative e quantitative dell’organismo, ma deve anche armonizzarsi con la sfera psicologica e relazionale della persona, nel rispetto dell’ecosistema e della biodiversità. A questo proposito:

  • Consuma una colazione equilibrata: una giusta combinazione di macro e micronutrienti è importante per concentrarsi in maniera adeguata.
  • Siediti correttamente a tavola e mastica a lungo: queste pratiche favoriscono la digestione e ti permettono di sentirti più sazio mangiando il giusto.
  • Varia i cibi consumati: la necessità di una dieta varia deriva dal fatto che nessun alimento, consumato singolarmente, contiene tutte le sostanze nutritive di cui hai bisogno; la combinazione degli alimenti è invece in grado di soddisfare i fabbisogni nutrizionali ed energetici.
  • Prediligi metodi di cottura semplici e con poco condimento: preferisci la cottura al vapore, al forno, microonde o alla piastra.
  • Consuma più frutta e verdura e meno cibi processati: assicurati il pieno di vitamine e sali minerali e riduci la quantità di sale (max 5-6g/die).
  • Poni attenzione all’igiene alimentare: gli alimenti, se non correttamente conservati e manipolati possono causare diverse problematiche, al fine di evitare che batteri o virus si diffondano nell’organismo assicurati di conoscere le norme igieniche;
  • Impara a riconoscere il vero senso di fame: spesso, mangiamo per noia o per golosità, cerca di focalizzarti a comprendere le tue reali esigenze, anche usando un diario alimentare.

Alimentarsi in maniera adeguata è di fondamentale importanza a tutte le età, a maggior ragione nei bambini che affrontano un percorso di crescita, sia a livello psicologico che strutturale. Ecco alcuni consigli:

  • Non forzare il bambino a mangiare alimenti che rifiuta: la neofobia alimentare è il rifiuto di mangiare nuovi cibi, è possibile chiedere di assaggiarli di volta in volta, in modo da abituare le papille gustative al nuovo sapore;
  • Cucina gli alimenti rifiutati in modo diverso: legumi sotto forma di polpette, verdure camuffate in pasta/riso o creando nel piatto forme di animali che possano divertirlo;
  • Dai il buon esempio a tavola: è importante essere coerenti per insegnarli a mangiare in modo equilibrato;
  • No al cibo come ricompensa o come punizione: alimentarsi in modo corretto è necessario per mantenersi in salute, non a trasmettere messaggi scorretti;
[1] Carlo Petrini, conosciuto come Carlin (Bra, 22 giugno 1949), è un gastronomo, sociologo, scrittore e attivista italiano, fondatore dell'associazione Slow Food.

Redazione amaperbene.it

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