Antillide Anthyllis Vulneraria
L’antillide vulneraria o semplicemente vulneraria è una pianta erbacea polimorfa, generalmente perenne o bienne, rizomatosa, appartenente alla famiglia delle Fabaceae appartenente alla sottofamiglia delle Faboideae;
i fusti prostrati o ascendenti, pelosi a volte bianchi e lanosi all’ estremità. Alta da 5 a 40 cm., estremamente polimorfa, si incrocia facilmente dando spesso origine ad ibridi. Sono state descritte diverse sottospecie, che presentano caratteri morfologici simili, rendendone difficile la determinazione. Singole popolazioni o gruppi di popolazioni appaiono con caratteri ben distinti, ma sono collegati tra loro da popolazioni intermedie, rendendo utopica ogni distinzione netta.
Probabilmente Anthyllis vulneraria, in condizioni naturali, era formata da stirpi, degli ambienti rupestri, ben differenziate e isolate geograficamente dalle aree boschive. L’uomo distruggendo il bosco ha favorito ed esteso l’ambiente adatto alla diffusione e all’ibridazione di queste stirpi.
Il nome deriva dal greco “anthòs”=”fiore” “iulus”= “peluria” a indicare l’aspetto lanoso, peloso del fiore, mentre il nome specifico deriva dal latino “vulnus =” “ferita”, per le proprietà cicatrizzanti. Alla somiglianza delle foglie con quelle del genere Triflolium, si deve invece il nome volgare di Trifoglio vulnerario.
Costituenti principali sono: tannino, saponine, mucillagine, sostanze coloranti.
Nel Medioevo la Vulneraria era fra quelle “erbe miracolose” che si coglievano la notte di S. Giovanni, capace di accelerare la guarigione delle ferite di proteggere dal malocchio sia le persone che il bestiame.
Per uso esterno è utile per lenire le piaghe, gli ascessi, piccole ulcere purulente, eczemi e come disinfettante nelle affezioni del cavo orofaringeo. Nella medicina popolare è talvolta impiegata in tisane lassative.
L’erba fresca schiacciata, può essere impiegata in uso esterno, per lavaggi per malattie cutanee, per ferite e gargarismi in caso di tonsilliti e infiammazioni gengivali.
Trascurata dall’erboristeria classica, è oggi considerata utile per il suo contenuto di saponine, mucillagine e acido tannico come coadiuvante per vari usi.