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Uscito su Nature Microbiology in coincidenza con il lancio del Veganuary, l’iniziativa che invita tutti a seguire una dieta vegana per il mese di gennaio, un altro studio valorizza invece i regimi dietetici che, soprattutto a certe condizioni, escludono del tutto le proteine animali, perché a beneficiarne sarebbe il microbiota e, di conseguenza, la salute complessiva dell’organismo.
In esso i ricercatori dell’Università di Trento, dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, del King’s College di Londra e di altre istituzioni hanno analizzato le feci di oltre 21.500 persone provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia, definite come onnivore, vegetariane o vegane, e hanno trovato significative differenze. Innanzitutto nella varietà: chi mangia di tutto ha molte più specie batteriche nel proprio intestino rispetto a chi limita o esclude le proteine animali. Tuttavia, anche se la diversità delle specie presenti è considerata generalmente positiva, molto dipende dal tipo di batteri presenti: non è quindi un valore assoluto, e molto dipende dal tipo di colonie.
Per quanto riguarda l’influenza degli alimenti, gli onnivori hanno più specie legate alla fermentazione delle carni come Alistipes putredinis, ma anche più batteri di specie note per essere associate a un maggior rischio di tumore del colon come Ruminococcus torques e Bilophila wadsworthia. E ciò spiega perché sia opportuno limitare l’assunzione di questi alimenti.
Al contrario, il microbiota dei vegani contiene molti batteri specializzati nella fermentazione delle fibre come i Bacterioides e i Firmicuta, che producono acidi grassi a catena corta come il butirrico, positivi per la salute dell’intestino, del sistema immunitario e non solo.
Infine, la differenza principale che si rileva tra vegetariani e vegani è la presenza, nei primi, di batteri associati alla fermentazione del latte vaccino e dei derivati come i formaggi o gli yogurt come lo Streptococcus thermophilus, collegati a benefici per esempio per il sistema immunitario.
L’interpretazione
Secondo il coordinatore dello studio Nicola Segata, ciò che emerge è, innanzitutto, la grande influenza di ciò che si mangia sulla composizione del microbiota. Per questo bisognerebbe dare ampio spazio ai vegetali, soprattutto a quelli ricchi di fibre, e limitare il consumo delle carni lavorate. Non basta però sostituire le proteine animali con quelle vegetali, se questi ultimi non sono sufficientemente vari, ricchi di fibre, e provenienti da alimenti che contengono anche micronutrienti che aiutano a loro volta il microbiota.
I messaggi finali non sono quindi molto diversi: largo spazio ai vegetali, pochissimo alle carni rosse lavorate.
Fackelmann G, Manghi P, Carlino N, Heidrich V, Piccinno G, Ricci L, Piperni E, Arrè A, Bakker E, Creedon AC, Francis L, Capdevila Pujol J, Davies R, Wolf J, Bermingham KM, Berry SE, Spector TD, Asnicar F, Segata N. Gut microbiome signatures of vegan, vegetarian and omnivore diets and associated health outcomes across 21,561 individuals. Nat Microbiol. 2025 Jan;10(1):41-52. doi: 10.1038/s41564-024-01870-z. Epub 2025 Jan 6. PMID: 39762435; PMCID: PMC11726441.