Erbe officinali, erbe medicinali, erbe aromatiche: quali le differenze
Le erbe officinali sono un insieme di diverse tipologie di piante che vengono storicamente trasformate dall’uomo tramite lavorazioni come per esempio l’essiccazione, la macerazione, le estrazioni, gli infusi, i decotti, etc. per poi essere utilizzate per molteplici scopi, sia salutistici che alimentari o entrambi.
Tra le piante officinali vi sono le piante medicinali e le piante aromatiche:
- Le erbe medicinali contengono un insieme di principi attivi, detto anche fitocomplesso, che ha proprietà benefiche specifiche. Sono quindi definite piante medicinali tutti i vegetali che svolgono un effetto fisiologico, anche se blando.
- Le erbe aromatiche invece sono quelle piante ricche di profumi e sapori e che sono, per questo motivo, maggiormente utilizzate in cucina per ricette di vario tipo.
Nel linguaggio comune, spesso si usano indistintamente i due termini, pianta medicinale e pianta officinale; i due termini indicano però due diverse entità; il termine officinale è un termine esclusivamente procedurale e indica quelle piante inserite all’interno di elenchi ufficiali (farmacopea) come utilizzabili dalle officine farmaceutiche, a prescindere dal fatto che queste piante abbiano o meno proprietà di tipo medicinale. Il termine pianta medicinale indica invece quelle piante che contengono sostanze utilizzabili direttamente a scopo terapeutico o come precursori in emisintesi che portino a sostanze attive.
Una pianta può essere “officinale” in un paese e non in un altro, a seconda delle regolamentazioni,
Numerosi farmaci attualmente impiegati anche nei paesi industrializzati derivano da sostanze vegetali o comunque sono stati elaborati e modificati a partire da esse.
Inoltre, una stima dell’OMS ha valutato che le “erbe curative”, intese in senso lato, rappresentano la principale risorsa terapeutica per due terzi della popolazione mondiale.
La legge italiana corrente che regolamenta le piante officinali è il D.Lgs. 21 maggio 2018, n. 75 Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali, ai sensi dell’articolo 5, della legge 28 luglio 2016, n. 154.
Le piante officinali sono molte e diverse tra loro. Ogni singola pianta presenta proprietà specifiche a seconda di quale parte della pianta viene utilizzata.
La parte della pianta dove sono presenti i principi attivi o le sostanze aromatiche viene detta “droga”. Parti differenti della stessa pianta, come la radice, la foglia, il fiore, il frutto, la corteccia o le gemme possono essere utilizzate per scopi salutistici diversi a seconda dei principi attivi contenuti.
La quantità di principi attivi presente nella parte di pianta in questione può variare e raggiunge il massimo livello durante il tempo balsamico, momento ottimale per la raccolta.
L’efficacia di una pianta dipende sia dal tempo balsamico che dal luogo dove viene raccolta. E’ di fondamentale importanza che sia cresciuta in una zona non inquinata, lontano da strade, fognature, discariche, fabbriche e culture intensive.
Le piante che crescono nel loro habitat naturale in un ecosistema privo di inquinamento hanno una concentrazione di principi attivi più elevata.
Le erbe o piante officinali, oltre ad essere usate per salvaguardare la salute, possono essere impiegate anche in cucina come spezie e aromi (aglio, prezzemolo, rosmarino, origano, menta per citare alcune delle più comuni) in grado di insaporire le pietanze rendendo spesso superfluo anche l’uso del sale. E ancora le piante officinali sono utilizzate per preparare tisane o per la produzione di bevande alcoliche come liquori e amari, integratori alimentari e anche prodotti di pulizia per la casa e profumi.
Una droga può essere sottoposta a processi estrattivi o conservativi diversi, per ottenere. così differenti formulazioni medicamentose della stessa: il taglio-tisana, le polveri, gli estratti idroalcolici, gli estratti secchi a basso o alto titolo in flavonoidi ecc… I fitocomplessi delle differenti preparazioni galeniche della medesima droga considerata sono incomparabili. Questa osservazione, insieme all’utilizzo di prodotti titolati e standardizzati nei principi attivi, diventa uno dei fondamentali criteri CONSORT [(Consolidated Standards of Reporting Trials)] per la preparazione, conduzione di trial clinici e la valutazione critica degli articoli pubblicati in fitoterapia medica.
Le forme farmaceutiche sono i prodotti Medicinali Vegetali finiti: cioè come il preparato galenico è presentato in forma farmaceutica per essere somministrato, che corrisponde alla forma con cui lo si trova in commercio: capsule (cps), compresse (cpr masticabili, effervescenti, solubili e disperdibili, orosolubili, sublinguali e muco adesive, rivestite o non rivestite), perle, sciroppi, succhi, elisir, collutori, flaconi, buste, buste filtro, ovuli, clismi, fiale (fl per uso orale, sottocutaneo o parenterale), colliri, clismi, gel, creme ed unguenti, oli, lozioni, supposte…
In sintesi:
- Pianta officinale: è un termine esclusivamente procedurale per indicare tutte quelle piante inserite all’interno di elenchi ufficiali (farmacopea) e destinate e trasformatedalle officine farmaceutiche, per poi essere utilizzate per molteplici scopi, sia salutistici che alimentari o entrambi.
- Pianta medicinale: piante che contengono un insieme di principi attivi, detto anche fitocomplesso, che ha proprietà benefiche specifiche.
- Piante aromatiche: sono quelle piante ricche di profumi e sapori e che sono, per questo motivo, maggiormente utilizzate in cucina per ricette di vario tipo.
- Fitocomplesso: l’insieme di tutte le sostanze (“principi attivi”) che caratterizzano una determinata droga vegetale,
- Droga: la parte della pianta (corteccia, radice, bulbo, foglie, semi, ecc.) dove sono presenti i principi attivi o le sostanze aromatiche, e, talvolta, anche la sostanza che se ne ricava (per es., l’oppio del papavero).