Drosera Rotundifolia
La drosera o rosòlida (Drosera rotundifolia L., 1753), conosciuta anche col nome Rugiada del Sole, è una pianta erbacea carnivora (o meglio insettivora) della famiglia delle Droseraceae; alta 10–20 cm, con foglie tonde e leggermente concave, lungamente picciolate e disposte in una rosetta basale: sono dotate di una sorta di peli color porpora simili a tentacoli, le cui sommità secernono minuscole gocce di una sostanza zuccherina, vischiosa e lucente, che dona loro un aspetto rugiadoso e attraente, con funzione di attrarre e intrappolare i piccoli artropodi, specialmente insetti, che incautamente vi si posano. Una volta catturata la preda, la secrezione da neutra diviene acida e proteolitica, consentendo alla pianta di digerire ed assimilare le sostanze nutritive; completata la digestione i tentacoli si riaprono e la trappola si riattiva, mentre i residui chitinosi dell’insetto sono dispersi dal vento.
Il nome del genere deriva dal greco δροσερός droserós rugiadoso, “coperto di rugiada” a causa dei citati lunghi tentacoli con peli porporini che secernono gocciole di un liquido vischioso dando l’aspetto “rugiadoso”; il nome specifico “rotundifolia” si riferisce alla forma arrotondata delle foglie, da rotundus rotondo e folium foglia: con foglie di forma arrotondata. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
La Drosera rotundifolia è presente in tutto l’emisfero settentrionale; è infatti diffusa, oltre che in Nord America, anche in Asia e in gran parte dell’Europa. In Italia è piuttosto rara e in alcune regioni è considerata specie protetta; la si può trovare fra gli sfagni (un tipo di muschi) dell’Arco Alpino e Prealpino, in Romagna e in Toscana. La pianta predilige ambienti umidi e freschi, come paludi, acquitrini, torbiere, margini di laghi, fiumi, o stagni ad altitudini da 300 a 1600 m.; ha adattato il suo metabolismo a un ambiente molto acido povero di sostanze nutritive, che si procura digerendo i piccoli insetti che rimangono invischiati sulle ghiandole fogliari.
La droga, cioè la parte di pianta contenente il fitocomplesso, è costituita dalle parti aeree; il tempo balsamico, cioè quello in cui maggiore è la concentrazione dei principi attivi, corrisponde al periodo estivo.
Il fitocomplesso contiene naftochinoni (dotati di proprietà fungicide e antibatteriche), glucosidi, oli essenziali, flavonoidi (quercitina e isoquercitina), antociani, enzimi proteolitici, tannini, resine, minerali, acidi organici citrico e malico, che nell’insieme concorrono a conferire alla pianta le sue proprietà bechiche, antispasmodiche, antitussive, broncosedative, antisettiche, leggermente antibiotiche, decongestionanti, antinfiammatorie, secretolitiche, espettoranti, demulcenti.
Le foglie contengono in particolare il droserone, una complessa sostanza chimicamente simile alla plumbagina, un derivato naftochinònico, che esercita un’azione benefica come calmante per diverse tipologie di tosse, in particolare tosse stizzosa con broncospasmo, asma, pertosse, “tosse del fumatore”: si ipotizza che la Drosera rotundifolia agisca specificamente come calmante della muscolatura liscia dei bronchi (e sembra anche di quella intestinale).
Possiede proprietà antinfiammatorie, grazie alla presenza di naftoquinone e/o di flavonoidi, mentre l’acido ellagico gioca un ruolo importante nell’effetto antiangiogenico degli estratti di Drosera.
La Drosera rotundifolia produce, inoltre, una vasta gamma di enzimi chitinolitici.
Nell’uso popolare il succo fresco, per la sua ricchezza in sostanze proteolitiche, è utilizzato per uso esterno contro le verruche, ma è necessario applicarlo con accortezza, poiché la linfa delle foglie, a contatto con la pelle, può provocare irritazioni e arrossamenti.
In alcuni antichi testi di erboristeria è riportata la proprietà di far cagliare il latte, come avviene con altre piante, come il Galium verum, utilizzato talvolta come caglio vegetale per produrre formaggi adatti ai vegetariani.