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Le tribù alimentari

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Negli ultimi anni le abitudini alimentari degli Italiani stanno andando incontro a forti quanto repentini cambiamenti sulla spinta dei più disparati fattori, in primo luogo la globalizzazione, la pandemia da SARS-CoV-2 e la migrazione di popolazioni. Il rischio, sempre maggiore, è quello correlato ad una perdita delle specificità, delle tipicità, e delle tradizioni locali e, di conseguenza, della salubrità di regimi alimentari affermatisi e riconosciuti da tempo.

Per fortuna è aumentata la sensibilità dei consumatori sempre più esigenti, sempre più attenti non solo verso le innovazioni, ma soprattutto verso prodotti di alta qualità, salutistici, rispondenti alle esigenze personali: la sana e corretta alimentazione è sempre più percepita come bene essenziale per la Salute ed il BenEssere.

Mai come oggi il consumatore dispone di una ricchissima scelta di materie prime o prodotti confezionati in grado di costruire un’alimentazione varia ed equilibrata, che aiuti a mantenere il benessere e la salute a lungo termine. D’altra parte, siamo sempre più inondati da trasmissioni, servizi, video, articoli, immagini, siti che hanno per oggetto la “corretta” alimentazione, che tendono a discriminare tra pratiche salutari e pratiche nocive, tra cibi “buoni”, da consumarsi frequentemente ed in forti quantità, e cibi “cattivi”, il cui solo “guardare” è rischioso per la salute. Abbondano astrusi modelli alimentari fondati, il più delle volte, su fake news (in italiano notizie fasulle), diffuse talvolta anche da persone insospettabili o c.d. credibili, che diventano virali grazie ai moderni mezzi di informazione, all’avvento di internet, e soprattutto per “colpa” dei social media.

Effetto collaterale è il fiorire di “tribù” del cibo: i tradizionalisti puri (38%), gli innovatori (31%) e i low cost (9%); ovvero: salutisti, vegetariani, crudisti, vegani, frugivori (o fruttariani che consumano esclusivamente o prevalentemente frutti), carnivori, pescetariani, onnivori, bulimici, anoressici, selvatici, reducetariani (che diminuiscono il consumo di carne), “senza” (che rinunciano a lattosio e glutine) e i biosalutisti, respiriani o bretarianisti (che dichiarano di sopravvivere senza mangiare (talvolta anche senza bere), e di nutrirsi semplicemente “respirando” (to breathe in inglese), prana (la presunta “energia vitale” dell’Induismo) o, in alcuni casi, l’energia del Sole).

E poi ci sono i chilometro zero; chi acquista solo pane, panettone e pizza con lievito naturale, chi vuole pasta solo di grani antichi, i kamut, i gluten free dipendenti. i paleo che propongono un vero e proprio ritorno alle origini, un regime basato sulle presunte consuetudini alimentari degli antenati dell’era paleolitica, cioè ancor prima dello sviluppo dell’agricoltura; ciò significa optare esclusivamente per frutta secca o fresca, verdura cruda, carne (meglio se proveniente da animali selvatici), pesce, semi oleosi, eliminando completamente latte e latticini, cereali, legumi, cibi trasformati, piatti pronti, insaccati, salse e dolciumi. Alcune tribù sono soprattutto formate da intolleranti, allergici veraci o presunti tali, oppure teleguidati da star e autori di best seller.

Insomma siamo in presenza di una babele dove predominano confusione, bizzarrie e contraddizioni.

Sicché sedersi a tavola, invitare delle persone a cena, sta diventando l’equivalente di muoversi in un campo minato, uno snervante slalom tra le diverse, rigide e precise esigenze di ciascuno, con il rischio che ad ogni istante scoppino drammatici diverbi su quel che è giusto o meno mangiare, in una spirale di recriminazioni ed epiteti, con annesse citazioni fuori contesto da studi scientifici mal interpretati, recupero di esoteriche tesi di scienziati “indipendenti” o citazioni dai sacri libri della saggezza d’oriente.

