Henné | Lawsonia inermis
La Lawsonia inermis, nota col nome comune di henna o più spesso col corrispondente francese henné, è un arbusto spinoso appartenente alla famiglia delle Lythraceae, che può raggiungere un’altezza di un metro. Le foglie sono glabre, sub-sessili, ellittiche e lanceolate (le dimensioni medie sono 1,5–5 cm x 0,5–2 cm), acuminate e a fillotassi opposta. I fiori profumati bianco rosa, hanno quattro sepali saldati in un tubo calicino di 2 mm, petali ovati, stami bianchi o rossi posti in coppia sul bordo del tubo calicino. Fioriscono da maggio a luglio. I frutti sono piccole capsule brunastre, di 4-8 mm di diametro, con 32-49 semi per frutto che si aprono irregolarmente in quattro valve.
Originaria dell’Asia minore, Nord Africa, Iran ed India occidentale, la specie è stata coltivata in tutto il bacino del Mediterraneo orientale. Oggi è diffusa nei Paesi arabi.
I termini italiani e inglesi henna e alcanna come anche il prestito linguistico francese henné derivano tutti dall’arabo al hanna, di origine persiana, nome entrato nella lingua italiana nel XVI secolo.
Dalle foglie e dai rami essiccati e macinati si ricava una polvere giallo-verdastra, riflessante colorante, con odore intenso: l’henné, utilizzata come colorante su tessuti e pelle animale.
Il principio attivo principale (colorante e farmaceutico) presente a concentrazioni variabili tra lo 0,55% e l’1% è rappresentato dal lawsone, 2-idrossi- 1,4-naftochinone, strutturalmente simile allo juglone (5-idrossi- 1,4 naftochinone), la sostanza colorante del mallo delle noci (presente anche nei fiori del giacinto d’acqua). Il lawsone è una sostanza di colore rosso arancione presente nella pianta, ma non nella corteccia, fusto o radice della pianta: la tonalità rosso bruna varia in funzione della composizione in rami (rosso) e foglie (marrone). La concentrazione del principio nelle foglie varia con la temperatura e le condizioni climatiche: piante che crescono in località calde hanno una concentrazione maggiore di lawsone. Il lawsone sembra essere un prodotto della degradazione e autossidazione di glicosidi primari denominati hennosidi A, B e C.
Oltre a questa sostanza sono presenti nella droga acido gallico, tannini, resine e zuccheri.
Spesso la polvere secca viene miscelata con un liquido (acqua, succo di limone, tè forte e altri ingredienti, a seconda della tradizione) o mescolata con l’indaco per disporre di una maggior gamma di colori scuri e con la cassia obovata. Molti artisti usano zucchero o melassa nella pasta di henné per migliorare la consistenza e l’adesione alla pelle. La miscela di henné deve riposare fino a 48 ore prima dell’uso per liberare il lawsone delle foglie.
L’henné è di colore arancione appena rimossa la pasta, ma si scurisce nei tre giorni successivi a causa dell’ossidazione; invecchiando tende a perdere la sua capacità tintoria, per cui ne è molto importante la corretta conservazione, che deve avvenire al riparo dall’aria e dalla luce.
Oli essenziali con alti livelli di alcoli monoterpenici, come il tea tree, la melaleuca o la lavanda, migliorano le caratteristiche della colorazione; altri oli essenziali, come l’eucalipto e il chiodo di garofano, sarebbero altrettanto utili ma sono troppo irritanti e non dovrebbero essere usati sulla pelle.
La conoscenza delle proprietà coloranti e antisettiche dell’henné risale a tempi antichissimi, essendo utilizzato già ai tempi degli Egizi per tingere le mummie; in Medio Oriente, Estremo Oriente e Nord Africa è da sempre impiegato come tintura per stoffe, unghie, mani, capelli, vestiti, etc. In Europa da alcuni anni questo prodotto, solo o mescolato col mallo di noce e con le noci di galla, serve come tintura specialmente per le capigliature femminili. Tuttora in alcune zone dell’India le decorazioni simboleggiano la seduzione, ma hanno anche un significato di buon auspicio per i riti nuziali e in generale per il focolare domestico, simboleggiandone la protezione. In particolare, l’henné ha la funzione di abbellire le mani ed i piedi degli sposi, ed è considerato anche come simbolo di iniziazione per la donna che si dovrà sposare, assumendo quindi una nuova identità. Mehndi, detto anche mehandi, mehindi o mendi è il termine hindi per indicare il tatuaggio temporaneo eseguito con henné naturale rosso su mani e piedi.
