Pillole di Conoscenza

FDA – Nuove regole per capire cosa intendere per “cibo sano”

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La Food and Drug Administration (FDA) ha aggiornato i requisiti per definire un prodotto “cibo sano”; tutti si dovranno uniformare; nessun prodotto potrà essere definito sano se non rispetterà quanto previsto.

L’aggiornamento (la versione precedente era stata emanata negli anni novanta, ma ormai era del tutto inadeguata perché, all’epoca, l’alimentazione era molto diversa, e non era stato necessario imporre i limiti che oggi sono considerati ineludibili) si è reso necessario considerando che negli Stati Uniti, il 77% della popolazione assume più grassi saturi di quanto raccomandato dalle linee guida, il 79% non consuma abbastanza latte, frutta e verdura, il 63% assume troppi zuccheri aggiunti e addirittura il 90% dei cittadini assume – ogni giorno – troppo sodio. Tutto ciò si traduce in tassi di malattie croniche associate alla cattiva alimentazione quali obesità, diabete, patologie cardio- e cerebrovascolari e tumori allarmanti. Era perciò necessario provare a contrastare queste tendenze educando le persone al concetto di “cibo sano”.

In sintesi, le nuove regole prevedono che, per essere definito “sano”, un certo alimento debba contenere quantità predeterminate di almeno uno dei gruppi di ingredienti previsti dalle linee guida 2020-2025, tra i quali frutta, verdura, proteine, derivati del latte e noci. Al tempo stesso, non può avere concentrazioni superiori a valori prefissati di grassi saturi, sodio e zuccheri aggiunti. Solo i prodotti che rispetteranno le nuove regole potranno recare sulla confezione la scritta “sano”, e questo dovrebbe consentire anche a chi ha un livello di istruzione basso di individuare immediatamente gli alimenti migliori quali, per esempio, il salmone e gli altri pesci ad alto contenuto di omega tre, l’acqua, i latticini magri, l’olio di oliva.

Tra l’altro, la definizione dei nuovi limiti ha tenuto conto della modifica delle etichette nutrizionali, che da qualche tempo devono specificare anche la quantità di zuccheri aggiunti. E fa parte di una strategia nella quale rientra un progetto dedicato esclusivamente al sale, incentrato anch’esso sulla riduzione, per ora su base volontaria, delle concentrazioni nei prodotti industriali, e su etichette chiare e semplici.

La FDA sta anche collaborando con Instacart, una società attiva nel settore, per sviluppare simboli che aiutino i consumatori a trovare i claim “sano” anche nei prodotti venduti online, e sta lavorando per giungere a un unico tipo di bollino, che permetta finalmente di riconoscere gli alimenti che rispettano le regole, e solo quelli.

Come sempre in questi casi, la speranza è che i produttori, pur di guadagnarsi il bollino “sano”, modifichino in meglio le proprie ricette, e puntino più di prima su cibi adatti a comporre una dieta equilibrata e salutare, piuttosto che su quelli pessimi dal punto di vista nutrizionale, ma estremamente gustosi e a prezzi stracciati. Anche perché, effettivamente, il cambiamento che sarà indotto dalle nuove norme non è irrilevante. Per esempio, fino a oggi riuscivano a entrare nella definizione di “sano” prodotti come i cereali da colazione pieni di zuccheri e sale, gli yogurt aromatizzati anch’essi con molto zucchero e additivi, decine di snack alla frutta zuccherati che di salutare avevano molto poco, pane bianco industriale privo di farine integrali con aggiunte varie, succhi di frutta non al 100% e con zuccheri aggiunti.

Ora ci potranno essere quasi solo frutta e verdure fresche, o anche conservate, ma prive di aggiunte eccessive di zuccheri e sale, e con grassi saturi entro i limiti, e poi uova, olio di oliva al 100%, yogurt bianchi senza zuccheri e a basso tenore di grassi, acqua e salmone, snack con noci e altra frutta secca, ma senza aggiunte.

Riusciranno le nuove regole a far capire agli americani che cosa è davvero un “cibo sano” e che cosa sarebbe meglio scegliere?

Dietary Guidelines for Americans 2020 – 2025 www.dietaryguidelines.gov/sites/default/files/2021-3/Dietary_Guidelines_for_Americans-2020-2025.pdf

Redazione amaperbene.it

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