Trionfa l’alimentazione fai da te, non per il piacere di fare, ma per la paranoica convinzione che tutto il cibo che c’è là fuori non può che essere pericoloso, “avvelenato” da prodotti “chimici” — definizione questa davvero priva di senso —; trionfano scelte estreme e radicali, trionfa la cieca fede in alimenti in grado di salvare chi li consuma da ogni male; supercibi, spezie, estratti, magari da consumare sotto forma di integratori, pratici e convenienti per la donna e l’uomo moderni, sempre in movimento, sempre presi a fare qualcosa d’altro. Sicché se il cibo è buono, se è sano, se è senza, allora se ne può consumare quanto e quando si vuole, perché può soltanto far bene; di conseguenza, le aziende che ne assicurano produzione e commercializzazione saranno altrettanto sane, salutari, buone per l’uomo e l’ambiente. Se al contrario il cibo è cattivo ovviamente va categoricamente evitato, rimosso da ogni tavola, bandito dal regno, con le buone o con le cattive, anche mettendo su campagne contro, inventando e distorcendo i dati.

Siamo allora in grado di rispondere alla domanda: Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei?!

E’ bene ribadire che non esistono cibi tutti buoni o cibi tutti cattivi; a meno che non esistano giustificati moti o la presenza di specifiche patologie non esiste alcun motivo per escludere certi alimenti o preferirne altri.

Il rischio più grande di questo atteggiamento alla fine è quello di convincersi che mangiare il cibo “buono” non possa che far bene, indipendentemente dalla quantità e dallo stile di vita. Nel contempo si alimenta un atteggiamento paranoide contro i cibi “cattivi”, inducendo sensi di colpa anche per consumi anche occasionali, si covano paure e timori che magari portano poi, per reazione, a scelte ancora più estreme, digiuni riparatori e miracolosi, espiazioni, consumo coatto di integratori e supplementi miracolosi in grado di rimediare al supposto danno causato.

Di certo, almeno nel mondo occidentale, siamo di fronte ad un mutamento epocale: viviamo nell’abbondanza, un fatto assolutamente inedito nella storia evolutiva della nostra specie, estremamente difficile da gestire. Ne è plastica evidenza il drammatico incremento di sovrappeso e obesità, di casi di diabete ed altre patologie associate ad un errato stile di vita.

Eppure basterebbe solo ricordare che dieta significa semplicemente stile di vita e come tale andrebbe interpretata e vissuta.

Di seguito una breve sintesi su alcune tribù alimentari:

Alcalini
Gli alcalini partono dall’idea che alcuni alimenti, una volta metabolizzati, rilascino nell’organismo residui alcalini, per cui aboliscono il consumo di cibi acidi che alterino l’equilibrio del pH corporeo, costringendo i sistemi di omeostasi del pH ad intervenire causando problemi di salute. Nella dieta sono ammesse verdure crude, frutti a basso contenuto di zuccheri, legumi, cereali, tuberi e alcuni semi, e aboliti carne, pesce e crostacei, funghi, dolci

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Carbofobici
Sono coloro che paura cioè di ingrassare a causa dell’assunzione di carboidrati. Le diete “No carboidrati” non dovrebbero proprio essere prese in considerazione perché potenzialmente dannose per la nostra salute non solo fisica, ma anche psichica.

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Crudisti
Il crudismo indica un insieme di pratiche alimentari, molto diverse tra loro, con in comune il rifiuto per qualsiasi trattamento fisico chimico biologico e genetico degli alimenti che alteri le loro proprietà nutrizionali naturali o di origine (ammette esclusivamente cibi vegetali non sottoposti a trattamenti termici oltre i 42 °C; è ammessa l’essiccazione).

Alla base del crudismo vi sono motivazioni presunte salutistico-igieniste (avere alimenti più nutrienti), ambientali-ecologiste (rifiuto dell’industria alimentare) e mistico-religiose (ritorno dell’uomo alla natura). Questo movimento nacque dagli Esseni (setta ebrea del Mar Morto), che ne furono i precursori: è una dieta che pone un’attenzione quasi maniacale al cibo e promuove il solo impiego di cibi crudi – frutta, verdura e semi – questo perché la cottura dei prodotti procurerebbe la perdita di sostanze nutritive. Le basi su cui si fonda la corrente di pensiero, sono quelle che “la vita nasce cruda”, e tutti i processi biologici non avvengono al di sotto di una certa temperatura.