Nell’Islam la polvere di henné è consigliata anche per gli uomini per tingere barba e baffi.
L’henné, a differenza delle tinte chimiche, non danneggia i capelli, anzi li nutre in profondità donando un aspetto sano e luminoso alle lunghezze. L’henné si può tranquillamente usare anche in gravidanza e durante l’allattamento. Inoltre, scaricando il colore in maniera graduale e omogenea, ha il vantaggio di rendere meno visibile la ricrescita. E’ sufficiente un’applicazione al mese per chi vuole mantenere i riflessi rossastri e luminosi che queste eccezionali tinte naturali riescono a donare. Il suo potere astringente e antimicotico l’ha resa ideale per la cura dei capelli e non solo: la tradizione vuole che giovi alle malattie della pelle, oppure che uccida i parassiti e che curi la calvizie precoce. Sembra avere inoltre un effetto deodorante e rinfrescante.
I benefici dell’henné sono pertanto numerosi: lucentezza e forza, immediatamente riscontrabili dopo averne effettuato l’applicazione, ispessimento e voluminosità del capello, riduzione dell’effetto crespo, effetto sebo-normalizzante, disciplinante, antiforfora, rafforzamento e resistenza agli agenti esterni.
L’henné è indicato per tutte le tipologie di capello, principalmente per quelli fini e poco voluminosi poiché legandosi alla loro cuticola donano maggiore corposità e spessore. Il risultato finale dipende dal potere del capello di assorbire i pigmenti vegetali, dal tuo tono di base naturale e dalla presenza di tinte chimiche fatte in precedenza.
L’henné è pericoloso per le persone con carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (deficit di G6PD). Neonati e bambini di particolari gruppi etnici, principalmente dal Medio Oriente e dal Nord Africa, sono particolarmente vulnerabili.
Inoltre le paste di henné premiscelate per body art commerciali possono includere ingredienti aggiuntivi per fortificare o modificare il colore finale. Alcune di queste sostanze possono indurre rischi per la salute anche significativi. La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti considera queste aggiunte come adulteranti e quindi illegali per l’uso sulla pelle.
In commercio è possibile trovare l’henné soprattutto come polvere. E’ consigliabile però fare molta attenzione all’acquisto dell’henné perché potrebbe trattarsi di henné non puro, addizionato ad esempio da “picramato di sodio“, un colorante sintetico di colore rosso spesso usato per dare colorazioni più intense o per potenziare il potere colorante di henné di bassa qualità, ma anche per annullare i tempi di ossidazione e accelerare la posa, ma soprattutto per “freddare” in breve tempo il tono. Il picramato di sodio è una sostanza non biodegradabile, altamente inquinante e tossica; ne driva il consiglio a fare attenzione e scegliere sempre henné puri.
Di henné ne esiste uno solo. Bisogna allora sapere che quando si sente parlare di henné nero, si tratta dell’Indigo, una polvere ottenuta dalla fermentazione ed essiccazione delle foglie dell’Indigofera tinctoria e capace di conferire un colore nero corvino; può essere miscelato assieme all’henné puro (Lawsonia) per mitigarne i riflessi ramati ed ottenere tonalità più scure; usato puro su capelli di tonalità scura, conferisce dei riflessi bluastri. Come ultimo esiste l’henné neutro, ottenuto dalle foglie della Cassia obovata; questa polvere non ha proprietà coloranti ma utilizzata come impacco nutre, ristruttura e lucida i capelli e non modifica assolutamente il colore originario. Altre diciture tipo henné castano ed henné biondo si riferiscono a miscele di Lawsonia con altre piante come per esempio: Mallo di noce, Katam, Indigo per il castano e Camomilla, Rabarbaro per le tonalità di biondo.