Grassi da condimento

Colza – Brassica napus

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Brassica napus L., 1753 comunemente nota a seconda della varietà come colza (varietà oleifere) o navone o rutabaga (varietà orticole), è una pianta angiosperma dicotiledone, dal fiore giallo brillante (o bianco a seconda della varietà), appartenente alla famiglia delle Brassicaceae.

Non si conoscono forme selvatiche, ma il colza, probabilmente si è originato da un incrocio tra rapa bianca e cavolo. In Europa i primi riferimenti all’uso di colza risalgono al 14° secolo. Dal tardo Medio Evo, l’olio di colza veniva principalmente utilizzato come olio da illuminazione nell’Europa settentrionale, ma era poco adatto al consumo umano a causa dell’alto contenuto di acido erucico, ma era comunque utilizzato per uso alimentare dalle classi più povere. Può essere confusa col ravizzone (Brassica rapa).

La coltivazione del colza ha avuto un notevole sviluppo in Germania tra le due guerre mondiali, quando l’olio di colza era l’unico olio disponibile in quantità sufficienti, ed era il componente di base della cosiddetta “margarina di guerra”. Ci fu una selezione accurata che portò al suo utilizzo come olio ad uso alimentare. Al posto dell’acido erucico, inadatto al consumo umano si è aumentato notevolmente il contenuto degli acidi linoleico e linolenico, acidi grassi a C18, migliori dal punto di vista nutrizionale.

Dal 1974-76, la coltivazione di colza in Germania si è completamente orientata verso queste cosiddette varietà “0”. Il contenuto in olio è di oltre il 40% e dopo l’estrazione il “panello” residuo può essere utilizzato come cibo ad alto contenuto proteico per gli animali.

Un ulteriore processo di selezione era richiesto per ridurre il contenuto dei cosiddetti “glucosinolati” che sono nocivi agli animali. Le varietà attualmente in produzione sono caratterizzate da assenza di acido erucico e da un basso contenuto di glucosinolati e sono conosciute come varietà a doppio zero (“00”). Dopo questi miglioramenti l’olio di colza grazie alla bilanciata composizione in acidi grassi e, in particolare, al contenuto di Omega-3, è diventato il più salutare degli oli vegetali.

Per ovviare al problema dell’acido erucico, alla fine degli anni ’70 negli Usa è stato lanciato l’olio canola (abbreviazione di Canadian Oil Low Acid), a basso contenuto di questo acido (con un contenuto di acido erucico inferiore al 2%). Le varietà orticole vengono invece coltivate per la radice (rutabaga) che può essere consumata dall’uomo come ortaggio.

Oltre all’ uso alimentare, si è sviluppata la possibilità di utilizzarlo grezzo come carburante per macchine agricole e, dopo esterificazione, per la produzione di biodiesel, aprendo un secondo importante campo di utilizzo.

Descrizione

Brassica napus cresce fino a 100 cm di altezza con foglie basali glabre, carnose, pinnatifide e glauche peduncolate mentre le foglie superiori sono sessili.

La colza ha un accrescimento indeterminato, termina con uno scapo fiorale, che porta fiori gialli in infiorescenza. I fiori sono larghi circa 17 mm, attinomorfi, formati da quattro petali in una tipica forma a croce, alternati a quattro sepali. L’androceo è tetradinamo ovvero è formato da 6 stami di cui due stami laterali con filamenti corti e quattro stami mediani con filamenti più lunghi le cui antere si staccano dal centro del fiore durante la fioritura.

La fioritura è scalare e a seguito della fecondazione produce i frutti che sono silique, lunghe 5-10 cm, verdi da immature poi tendenti a imbrunire. I frutti contengono numerosi piccoli semi tondi con un diametro di 1,5-3 mm.

La colza presenta una radice fittonante abbastanza profonda.

La specie Brassica napus appartiene alla famiglia delle Brassicaceae. La colza è una sottospecie con nome proprio B. napus subsp. napus e comprende le varietà oleifere invernali e primaverili, il colza orticolo e il colza foraggero. La seconda sottospecie di B. napus è B. napus subsp. rapifera (anche subsp. napobrassica ; la rutabaga).

Le colture del genere Brassica, compresa il colza, sono state tra le prime piante ad essere ampiamente coltivate dall’umanità già 10.000 anni fa. La colza veniva coltivata in India già nel 4000 a.C. e si è diffusa in Cina e in Giappone 2000 anni fa. La colza è coltivata prevalentemente come coltura invernale nella maggior parte dell’Europa e dell’Asia a causa della vernalizzazione richiesta per avviare il processo di fioritura. Si semina in autunno e rimane come rosetta basale di foglie durante l’inverno. Nella primavera successiva emette la parte vegetativa seguita dalla fioritura. In genere fiorisce nella tarda primavera e fruttifica per un periodo di 6-8 settimane fino a mezza estate.

