Gin Pent | Gynostemma pentaphyllum (Thunb.) Makino
Il Gynostemma pentaphyllum è una pianta erbacea perenne, dal portamento rampicante, appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee.
Cresce spontanea nel sud-est della Cina, sul monte Fanjing, in un clima fresco-umido, ma è facilmente coltivabile anche nel nostro Paese.
Il Gin Pent utilizzato in Italia, in genere, è una particolare specie ibridata e prodotta solo in Italia in quanto ha ottenuto il brevetto dell’Unione Europea nel 2001 (Brevetto Europeo N° 8488 del 03/12/2001) grazie a Giovanni Ambrogio, vivaista, scopritore di piante ed esperto di ibridazione.
Le innumerevoli proprietà benefiche di questa pianta erano conosciute fin dall’antichità e la si usava ai tempi della dinastia Ming (1300 A.C.).
Ha diversi nomi volgari, il più comune è Jiaogulan, una parola cinese che letteralmente significa “pianta arricciata“, ma la si ritrova denominata anche come Makino, Xiancao, che significa “erba dell’immortalità” o della vita eterna, oppure “Ginseng del Sud” per sua composizione chimica simile al ginseng ma con proprietà molto diverse.
La pianta è nota da secoli per i suoi usi nella medicina tradizionale per il potere antiossidante e stimolante il sistema immunitario, la capacità di regolarizzare colesterolo e pressione alta; si suppone possa aumentare la longevità (azione anti-age).
La pianta sembra infatti in grado di incrementare l’espressione della superossido dismutasi, un enzima preposto ad eliminare i radicali liberi e dalla potente attività antiossidante; è inoltre in grado di incrementare l’attività del sistema immunitario stimolando i macrofagi, i linfociti T e le cellule natural-killer agendo come inibitore della crescita tumorale. In tal senso è stata studiata per mitigare gli effetti nocivi di trattamenti anti-tumorali.
Viene generalmente consumata come decotto delle foglie ma è disponibile anche come estratto alcolico o in capsule di estratto secco.
Non è molto nota in Cina perché cresce solo in piccoli territori impervi, ma è molto diffusa in Vietnam, e gli abitanti della provincia di Guizhou che la consumano regolarmente sotto forma di decotto hanno una storia di inusuale longevità.
Nell’Unione europea, non essendo stata ancora studiata approfonditamente e regolamentata, è attualmente inserita come “Novel Food” dal 2012 per cui ne è vietata la vendita come prodotto alimentare in via precauzionale.
È inoltre una pianta adattogena, cioè aiuta l’organismo a mantenere l’equilibrio fisiologico dei vari processi metabolici in situazioni di stress, grazie alla presenza di alcuni composti contenuti in essa, come triterpenoidi, saponine, gincosidi (contenuti anche nel ginseng) che sono in grado di regolare pressione arteriosa, sistema immunitario, migliorare resistenza alla fatica e allo stress. In uno studio in doppio cieco, il gipenoside, uno dei composti contenuti nella pianta, è stato somministrato a pazienti con ipertensione di grado 2 ed è stato in grado di controllare i sintomi della malattia nell’82% dei pazienti, contro il 46% del ginseng e il 93% dell’indapamide (un farmaco utilizzato per l’ipertensione).
In generale la pianta è in grado di migliorare la funzionalità cardiaca anche nei pazienti che non soffrono di ipertensione, senza influenzare la pressione arteriosa.
La pianta sarebbe capace di ridurre il colesterolo ed i trigliceridi, e l’iperlipidemia tra il 67% ed il 93%. Ha anche un effetto ipoglicemizzante e tale proprietà è stata studiata nell’ambito del trattamento del diabete mellito di tipo 2, dove sotto forma di decotti di Gynostemma pentaphyllum ha mostrato efficacia in uno studio in doppio cieco
Possiede inoltre proprietà protettive nei confronti del fegato, ed a tale scopo è stata studiata come trattamento aggiuntivo nella steatosi epatica non alcolica.
La pianta, a differenza di alcune altre piante della stessa famiglia che contengono tra l’altro cucurbitacina, che è una tossina molto potente per i mammiferi e responsabile del sapore amaro dei loro frutti come ad esempio del cetriolo, non è tossica. Ad ogni modo, la Gynostemma non deve essere assunta da donne in gravidanza e persone che prendono anticoagulanti o con patologie legate alla coagulazione.