Catalpa Bignonoides Walt.
L’albero dei sigari (Catalpa bignoniodies Walter) è un albero di media grandezza (massimo 15 m), con chioma arrotondata ed espansa, fusto piuttosto corto, molto ramificato; corteccia verde-bruno, scura e rugosa. Foglie semplici, opposte o più spesso triverticillate, cuoriformi, molto allargate alla base, con apice acuto, lunghe sino a 25 cm, lungamente picciolate; lamina superiore color verde chiaro, più scura e leggermente pubescente di sotto. Le giovani foglie presentano colorazione giallastra, mentre diventano nere prima di cadere. I fiori disposti in pannocchie erette lunghe 15-20 cm, campanulati-imbutiformi con due labbra a margine increspato. Di colore bianco, macchiati di giallo e porpora all’interno; intensamente profumati. I frutti in forma di baccelli penduli, lunghi fino a 40 cm, dapprima verdi poi marroni, persistenti per un anno sulla pianta; di qui il nome volgare “albero dei sigari; numerosi semi grigio argentei alati su ogni lato, lunghi 2,5 cm, non eduli.
Originaria dell’America settentrionale, è stata portata in Europa – più precisamente in Francia – per la prima volta al principio del XVIII secolo, da una regione del Mississippi o della Carolina del Sud: per questo motivo in Francia è ancora nota come Catalpa della Carolina. In Europa si è perfettamente acclimatata ed è coltivata a scopo ornamentale per la chioma e le vistose infiorescenze per cui viene spesso utilizzata in parchi, giardini ed alberature stradali. Cresce subspontanea in ambienti ruderali e lungo le strade. Oltre ad essere assai decorativa, la catalpa è una pianta rustica, di facile coltivazione, che si adatta a substrati di varia natura e non teme le gelate. Nei paesi d’origine il legno di catalpa viene utilizzato per la fabbricazione di traversine ferroviarie e di mobili da cucina. Il legno non è pregiato e si usa per fabbricare prodotti che stanno all’aperto: mostra infatti una certa resistenza all’acqua.
Varie parti della pianta (corteccia, frutto, semi) possiedono proprietà medicinali: antispasmodiche, cardiache, sedative, antielmintiche.
Il nome generico “catalpa” deriva da kutuhlpa (che gli anglofoni pronunciano catalpa) e si riferisce a quello di una tribù pellerossa, i Catawba, nel cui territorio fu osservata la pianta per la prima volta per questo albero col significato di testa alata. I nomi Catalpa e Catalpah vennero utilizzati da Mark Catesby tra il 1729 e il 1732, mentre Carlo Linneo la classificò come Catalpa Bignonia nel 1753. Giovanni Antonio Scopoli istituì il genere Catalpa nel 1777. Il nome specifico si riferisce alla somiglianza della pianta con le specie appartenenti al genere Bignonia, dal greco εἶδος eidos aspetto, sembianza: somigliante per qualche aspetto (fiori o foglie) a piante di quel genere (Bignonia).
Alla pianta (corteccia, frutto, semi) vengono attribuite proprietà antispasmodiche, cardiache, sedative, antielmintiche.