Kawa-kawa | Piper methysticum G. Forst.
La kava, o kava-kava (Piper methysticum G. Forst.) è una pianta arbustiva della famiglia delle Piperacee originaria del Pacifico occidentale.
La kava è un arbusto eretto di circa 3 metri, dioico sterile, che si riproduce solo per via vegetativa. Ha foglie larghe cordiformi. Il rizoma è molto sviluppato e ramificato. I fiori sono riuniti in piccole infiorescenze a forma di spiga.
La denominazione kava kava, nome originario del Tonga, indica anche la bevanda che si ricava dalle radici, una specie di tè chiamato anche kawa kawa, yaqona o sakau, diffuso e consumato dagli abitanti delle isole del Pacifico, dalle Hawaii, alla Melanesia, passando per la Micronesia, Nuova Guinea, fino in Australia. La kava viene e veniva usata anche in una omonima cerimonia religiosa, che ora ha acquisito un aspetto piuttosto ludico, per incrementare contatti, visioni, sogni onirici, e veniva versata in apposite ciotole decorate; nelle Hawaii esiste un vero e proprio Kava Festival.
Il nome generico deriva dal latino piper, “pepe”; il nome specifico deriva dal termine greco latinizzato methysticum per “intossicante”. Il nome comune kava (-kava) deriva dalle lingue dell’area di origine della pianta, tongano e marchesano. Nel mondo, il termine kava è utilizzato per riferirsi, oltre che alla pianta, sia alle radici e ai rizomi essiccati messi in commercio come integratori, sia alla bevanda il cui consumo è diffuso tra le popolazioni della Polinesia (comprese le isole Hawaii), della Melanesia, della Micronesia, oltre che in Australia.
Nelle isole lontane del Pacifico, già in tempi antichi, la kava veniva utilizzata per il suo effetto sedativo, consumata soprattutto come rilassante senza effetti sulla lucidità mentale; gli estratti, infatti, non sembrano dare assuefazione, dipendenza fisica e psichica, né tanto meno causare una riduzione della memoria o del tempo di reazione. Tuttavia, ad alte dosi la kava kava presenta effetti tossici piuttosto marcati e può provocare arresto cardiaco. Nonostante ciò, i polinesiani hanno da tempo imparato ad assumere la droga nelle giuste concentrazioni, frammentandola e lasciandola macerare in acqua per beneficiare delle proprietà ansiolitiche e sedative della kava kava
I principi attivi che sono responsabili di quest’azione sono dei derivati fenilpropanici detti kavalattoni, tra i quali ne sono stati identificati almeno 15, tutti psicoattivi; solo sei, però, producono effetti significativi ma la loro concentrazione relativa nella droga può variare generando effetti diversi. I principali componenti responsabili dell’azione psicoattiva degli estratti sono la kavainaa, diidrokavainaa, metisticina, diidromiristicina, yangoninaa e desmetossiangonina; solo questi sono responsabili del 96% dell’azione farmacologica della pianta; componenti minori sono flavocaine, calconi e componenti responsabili dell’attività tossica però non presenti nelle radici, come pipermetistina e altri alcaloidi.
Gli effetti sedativi ansiolitici e antidepressivi sono dovuti all’inibizione dei canali del sodio voltaggio-dipendenti, al rallentamento della ricaptazione delle catecolamine, all’attivazione diretta come effettori allosterici attivanti dei recettori GABAergici e all’inibizione delle monoaminossidasi piastriniche.
L’azione ansiolitica ottenibile è paragonabile a quella delle benzodiazepine, ma nella kava è associata agli effetti antidepressivi che riducono o eliminano del tutto gli effetti collaterali degli ansiolitici, quali sonnolenza e intorpidimento. Dal 2002, in diversi paesi europei, compresa l’Italia, è stata vietata la vendita di fitoterapici, ed al di sotto di una certa diluizione anche omeopatici, contenenti kava, a causa della sua epatotossicità.
Questa pianta rientra nella lista del ministero della salute per l’impiego non ammesso nel settore degli integratori alimentari.