Predilige terreni di medio impasto, profondi, freschi ed esenti da ristagno idrico. Coltivato nei climi nordici (soprattutto in Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia e Paesi Bassi) come foraggio per animali, fonte di olio vegetale alimentare e come combustibile nel biodiesel.

Il colza viene coltivato per la produzione di alimenti per animali, oli vegetali commestibili e biodiesel. Alcune varietà di colza sono vendute come verdura, soprattutto nei negozi asiatici. La rutabaga derivata dalle varietà orticole di B. napus viene impiegata nelle cucine di vari paesi.

Il colza (circa 15%) rappresenta la terza fonte di olio vegetale al mondo dopo la soia (circa 26%) e la palma (35% del totale); il girasole rappresenta il 9% e l’olio di oliva solo l’1% del mercato degli oli vegetali (FAOSTAT – 2021).

L’olio di colza viene ricavato dai semi della pianta (Brassica napus, Brassica rapa, Brassica juncea) e da cultivar o varietà mutanti sviluppate appositamente per modificarne la distribuzione di acidi grassi. L’olio viene usato in alimentazione dopo essere stato raffinato e miscelato ad altri oli poiché all’origine ha sapore e odore poco gradevoli.

L’olio di colza è comunque un grasso vegetale. In 100 grammi di olio di colza c’è un apporto di: 6,31 g di grassi saturi; 61,52 g di grassi monoinsaturi; 29,62 g di grassi polinsaturi; 22,2 mg di vitamina E; 0,1 mg di ferro; sodio in tracce; potassio in tracce.

L’olio di colza viene considerato ottimo per il mantenimento della salute cardiovascolare perché è tra gli oli vegetali più poveri di grassi saturi. È ricco di polinsaturi, (omega 3 e omega 6) e per questo aiuta a tenere sotto controllo i livelli di colesterolo nel sangue e contribuisce a regolare l’infiammazione e la pressione del sangue.

Il consumo di olio di colza può tuttavia interferire con l’assunzione di warfarin. In presenza di dubbi è meglio chiedere consiglio al proprio medico.

L’olio di colza è fonte di acido erucico, che è una molecola che, se assunta in quantità elevate può causare difficoltà respiratorie e cecità. Si ritiene tuttavia che i livelli contenuti nell’olio non siano tali da essere considerati pericolosi. Anche in questo caso, in presenza di dubbio meglio chiedere consiglio al proprio medico.

La canola è una specifica varietà di colza dal basso contenuto di acido erucico che è stata sviluppata in Canada: il suo nome è composto da Canadian oil low acid (Olio canadese a basso contenuto di acido). Il contenuto di acido erucico è limitato dalla normativa del governo a un massimo del 2% di in peso negli Stati Uniti e 5% nell’UE.

La lavorazione dei semi per ricavare l’olio produce un residuo usato nell’alimentazione degli animali da allevamento. Questo sottoprodotto è un alimento molto ricco di proteine e può competere con la soia. È usato principalmente per nutrire i bovini, ma anche per maiali e polli (meno importante per questi ultimi).

L’olio di colza viene utilizzato anche come carburante diesel, sia come biodiesel, direttamente nei sistemi di alimentazione riscaldati, sia miscelato con distillati di petrolio per alimentare veicoli a motore. Il biodiesel può essere utilizzato puro nei motori più nuovi senza danneggiarli e spesso viene combinato con il gasolio fossile in percentuali che variano dal 2% al 20% di biodiesel. A causa dei costi di coltivazione, frantumazione e raffinazione del biodiesel di colza, il biodiesel di colza da olio nuovo ha un costo di produzione maggiore rispetto al carburante diesel standard, quindi il carburante diesel viene comunemente prodotto a partire dall’olio usato. L’olio di colza è l’olio di base preferito per la produzione di biodiesel nella maggior parte d’Europa, rappresentando circa l’80% della materia prima, in parte perché la colza produce più olio per unità di superficie rispetto ad altre fonti di olio, come la soia, ma soprattutto perché ha un punto di gelificazione significativamente più basso rispetto alla maggior parte degli altri oli vegetali.

Il colza è una pianta mellifera; produce molto nettare da cui le api ricavano un miele chiaro, ma pungente, molto apprezzato nell’Europa centrale e settentrionale. Deve essere estratto immediatamente dopo la sua fabbricazione, perché cristallizza rapidamente nel favo rendendo impossibile l’estrazione.

Questo miele in Italia di solito viene mescolato con varietà più dolci se usato come prodotto da tavola o venduto come prodotto da pasticceria.

Redazione amaperbene.it

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