Kudzu | Pueraria lobata (Willd.)
Il kudzu (Pueraria montana lobata) o kuzu è una pianta selvatica rampicante, perenne, appartenente alla famiglia delle Febacee (leguminose); è una pianta semi legnosa, con lunghi rami pubescenti in grado di formare densi strati e di arrampicarsi su alberi ed altri ostacoli. Le foglie sono composite, formate da 3 foglioline lobate, con margine liscio. Il picciolo della fogliolina centrale è lungo, mentre quello delle foglioline laterali è corto. Le radici si sviluppano a partire dagli internodi dei rami che toccano il suolo e sono dotate di noduli nei quali si trovano batteri azotofissatori; possono svilupparsi fino a raggiungere 100 metri di lunghezza, mentre i suoi rami possono crescere fino a 30 cm in un giorno e fino a 30 m in una stagione. Di tale pianta si conoscono principalmente tre varietà, molto simili tra loro: Pueraria montana chinensis, Pueraria montana lobata e Pueraria montana thomsonii.
Arriva dalla Cina e dal Giappone e può raggiungere anche i 100 anni di vita. Il Kuzu è diffuso in tutto l’Estremo Oriente e in maniera maggiore in Giappone, lungo le pendici di vulcani e montagne, ma ne esistono larghissime distese anche in America e in Europa. In Italia, il kudzu è presente in alcune regioni del nord. Si comporta come neofita invasiva e spesso ricopre in modo pressoché uniforme tutte le superfici che incontra. Si riproduce soprattutto per via vegetativa e cresce nei pressi delle abitazioni, lungo le strade e le ferrovie, su terreni moderatamente umidi e relativamente ricchi di sostanze azotate, spesso in luoghi piuttosto caldi.
La sua denominazione botanica è Pueraria Lobata e pare che la traduzione dal cinese di kudzu significhi eliminatore di tossine. Infatti una delle proprietà di questa leguminosa è di disintossicare l’organismo, cosa da dimostrare.
Le parti maggiormente utilizzate sono le radici e, talvolta, anche le foglie: le prime, raccolte da ottobre ad aprile, vengono utilizzate per estrarre il succo oppure subiscono un processo di essiccazione (al sole o con procedimenti artificiali) per realizzare il decotto o la polvere; i fiori, invece, sono raccolti per infusi. intorno alla fine dell’estate o l’inizio dell’autunno e vengono asciugati all’ombra.
I giovani germogli e le foglie possono essere utilizzati come verdura; nella cucina orientale le radici macinate si utilizzano come addensante naturale per la preparazione di zuppe, salse e dessert, o per infarinare alimenti da friggere. Esso rappresenta infatti un validissimo sostituto all’amido di mais. In Giappone è ampiamente utilizzato come agente gelificante in salse, zuppe e piatti a base di noodle.
Nella medicina cinese tradizionale il kudzu viene utilizzato da oltre 2000 anni e tuttora rappresenta una delle 50 erbe fondamentali per la fitoterapia. Questa pianta è sempre stata utilissima per guarire malattie infettive, difficoltà delle vie respiratorie, emicrania, psoriasi, diarrea, ipertensione, sintomi allergici e dolori muscolari.
Il kuzu è un gastroprotettore naturale, infatti alla sua radice è stata riconosciuta una forte proprietà lenitiva e alcalinizzante, utile per alleviare e risolvere diverse problematiche di natura gastro-intestinale come: acidità di stomaco, reflusso, colon e intestino irritabile, ulcere. Il kuzu agisce direttamente sulle mucose assorbendo gli acidi gastrici, facilitando la digestione e donando un immediato sollievo da dolori e bruciori. Per giunta, oltre a guarire, esso è anche in grado di prevenire la comparsa di acidità e la conseguente risalita di succhi gastrici verso l’esofago e le vie respiratorie.
Da tempo, inoltre, è riconosciuta la sua efficacia nel risolvere alcuni problemi di assuefazione. In Cina questa sostanza ha sempre trovato largo impiego medicinale nella cura contro l’abuso degli alcolici. Il kudzu è ricco di isoflavoni, come la genisteina, la daidzeina, la puerarina, le cui caratteristica sono quelle di agire sui neurotrasmettitori come la serotonina, il GABA e il glutammato: stimolano la produzione di dopamina, allentano il senso di dipendenza, e compensano la mancanza della sostanza-droga (attività antidipsotropica). Contiene altresì flavonoidi, cumarine, allantoina, steroli, acido arachidico, amminoacidi, amido.
Viste le proprietà sopra descritte, il Kuzu è un prodotto molto utilizzato nell’industria farmaceutica per la produzione di cerotti, spray e gomme da masticare (ad uso terapeutico), per combattere diverse tipologie di dipendenza.
Il Kuzu può inoltre rappresentare un prezioso rimedio naturale in caso di ipertensione o emicrania, dal momento che gli isoflavoni in esso contenuti sono in grado di ridurre la pressione arteriosa, migliorando anche la circolazione del sangue e l’ossigenazione. Inoltre questa benefica pianta possiede anche proprietà antiossidanti che rallentano il restringimento delle arterie. Alcuni studi hanno dimostrato l’efficacia del kudzu anche nella cura dell’angina pectoris nei soggetti cardiopatici.
Questa pianta è, dunque, una sorta di rimedio universale, poiché esercita un’azione antidolorifica, miorilassante, antiossidante e antipiretica, crea sollievo, facilita la digestione disinfiammando l’intestino ed è molto efficace contro lo stress.
Erba amara, pungente, tonica, ad azione antipiretica e digestiva, anche vermifuga ed antibatterica, per uso esterno è utilizzata come cicatrizzante.
E’ un adattogeno che stimola la produzione di serotonina e dopamina riequilibrando così il tono dell’umore, contrasta lo stress, facilita il sonno.
La componente di isoflavoni si traduce in apporto di fitoestrogeni utili in menopausa: il kudzu riduce il manifestarsi di vampate e ipersudorazioni notturne, facilita la rimineralizzazione ossea, aiuta il sistema cardiovascolare, calma la fame nervosa.
Pueraria lobata viene impiegata in Oriente anche per prevenire l’erosione del terreno e come specie foraggera, il suo valore nutritivo è infatti simile a quello dell’Erba medica
In Corea il fusto viene utilizzato per fare corde e stoffa.
Controindicazioni: Il kudzu è un rimedio che non ha manifestato effetti indesiderati. L’unica attenzione è legata agli effetti degli isoflavoni sul sistema ghiandolare e ormonale femminile, per cui se ne sconsiglia l’uso in caso di cancro al seno. Non va assunto neanche in caso di terapia con antidepressivi, in caso di patologie tiroidee, e se si sta seguendo una terapia ormonale sostitutiva, perché potrebbero manifestarsi interazioni.