Si distinguono:

1 –  crudisti carnivori: assumono prevalentemente carni e cibi di origine animale, con solo un limitato apporto di cibi di origine vegetale, e tutto esclusivamente crudo

2 – crudisti fruttariani: consumano solo frutta e ortaggi a frutto crudi. La dieta fruttariana è in assoluto quella che più facilmente è assimilabile dal crudismo perché la quasi totalità dei frutti utilizzati in questa dieta sono appetibili e digeribili senza alcuna necessità di cottura o di altri tipi di trattamento. Il crudismo prevede il consumo di soli alimenti vegetali crudi (cereali e legumi germogliati, frutta fresca e secca e semi, ma anche uova e latte), mentre secondo la dieta fruttariana, più restrittiva, bisognerebbe alimentarsi mangiando solo frutta fresca e secca, semi e alcune verdure.

3 – crudisti onnivori: consumano ogni alimento che possa essere mangiato crudo, con un bilanciamento tra i cibi di origine animale e quelli di origine vegetale. Sono dunque ammessi carne, frattaglie e uova non lavorate, latticini crudi, alimenti invecchiati come l’uovo centenario, piatti fermentati a base di carne, pesce, frutti di mare o Kéfir, così come verdure, frutta, germogli, noci e miele. In genere sono esclusi cereali crudi, fagioli crudi e soia non lavorata. Tutti i cibi consumati non vengono riscaldati a temperature superiori a 40°C.

4 – crudisti vegani che ammette esclusivamente cibi vegetali non trasformati (e non esposti a temperature superiori a 40 °C), prevalentemente frutta, verdura, noci e semi, cereali e legumi germogliati

5 – crudisti vegetariani: consumano frutta, verdura, germogli, noci, semi, cereali, legumi, latticini, uova e miele; escludono la carne (compresa la selvaggina e sottoprodotti come la gelatina animale) ed il pesce (compresi crostacei e altri animali marini), ma possono assumere qualunque prodotto derivato dagli animali, il cui ottenimento non ne causi la morte (latte, uova, miele, ecc.).

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Ecotariani
l’ecotariano mangia solo cibo che sia stato prodotto in modo ecosostenibile (scegliere gli alimenti col minore impatto ecologico; menù a km zero; commercio equosolidale; farmers market; agricoltura sostenibile; più basse emissioni di CO2; riduzione degli sprechi; minore uso d’acqua); l’ecotariano preferisce quindi il cibo da agricoltura sostenibile e biologica, è attento alla stagionalità, non è vegetariano a priori perché non disdegna il pesce azzurro o la carne di animali da cortile, qualora allevati a terra e in modo naturale. Sulla carne rossa è più intransigente, in quanto alimento inefficiente, indipendentemente dal metodo d’allevamento, che si porta con sé una gamma di problemi – deforestazione da foraggio, emissioni di CO2, uso e l’abuso di farmaci e ormoni. Diffida anche di latticini, dolciumi e surgelati. L’ecotariano è il primo adepto di un regime alimentare a preoccuparsi anche dell’involucro di ciò che mangia: repelle i contenitori di polistirene e di plastica, predilige quelli biodegradabili e riciclabili.

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Flexitariani
I flexitariani o flessitivi sono considerati dei semivegetariani perché mangiano prevalentemente alimenti vegetali, uova e latticini, ma occasionalmente mangiano carne rossa, pollame e/o pesce. Un’alimentazione quindi che privilegia il cibo di origine vegetale, ma supera le restrizioni della dieta vegetariana avvicinandosi molto più al modello mediterraneo, mettendo al centro della propria alimentazione i vegetali, come frutta e ortaggi freschi, aggiungendo cereali integrali, legumi, semi oleosi, uova e latticini e un 10% delle calorie riservato a carne e pesce.

Il benessere dell’animale riveste un ruolo importante. I flexitariani si impegnano per un allevamento rispettoso e di qualità e vogliono proporre il loro stile di vita come alternativa al consumo di carne a basso costo. Questa scelta è dettata anche da motivi di salute: non a caso il numero di flexitariani aumenta con l’avanzare dell’età.

