I dolcificanti artificiali possono confondere il cervello
Pillole di conoscenza

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Un recente studio pubblicato su Nature Metabolism solleva interrogativi significativi riguardo all’impatto dei dolcificanti sul comportamento alimentare. Questi ultimi sono regolarmente consumati da quasi la metà degli americani; anche se hanno meno calorie dello zucchero, potrebbero indurci ad accumulare un introito calorico giornaliero più alto.
La ricerca condotta dai ricercatori dell’Università della California Meridionale ha rivelato che il consumo di sucralosio, un dolcificante molto diffuso, potrebbe portare a un aumento dell’appetito, in contrasto con l’effetto dello zucchero tradizionale. Questo dolcificante sembra attivare l’ipotalamo, una regione del cervello cruciale nella regolazione dell’appetito e del peso corporeo.
Il sucralosio è un dolcificante artificiale. Sull’etichetta dei prodotti dell’Unione europea è conosciuto anche col nome di E955. È 600 volte più dolce del saccarosio, cioè all’incirca il doppio più dolce della saccarina e quattro volte più dolce dell’aspartame. Viene utilizzato per dolcificare alimenti e bevande lasciando inalterato l’apporto calorico. Lo si trova, ad esempio, in alcune bibite gassate, nel chewinggum, nei cereali per la prima colazione, fino ai sughi per condimento.
Il team di ricerca, guidato dalla dottoressa Kathleen Alanna Page, ha esaminato come il sucralosio possa alterare l’attività cerebrale e i livelli ormonali legati alla fame. Per farlo, hanno coinvolto 75 partecipanti, i quali hanno consumato acqua, una bevanda dolcificata con sucralosio o una bevanda contenente zucchero normale. Attraverso l’uso di scansioni cerebrali con risonanza magnetica funzionale (fMRI) e analisi del sangue, i ricercatori hanno monitorato le reazioni dei soggetti sia prima che dopo il consumo delle bevande.
I risultati sono stati sorprendenti: il sucralosio ha mostrato un incremento dell’attività dell’ipotalamo e un aumento della sensazione di fame, soprattutto tra i partecipanti obesi. A differenza dello zucchero, il sucralosio non ha stimolato il rilascio nel sangue di alcuni ormoni che normalmente contribuiscono a generare il senso di sazietà. Questo suggerisce che l’assunzione di dolcificanti artificiali possa confondere il cervello, fornendogli un sapore dolce ma senza dagli la prevista energia, creando quindi un disallineamento tra il gusto dolce percepito e l’assenza di energia calorica attesa. Questo “disallineamento”, secondo gli autori dello studio, potrebbe persino ‘’innescare cambiamenti nel desiderio e nel comportamento alimentare’’.
È interessante notare che circa il 40% della popolazione americana utilizza regolarmente sostituti dello zucchero, in genere per cercare di ridurre l’apporto calorico o il consumo di zucchero. Tuttavia, i risultati di questo studio sollevano interrogativi su quanto questi dolcificanti possano effettivamente contribuire a una dieta sana. La dottoressa Page ha evidenziato come questo “disallineamento” possa influenzare non solo la fame, ma anche il comportamento alimentare e il desiderio di cibo, potenzialmente innescando cambiamenti significativi nelle abitudini alimentari.
La ricerca mette in evidenza la complessità della risposta del corpo ai dolcificanti artificiali e invita a una riflessione più profonda sull’uso di questi prodotti nella dieta quotidiana. Con l’aumento della consapevolezza riguardo alla salute e alla nutrizione, è fondamentale considerare come le scelte alimentari influenzino non solo il peso corporeo, ma anche la salute mentale e il benessere generale.
Chakravartti SP, Jann K, Veit R, Liu H, Yunker AG, Angelo B, Monterosso JR, Xiang AH, Kullmann S, Page KA. Non-caloric sweetener effects on brain appetite regulation in individuals across varying body weights. Nat Metab. 2025 Mar;7(3):574-585. doi: 10.1038/s42255-025-01227-8. Epub 2025 Mar 26. PMID: 40140714.