Escolzia | Eschscholzia californica Cham. in Nees
L’escolzia (Echoltzia californica) è una pianta erbacea perenne coltivata come annuale della famiglia delle Papaveraceae. Ha fusti prostrati che si allargano a formare dei cespugli alti 40-50 cm, di colore verde-glauco. Le foglie sono alterne, picciolate, frastagliate, di colore verde-cinerino, I fiori singoli possiedono 4 petali obovati liberi, di colore bianco, giallo o arancio, con varietà di colore tendente al rosso-vivo. I semi piccoli e numerosissimi sono contenuti in un baccello lungo 4-5 cm. Originaria dell’Arizona, California e Oregon e del Messico, cresce soprattutto nelle dune costiere e nelle valli aride in prossimità del mare, su terreno soffice, misto a sabbia, ma si adatta anche a terreni argillosi purché ben drenati. È attualmente coltivata in molti altri paesi a clima temperato-caldo. Predilige esposizioni soleggiate, non sopravvive al freddo.
La pianta oggi è chiamata anche “papavero della California“, proprio per l’appartenenza alla stessa famiglia del papavero e per la sua grande diffusione nello stato californiano, ove è addirittura fiore simbolo festeggiato il 6 Aprile di ogni anno: il “Californian Poppy Day”.
Gli indiani d’America e i primi coloni del Nord America utilizzavano le foglie come legume, bollite oppure cotte su pietre calde.
Come medicamento era impiegata nelle coliche intestinali, biliari, nel mal di denti e anche per ridurre la lattazione; esternamente, in cataplasmi, nelle ulcerazioni.
Le parti aeree dell’escolzia (stelo, il fiore) contengono:
- Alcaloidi benzilisochinolinici e benzofentridininici (il principale alcaloide contenuto nella pianta è la californidina, ma sono presenti anche berberina, protopina, criptopina, chelidonina, sanguinarina, escholtzina, glaugina);
- Flavonoidi (tra i quali un derivato della quercetina e dell’isoramnetina);
- Fitosteroli;
- Carotenoidi;
- Zinco;
- Pigmenti xantinici;
- Glicosidi cianogenetici (presenti nella pianta fresca appena raccolta).
Gli alcaloidi agiscono da un lato sull’attività cardiaca, abbassando la pressione; dall’altro sul sistema nervoso centrale, ove esercita attività sedative, ansiolitiche e spasmolitiche ed induce il sonno; in particolare, riduce il periodo dell’addormentamento e facilita il mantenimento di una buona qualità del sonno, lungo tutta la notte evitando risvegli improvvisi. L’azione è dovuta alla presenza dei citati alcaloidi (benzilisochinolinici e benzofenantridinici) e in generale al fitocomplesso, ovvero l’insieme dei principi attivi, tra i quali spicca la protopina. L’impiego dell’escolzia è quindi indicato in caso ansia, stress, disturbi del sonno (insonnia, risvegli notturni), disturbi psicosomatici, irritabilità, flessione dell’umore, dolori di natura psichica, nervosismo.
All’escolzia, inoltre, sono attribuite anche proprietà analgesiche, antinevralgiche, anticatarrali, balsamiche e antisettiche, ma al momento non vi sono studi in grado di confermarne la reale efficacia terapeutica. L’azione antispasmodica e analgesica è dovuta alla presenza della chelidonia, che agisce come spasmolitico soprattutto al livello del sistema gastroenterico; è utile nei crampi notturni (i flavonoidi migliorano anche la circolazione del microcircolo), sindromi dolorose, mal di testa, spasmi colici e biliari, tosse (come calmante) e distonia neurovegetativa.
Pertanto, l’escolzia è sconsigliata nei bambini, in gravidanza e durante l’allattamento. Meglio evitarne l’uso in caso di problematiche cardiocircolatorie (es. ipotensione, bradicardia), in quanto può influenzare l’attività cardiaca abbassando i parametri pressori.
È controindicata in caso di assunzione contemporanea di psicofarmaci, tranquillanti e sedativi (può potenziare l’effetto degli antidepressiviI-MAO), o antistaminici si sintesi, per scongiurare un eventuale pericoloso potenziamento dell’azione sedativa e degli effetti collaterali dei farmaci.