I flexitariani non sono vegetariani, né vegani. Il loro nome deriva dalle parole inglesi flexible (flessibile) e vegetarian (vegetariano) perché si oppongono alle rigide regole dei due regimi alimentari per cui, pur seguendo per la maggior parte del tempo una dieta “plant based”, non rinunciano anche al consumo di proteine animali di tanto in tanto.

Nel mondo si contano 18 milioni di flexitariani, mentre in Italia il 32% della popolazione è convinta che seguire un simile regime possa migliorare la vita.

Il regime flexitariani ben si concilia con le attuali tendenze degli italiani, sempre più propensi a consumare più frutta e verdura, e soprattutto cibi sani (biologici o di provenienza certificata), di alta qualità e a basso impatto ambientale nella loro produzione. Per seguire la dieta flexitariana si utilizzano principalmente cinque gruppi di alimenti:

  1. il primo è composto da tofu, fagioli, lenticchie, piselli, noci e semi e uova
  2. il secondo da frutta e verdura
  3. seguono poi tutti i tipi di cereali
  4. i prodotti lattiero-caseari
  5. infine zucchero e spezie (dalle erbe aromatiche all’insalata).

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Freegani
Il freeganismo è uno stile di vita anticonsumista. Nell’alimentazione sono coloro che si cibano di alimenti che altrimenti verrebbero scartati (come cibi in scadenza ai supermercati che verrebbero buttati via…). In Italia, l’esperienza freegan è stata affiancata da altre forme istituzionalizzate di recupero e riciclo alimentare come il Banco Alimentare e il Last Minut Market di Andrea Segrè della facoltà di Agraria dell’Università di Bologna.

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Fruttaliano
La dieta fruttaliana (da non confondere con quella fruttariana) è un modo di alimentarsi ispirato al celebre sistema di Arnold Ehret basato sulla dieta senza muco, ma rivisto e ampliato alla luce delle nuove esperienze e dei nuovi studi di Luca Speranza e Silvio Sciurba, autori di Fruttalia (Edizioni Il Punto d’Incontro, 2014). È una filosofia di vita che punta a ottenere uno stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale, in completa autonomia attraverso un’alimentazione naturale e pratiche depurative.

L’alimentazione fruttaliana è molto semplice, basata sull’assunzione di cibi che non inducono il corpo a creare muco e quindi non generano intasamenti o ostruzioni. È costituita da tutti i tipi di frutta, cotta e cruda, e da verdure non amidacee cotte o crude.

Secondo l’approccio fruttaliano, la maggior parte delle malattie e dei disturbi è la conseguenza di ostruzioni o depositi creati da un accumulo di muco in una determinata zona del corpo. Il muco di per sé svolge funzioni importanti per la pulizia e la difesa del corpo. Protegge per esempio le pareti intestinali quando queste vengono a contatto con sostanze tossiche o appiccicose che vi si incollano e vi rimangono per lungo tempo. Trasporta inoltre le scorie espellendole attraverso la pelle (comparsa di brufoli e acne) o i polmoni (catarro). Tuttavia, l’errata alimentazione dei giorni nostri è causa di un’elevatissima produzione di muco, che il corpo non è più in grado di espellere efficacemente e che crea disturbi intasando l’organismo.

Il metodo Fruttalia, rivisitato da Speranza e Sciurba in Fruttalia, vede la malattia come lo sforzo eccessivo che il corpo compie per depurarsi, eliminare rifiuti, muco e tossine, sia attraverso gli organi e i canali normalmente preposti, sia attraverso gli organi che invece non svolgono tale funzione, ma che sono “chiamati in causa” per questo sforzo eccezionale. Per esempio, la pelle può diventare un mezzo per espellere materiali di scarto attraverso la formazione di acne o eczemi.

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Fruttariano
Per fruttariani si intendono generalmente quelle persone che seguono un percorso alimentare basato sulla sola frutta: la loro idea è che la frutta è il cibo elettivo per l’uomo; i fruttariani mangiano pertanto esclusivamente alimenti di origine vegetale per lo più crudi.

Anche nel fruttarismo, frugivorismo o fruttarianesimo, esistono tuttavia diversi orientamenti.

