Eriodicto | Eriodictyon californicum Green
Eriodictyon californicum è una pianta appartenente alla famiglia delle Boraginaceae, che cresce nelle aride aree collinari del New Mexico settentrionale, della California e dell’Oregon. È anche conosciuta come erba santa, dai padri spagnoli della missione californiana, oppure erba sacra, balsamo di montagna, erba dell’orso, cespuglio di gomma, pianta della gomma e erba tisica.
Il termine Eriodyctyon viene dalle parole greche erion = lana e dictuon = rete per le foglie la cui faccia inferiore è bianca, reticolata e tomentosa; californicum, della California.
L’Eriodicto è un arbusto aromatico sempreverde con rizomi legnosi, che cresce fino a un’altezza di circa un metro; le foglie verde scuro e coriacee sono strette, da oblunghe a lanceolate e lunghe fino a 15 centimetri. Fogliame e ramoscelli sono ricoperti di resina lucente e sono spesso ricoperti di funghi neri, Heterosporium californicum.
L’arbusto è noto per essere una fonte occasionale di nutrimento per la fauna selvatica e il bestiame. La sua amarezza lo rende sgradevole alla maggior parte degli animali, ma non agli insetti erbivori, comprese le farfalle; anzi, l’E. californicum è una pianta specifica per l’alimento e l’habitat della farfalla Papilio eurymedon; è la principale fonte di nettare per le farfalle a scacchiera variabile nella Jasper Ridge Biological Preserve in California.
L’infiorescenza è un grappolo di fiori campanulati da bianchi a violacei, ciascuno lungo tra uno e due centimetri.
Ha tra i componenti: composti flavonici (crisoeriolo, eriodictiolo, omoeriodictiolo e sterubina), piccole quantità di olio volatile, resina, tannino, un composto resinoso cui sono state attribuite proprietà deamarizzanti. Il flavonoide sterubina è il principale componente attivo dell’erba santa ed è neuroprotettivo utile per un cervello che invecchia, inclusa forse la malattia di Alzheimer; la sterubina ha inoltre un’azione chelante il ferro. Gli indiani Cumash utilizzavano per curare vari disturbi, tra cui problemi respiratori, febbre e mal di testa, ferite, dolori muscolari e reumatismi.
L’”erba sacra”, bruciata sotto forma d’incenso dagli sciamani, avrebbe inoltre il potere di benedire la casa, attenuare le paure, curare le ferite interiori e tramutarle in fonti di energia e fiducia, offrendo sostegno ai processi di maturazione interiore, neutralizzando gli influssi negativi.
Gli estratti di erba santa sono utilizzati nella formulazione di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari per mascherare il gusto amaro. La pianta ha infatti un marcato potere deamarizzante (maschera sapore amaro es. della chinina e selettivamente verso gli amari basici (alcaloidei in particolare) e non verso quelli acidi quali per esempio i derivati dell’acido barbiturico). Il sapore dolce la rende utile nei collutori, per aromatizzare la birra e mascherare il sapore sgradevole del chinino. L’erba santa è anche uno dei “fiori californiani“, rimedio omeopatico utilizzato per combattere tutte le situazioni di tristezza e angoscia profonda, legate a ricordi traumatici e shock, che generano oppressione toracica, malinconia.
Le foglie sono state storicamente utilizzate per trattare l’asma, le infezioni delle vie respiratorie superiori e la rinite allergica. Le foglie venivano anche fumate o semplicemente masticate.
La tribù Concow chiama la pianta wä-sä-got’-ō (lingua Konkow). I Chumash la usavano come cataplasma per ferite, punture di insetti, ossa rotte e piaghe. Veniva anche usato in un bagno di vapore per curare le emorroidi.
Questa specie di arbusto può essere utilizzato per rivegetare terreni in qualche modo danneggiati come i pascoli sovrasfruttati. È fortemente adattata al fuoco, germoglia dai rizomi dopo un incendio e sviluppa una pellicola cerosa di resine infiammabili sul suo fogliame.