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Cala la mortalità per tumori in Italia, ma non al Sud

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Cala la mortalità per tumori in Italia, ma non al Sud dove si perdono più anni di vita per i tumori della mammella e del colon rispetto al Settentrione. I tassi di mortalità, che storicamente erano più bassi rispetto al Nord, ora sono paragonabili e il gap rischia di diventare strutturale.

Lo afferma il primo rapporto del Gruppo di Lavoro su equità e salute nelle Regioni dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato sul sito dell’ISS, secondo cui tra le cause c’è anche il minore ricorso agli screening: nelle aree dove si partecipa meno a questa forma di prevenzione, sottolineano gli autori, oltre ad avere una maggiore mortalità c’è anche un più alto l’indice di fuga, il numero cioè di pazienti costretto a spostarsi per potersi operare.

Il Gruppo ha evidenziato anche come per il tumore della mammella e per il tumore del colon-retto, che rappresentano il 40% di tutte le diagnosi di tumore in Italia, sono forti le differenze regionali.

In Italia, la mortalità per tumore della mammella dal 2001 al 2021 si è ridotta del 16%, ma con ritmi diversi nelle diverse aree del Paese: al Sud la riduzione di mortalità è stata inferiore rispetto a quanto osservato nel Nord (-6% contro -21%). In alcune Regioni del Sud, quali Calabria, Molise e Basilicata, si osservano addirittura degli incrementi rispettivamente pari al 9%, 6% e 0,8%.

La copertura totale dello screening mammografico disegna una chiara differenza Nord-Sud, ancora una volta a sfavore delle regioni meridionali con la percentuale di adesione che va dal 90% raggiunto in molte aree del Nord ad appena il 60% in alcune regioni meridionali. Ed infine ancora una conferma dell’importanza della diagnosi precoce. Nelle Regioni del Nord, dove la copertura di popolazione degli screening è elevata, la riduzione di mortalità per tumore della mammella tra il 2001 ed il 2021 è più forte (oltre il 35%) rispetto alle regioni del Sud.

Anche per il tumore del colon gli andamenti sono simili: dal 2005 al 2021 risulta che nelle donne la mortalità si è ridotta di circa il 30% nelle aree del Nord (-29%) e del Centro (-27%) e molto meno al Sud (-14%). Il divario tra Nord e Sud risulta ancora più ampio fra gli uomini, dove la riduzione è stata pari a -33% nel Nord, -26% al Centro e solo -8% nel Meridione.

La regione più critica è rappresentata dalla Calabria dove in 15 anni la riduzione è stata minima nelle donne (-2%) e praticamente nulla negli uomini (-0,9%)

Per quanto attiene i “fattori di rischio modificabili”, gli italiani hanno ancora tanta strada da fare. I dati della Fondazione Aiom, Associazione italiana di oncologia medica, sono evidenti: in Italia, il 73% degli adulti segue almeno uno stile di vita scorretto e pericoloso per la salute. Nello specifico: il 19% è un fumatore abituale, il 33% è sedentario, non pratica alcuna forma di attività fisica o sport e il 15% consuma alcol in modo eccessivo. Per questo la Fondazione Aiom ha lanciato la nuova campagna nazionale “Tumori, scegli la prevenzione”.

Nel 2023, in Italia, sono stati stimati 395mila nuovi casi di tumore, che hanno colpito 208mila uomini e 187mila donne. In soli 3 anni l’incremento ammonta a oltre 18mila casi. I dati dimostrano che, lavorando nel verso giusto, il tasso di mortalità da tumori può diminuire. Ma, almeno su questo aspetto, il Paese non può essere così spaccato e il gap infrastrutturale va colmato prima che diventi insanabile.

Redazione amaperbene.it

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