Vi sono infatti alcuni fruttariani che mangiano solo i frutti che maturano e cadono a terra; certi fruttariani si cibano anche di noci e semi, mentre altri la considerano una cosa impropria, in quanto vi sono all’interno future piante, e quindi non vogliono rovinare l’equilibrio naturale; alcuni fruttariani si cibano solo di frutta cruda, mentre altri la fanno anche cuocere; altri ancora inseriscono nella loro dieta legumi, miele, frutta secca, cioccolato e olio d’oliva. In ogni caso, quello del fruttarismo è l’esempio più radicale e in assoluto il più rispettoso di tutte le forme di vita, evoluzione delle pratiche vegetariane, la cucina vegana e l’orientamento crudista. Le persone che aderiscono a questo stile alimentare credono appunto che essa fosse la prima dieta praticata dagli esseri umani e quindi la più giusta da seguire. I nutrizionisti ritengono tuttavia che chi consuma soltanto frutta sa a che cosa va incontro in termini di carenze. Alla maggior parte delle persone mancano soprattutto proteine, vitamine, calcio, zinco, ferro e iodio. Pertanto i dottori e i nutrizionisti sono d’accordo nell’affermare che questo tipo di alimentazione vada seguito con prudenza.

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Fruttariano simbiotico
Colui che si ciba solo di frutta, purché questa non venga colta, ma venga raccolta da terra, per non nuocere alla pianta.

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Granivori
Nella zoologia è definito granivoro (dal latino granus, “seme” e vorare, “mangiare”) un animale che si nutre principalmente o esclusivamente di semi. Solo di grani e altri cereali.

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Lattovo
Si nutre di uova, latticini e formaggi, fatti di caglio naturale.

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Latto-ovo-vegetariani
Chi aderisce a questa dieta esclude gli alimenti che derivano dall’uccisione diretta di animali sia terrestri sia marini, quali carne, pesce, molluschi e crostacei; ammette qualunque alimento di origine vegetale, i prodotti animali indiretti, ovvero le uova, il latte, i prodotti lattieri (yogurt, panna, ricotta, burro), i prodotti caseari (formaggi freschi e stagionati), il miele e tutti gli altri prodotti di alveare (pappa reale, propoli, polline), oltre ad alghe, funghi (di cui fanno parte i lieviti) e batteri (come i fermenti lattici). È il tipo di dieta vegetariana più diffuso nei paesi occidentali, tanto che nel linguaggio comune è erroneamente indicata, per sineddoche, come dieta vegetariana.

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Latto-vegetariani
Chi aderisce a questa dieta esclude completamente il consumo di alimenti carnei e derivati, di uova e derivati, di pesce, molluschi e crostacei, mentre permette il consumo di latte e i suoi derivati, e qualsiasi tipo di alimento vegetale.

È un modello dietetico frequente nella tradizione asiatico-indiana, tra i fedeli delle religioni dharmiche (Induismo, Buddhismo, Giainismo, Sikhismo); ne fanno parte le diete sattviche o yogiche e altre di estrazione induista come la dieta viṣṇuita, tra i cui precetti è compresa anche l’astensione dai funghi, dall’aglio, dalla cipolla e dai tartufi.

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Locavori
Sono coloro che mangiano tutto a patto che questo sia prodotto localmente; questo ovviamente è fatto per favorire le piccole aziende, a discapito delle multinazionali, per avere prodotti più salutari e mangiare prodotti più freschi che non hanno sopportato viaggi lunghi, producendo così anche un minor impatto ambientale, il cosiddetto km zero.

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Macrobiotici
La dieta macrobiotica, proposta agli inizi del Novecento dal giapponese George Oshawa sulla base della filosofia zen, divide gli elementi secondo i principi orientali dello yin e dello yang.

L’alimentazione macrobiotica auspica un consumo bilanciato di alimenti Yin e Yang, prediligendo cibi biologici, integrali e non trattati industrialmente, oltre a particolari tipologie di cottura e preparazione (al gruppo Yin appartengono tutti i cibi acidi, un esempio sono il latte, la frutta, lo yogurt, le spezie, il tè e tanto altro, mentre nel gruppo Yang rientrano i cibi alcalini, ossia uova, sale, pesce, carne, ecc.).

