Farfara | Tussilago Farfara
La Tossilaggine comune (nome scientifico Tussilago farfara L., 1753) è una pianta erbacea, perenne, dai fiori gialli simili alle “margherite”, appartenente alla famiglia delle Asteraceae. È l’unica specie del genere Tussilago.
Pianta erbacea perenne, dotata di un grosso rizoma carnoso coperto di scaglie che si sviluppa orizzontalmente nel terreno fino a raggiungere anche i due metri di lunghezza. Dai rizomi, a fine inverno-inizio primavera e ben prima della comparsa delle foglie, spuntano scapi fiorali squamosi alti 10-30 cm. La farfara si riproduce sia per seme, sia per via vegetativa per mezzo del rizoma. Cresce in luoghi umidi e sottoboschi in terreni a natura argillosa (suolo pesante); ma anche campi coltivati, ambienti ruderali, vicinanze dei corsi d’acqua, ghiaioni e pietraie. Le foglie si sviluppano dopo la fioritura; quelle basali sono cuoriformi e piuttosto grandi, con margine irregolarmente dentato; glabre nella pagina inferiore e bianche nella pagina inferiore. Dopo la fioritura con le grandi foglie tende a ricoprire vaste aree di terreno, risultando quindi semi-infestante e di difficile estirpazione a causa del profondo rizoma.
Il nome generico (Tussilago) deriva dall’uso molto antico di questa pianta nel campo della medicina popolare: tussis ed agere (= “tosse” e “fare” o “togliere”), quindi traducendo liberamente “far togliere la tosse”.
La pianta contiene: olio etereo (amarognolo), glucoside (tussilagina), mucillagini, tannini (fino al 17%), inulina (fino al 17%), sali minerali (nitrato potassico, ferro e zinco) fino al 3% (delle ceneri), acido malico, peptina, acido gallico e acetico.
La Farfara è una delle piante più conosciute in erboristeria, ma viene usata anche in farmacologia contro la tosse e l’asma (azione bechica, calmante della tosse ed espettorante; favorisce l’espulsione delle secrezioni bronchiali). Altre proprietà sono: antinfiammatorie (attenua uno stato infiammatorio), decongestionanti (diminuisce l’apporto sanguigno in una data parte del corpo), sedative bronchiali, antinevralgiche (calma le infiammazioni di derivazioni nervosa) ed emollienti (risolve uno stato infiammatorio). La radice invece è usata come diaforetico (agevola la traspirazione cutanea). Le petazine, presenti nel rizoma, sono sostanze efficaci a rilassare i vasi sanguigni e la muscolatura liscia.
Vengono usati i fiori, raccolti senza gambo prima della completa fioritura con i quali (una volta essiccati) si preparano tisane e infusi. Le foglie invece si raccolgono in estate e senza gambo; opportunamente essiccate, possono essere fumate per ottenere sollievo dall’asma. I greci infatti indicavano la farfara con il nome “bechion”, proprio per la sua azione bechica, espettorante ed emolliente sulle vie respiratorie.
In alcune regioni italiane viene regolamentata la massima quantità di raccolta di questi fiori.
In cosmetica entra in preparati antirughe e viene usata per l’effetto emolliente e lenitivo su pelli impure e sensibili.
In cucina, i boccioli e i giovani fiori sono tradizionalmente consumati freschi o cotti ed hanno un piacevole sapore anisato, che arricchisce le insalate. Anche le giovani foglie vengono consumate sia fresche in insalata che come aggiunta a zuppe e cotte come contorno. Devono essere lavate accuratamente prima di cuocerle, per eliminarne il sapore alquanto amaro. Dai fiori e dalle foglie, sia fresche che secche, si ricava un té dal vago sapore di liquirizia. Le foglie fresche, tostate, possono venire usate come sostituto del sale. Il sottile rizoma può venire candito in uno sciroppo di zucchero.
Ad ogni modo è opportuno limitarsi nel consumo di questa specie poiché essa contiene, in misura variabile, alcaloidi pirrolizidinici (senkirkina, tussilagina, senecionina) dodati di attività epatotossica-genotossica e carcinogenica per cui la durata di utilizzo non deve superare le 4-6 settimane l´anno perché possono provocare cirrosi epatica ed epatocarcinoma, mentre i lattoni sesquiterpenici possono indurre reazioni allergiche. Per questo motivo essa rientra nella lista del Ministero della Salute per l’impiego non ammesso nel settore degli integratori alimentari. Sconsigliato anche l’uso in gravidanza ed allattamento.