I numeri delle disuguaglianze | Natalità
L’Italia è una nazione a continua denatalità (tra le più preoccupanti in Europa) ad altissima longevità e a fortissime disparità territoriali in questi due campi. Un tempo, al Sud si facevano più figli rispetto al Centro-Nord proprio a causa delle minori opportunità di lavoro. La situazione (se non ancora totalmente ribaltata) si è di gran lunga modificata tra le due aree del Paese, al punto da far ipotizzare un pericolo di “desertificazione”, secondo la Svimez.
Il calo di natalità sarebbe attribuibile:
- alle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda;
- al calo dei matrimoni;
- al fatto che le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti;
- alle difficoltà che hanno le coppie, soprattutto le più giovani, nel formare una nuova famiglia con figli;
- al fatto che la maggior parte degli immigrati stabili dal Sud vive nel Nord e, quindi, contribuisce con i propri nati a incrementare i tassi di natalità della popolazione settentrionale;
- alla prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine (a sua volta dovuta a molteplici fattori);
- gli effetti negativi innescati dall’epidemia da Covid-19;
- al clima generale di crisi e fragilità.
L’apporto dell’immigrazione ha solo in parte contenuto il calo.
Nel 2021 i nati scendono a 400.249, facendo registrare un calo dell’1,1% sull’anno precedente (-4.643). Dal 2008, allorché erano 576.659, le nascite sono diminuite di 176.410 unità (-30,5%).
La denatalità prosegue nel 2022. Secondo i dati provvisori di gennaio-settembre le nascite sono circa 6 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2021.
Al Centro spetta il primato della denatalità complessiva (-34,3%) e dei nati del primo ordine (-38,2%), con l’Umbria che presenta la diminuzione più accentuata (-36,7% nel complesso e -40,5% per il primo ordine). Anche le regioni del Nord registrano diminuzioni significative, con il calo maggiore in Valle d’Aosta (-42,6% nel complesso e -48,4% per il primo ordine). La minore denatalità, che resta comunque di assoluto rilievo, si registra nelle Isole (-28,2% per il totale dei nati e -29,8% sul primo ordine) soprattutto per le nascite della Sicilia (-25,3% sul totale e -27,0% per i primi figli). In tutte le regioni la denatalità dei primi figli è maggiore di quella complessiva, ad eccezione di Molise, Puglia e Sardegna. La Provincia Autonoma di Bolzano è l’unica in cui la natalità complessiva si riduce dal 2008 (-5,3%) ma i primi figli aumentano (+0,7%).
Il numero medio di figli per donna, per il complesso delle residenti, risale lievemente a 1,25 rispetto al 2020 (1,24); degni di nota i valori registrati in Sicilia (1,35) e Campania (1,28). Al Centro il livello di fecondità è risalito da 1,17 a 1,19. La Sardegna continua a presentare il valore più basso (0,99), anche se in lieve ripresa rispetto al 2020. Le differenze territoriali sono spiegate dal diverso contributo delle donne straniere: 1,96 al Nord, 1,63 al Centro e a 1,87 al Mezzogiorno.
La fecondità delle cittadine italiane è passata da 1,17 del 2020 a 1,18 nel 2021, restando sotto il minimo storico del 1995. Negli anni 2008-2010 era a 1,44. Al Nord a detenere il primato della fecondità delle italiane resta sempre la Provincia autonoma di Bolzano (1,64) seguita dalla Provincia autonoma di Trento (1,34). Tra le regioni del Centro, il livello più elevato si osserva nel Lazio (1,15) mentre nel Mezzogiorno il picco si registra in Sicilia (1,32) e Campania (1,27); in Sardegna si registra il valore minimo pari a 0,97, in aumento rispetto allo 0,94 del 2020.
Si consideri però che nel 1951 le donne meridionali facevano registrare una fecondità di 3,2 figli, mentre nello stesso anno tale tasso era 1,6 nel Centro-Nord: cioè il Sud aveva un tasso di natalità doppio di quello centro-settentrionale.
L’indice di nuzialità è passato da 4,2 nel 2006 a tre matrimoni ogni mille abitanti nel 2021.
Aumentano i nati fuori dal matrimonio: sono 159.821 nel 2021 (+14 mila nell’ultimo anno, +47 mila dal 2008), pari al 39,9% del totale (35,8% nel 2020). La quota più elevata di nati da genitori non coniugati si osserva nel Centro (46%), seguono Nord-est e Nord-ovest (41,6%), il Meridione (34,8%).