I sostenitori della dieta macrobiotica perseguono il salutismo attraverso il raggiungimento dell’equilibrio tra cibi acidi-Yin (latte e derivati, frutta, tè, spezie ecc.) e cibi alcalini-Yang (sale, carne, pesce, pollo, uova ecc). La dieta macrobiotica ricerca il compenso nell’associazione di questi alimenti e ne promuove alcuni considerati “naturalmente bilanciati” (cereali, legumi e semi oleosi).

La dieta macrobiotica abolisce i cibi sofisticati e predilige alimenti di produzione naturale; ripudia lo zucchero ed i dolci, promuove la frutta e gli ortaggi ad eccezione dei pomodori, delle patate e delle melanzane. Predilige i prodotti della pesca alla carne, sconsiglia di eccedere con: il latte ed i derivati, le spezie, il sale di terra ed il caffè (sostituito da altre bevande). La dieta macrobiotica cura la masticazione al fine di garantire l’efficacia digestiva e l’appagamento gustativo.

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Metatariani
sono coloro che si cibano solo di carne; questo è un movimento, nato in america, come forma di protesta, per il calo che i vegetariani stanno dando all’industria di bovini.

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Onnivori
individui che mangiano qualsiasi tipo di cibo, sia di origine vegetale che animale, ovvero tutto (frutta, verdura, carne, derivati di animali, pesce, legumi, cereali, ecc..). I cibi/le pietanze possono essere sia cotte che crude. Questa dieta non prevede alcuna limitazione, salvo quelle dettate da preferenze e gusti personali: i prodotti di origine animale vengono consumati tanto quanto quelli di origine vegetale.

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Ortoressici
I soggetti ortoressici hanno l’ossessione di mangiare corretto (orthos in greco significa (giusto), orexis (appetito): ortodosso vuol significare evitare cibi che fanno male. Temendo che il cibo possa nascondere pericoli mortali per la salute, esercitano un controllo sempre più rigoroso su qualità e tipologia degli alimenti. Essi puntano alla condanna del piacere, ad un controllo di se stessi molto prossimo alla corrente filosofica degli gnostici e a quella dei catari che professavano l’astinenza sessuale e alimentare per sentirsi più puri.

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Ovo-vegetariani
È come la dieta latto-ovo-vegetariana, ma esclude anche latte e derivati.

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Parzialmente vegetariani
Gli adepti consumano tutti gli alimenti ad esclusione della carne rossa.

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Pescetariani
Il pescetarianismo o pescatarianismo o pescovegetarianismo denota una pluralità di regimi alimentari che prevedono la totale astensione dal consumo di alimenti carnei ad eccezione di quelli provenienti dal pescato, di mare, di lago e di fiume, specificamente da qualunque animale acquatico non vertebrato e dai pesci. Pertanto, a differenza del vegano, il pescetariano non ha eliminato completamente le fonti animali dalla propria alimentazione. Possono essere quindi tranquillamente mangiati frutta, verdura, semi, grano, legumi, … e il pesce. Una dieta pescetariana non solo proibisce la carne di maiale, vitello, pollo, tacchino, manzo, … ma esclude anche la carne di tartaruga, le rane, balene e altri mammiferi presenti in acqua. Non è vietato invece il consumo di latticini, uova e miele, che invece i vegani evitano. I vantaggi di un’alimentazione pescetariana sono l’assunzione di numerose proteine preziose, acidi grassi omega-3 e amminoacidi, più facili da sintetizzare rispetto ai loro “avversari” vegetali. Gli svantaggi di questa scelta alimentare sono la sovrapesca di numerose specie e il fatto che molti pesci che finiscono sulle tavole spesso contengono sostanze nocive, che possono avere ripercussioni sulla nostra salute.

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Reducetariani
I “reducetariani” sono individui che si sono impegnati a mangiare meno carne rossa, pollame, pesce e carne di qualsiasi altro animale. Si tratta di un regime alimentare lanciato da Brian Kateman, giovane ricercatore nel dipartimento di Ecologia e biologia ambientale della Columbia University di New York, che invita non solo a prendersi cura della propria salute, ma anche per compiere una scelta alimentare attenta allo sfruttamento degli animali e all’ambiente. “Se mangi carne a pranzo non farlo anche a cena – si legge sul sito della community (https://reducetarian.org/) – Riduci la porzione della tua bistecca da 16 oz (circa 450 g) a 8 oz (circa 225 g) – Evita di mangiare carne il lunedì, o scegli la giornata che ti è più comoda per farlo. Decidi di acquistare prodotti di origine animale dove il bestiame è nutrito al pascolo, invece che fare riferimento agli allevamenti intensivi”.

Pertanto l’idea lanciata dal ricercatore americano è quella di non rinunciare a bistecche e costate, ma controllare la quantità (e soprattutto la qualità).

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Semivegetariani
Le diete semivegetariane prevedono il consumo occasionale di carne e/o altri cibi animali ma che principalmente seguono una dieta vegetariana. Tra le diete semivegetariane vengono comprese:

‐        dieta falso-vegetariana: sono ammessi alimenti di origine animale, compresa la carne, non più di una/due volte la settimana;

‐        dieta vegetariana patosensibile: sono ammessi alimenti di origine animale, compresa la carne, fatta eccezione la provenienza da animali superiori a sangue caldo e quindi dagli uccelli e dai mammiferi;

‐        dieta pesca-vegetariana: sono ammessi alimenti di origine animale, compresa la carne, con provenienza solo dal pescato, e quindi da pesci molluschi e crostacei, di mare di lago e di fiume.

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Sushisti
Sono individui che prediligono il sushi, un insieme di piatti tipici della cucina giapponese a base di riso insieme ad altri ingredienti come pesce, alghe nori, uova o avocado. Il ripieno è crudo o in alcune varianti cotto e può essere servito appoggiato sul riso, arrotolato in una striscia di alga, disposto in rotoli di riso o inserito in una piccola tasca di tofu.

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Sushisti d’accatto
Improvvisati consumatori e assemblatori di presunta leccornia samurai. Pratica molto in uso nel riciclaggio gastronomico di origine cinese.

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Vegani
I vegani escludono tutti gli alimenti di origine animale (carne, pesce, molluschi e crostacei, latte e derivati, uova, miele e altri prodotti delle api) e ammettono qualunque alimento di origine vegetale, oltre ad alghe, funghi e batteri. La dieta vegana può essere definita una dieta vegetariana “totale”, perché esclude completamente i prodotti di origine animale, diretta e indiretta.

Al momento il veganismo è forse la forma di alimentazione più diffusa insieme al vegetarianismo.

Si distinguono:

‐      Vegani salutisti: coloro che non mangiano soltanto prodotti di origine animale

‐      Vegani etici: coloro che oltre a non mangiare i prodotti di origine animale si preoccupano di come vengono trattati gli animali, per cui non comprano nemmeno cosmetici, saponi, borse, scarpe, ecc che possono essere stati testati su animali.

La Academy of Nutrition and Dietetics (ex American Dietetic Association) ha dichiarato nel 2009 che una dieta vegetariana o vegana è adeguata a tutte le età e può contribuire ad uno buono stato di salute, a patto che sia correttamente pianificata, e in alcuni casi opportunamente integrata [Winston J. Craig, Ann Reed Mangels e American Dietetic Association, Position of the American Dietetic Association: vegetarian diets. J Am Diet Ass, vol. 109, nº 7, luglio 2009, pp. 1266–1282]. Pertanto la dieta vegana deve comprendere non solo una quantità giornaliera adeguata di legumi, cereali e noci, per soddisfare il fabbisogno proteico, ma anche la loro co-assunzione, per soddisfare pure la corretta copertura di tutti gli amminoacidi essenziali. Se non applicata adeguatamente, la dieta vegana può portare a deficit o riduzione nell’assorbimento di nutrienti essenziali, tra cui acidi grassi, minerali e vitamine, con particolare riguardo verso la vitamina B12.

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Vegetariani liberali
Per vegetariani liberali si intendono coloro che mangiano tendenzialmente tutto, ma solo se la provenienza è accertata, la qualità riconosciuta e la carne prodotta in sistemi di allevamento a norma.

Redazione amaperbene.it

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