Albicocca | Prunus armeniaca
L’albicocca è il frutto dell’albicocco (Prunus armeniaca), appartenente alla famiglia delle Rosacee e al genere prunus, cui appartengono anche ciliegia, prugna, mandorla, pesca. Con alcuni di questi sono stati prodotti vari ibridi molto apprezzati dai mercati in cui sono stati introdotti.
L’albicocco è una pianta originaria della parte di Cina nordorientale confinante con la Russia. La sua presenza data più di 5.000 anni di storia. Da lì si estese lentamente verso ovest attraverso l’Asia centrale sino ad arrivare in Armenia (da cui prese il nome, ancora oggi in Liguria vengono chiamate in dialetto “armugnin”, in Lombardia “mugnàgh” e in Veneto e in Friuli “armełin”) dove, si dice, venne scoperta da Alessandro Magno.
I Romani la introdussero in Italia e in Grecia nel 70-60 a.C., ma la sua diffusione nel bacino del Mediterraneo fu consolidata dagli arabi: infatti “albicocco” deriva dall’incontro tra la parola latina praecoquum (precoce) con la parola araba al-barqūq.
In America è stata portata dagli Europei a partire dal 1700. Oggi è diffusa in oltre 60 Paesi, anche se è nel bacino del Mediterraneo che si raccoglie il 60% della produzione mondiale di albicocche. Viene coltivato in climi caldi o temperati e relativamente asciutti.
L’ albicocco si presenta come un piccolo albero a foglia caduca che può raggiungere i 12-13 metri allo stato selvatico. Nelle coltivazioni, tuttavia, la pianta viene tenuta sotto i 3,5 metri per agevolare la raccolta dei frutti. Ha una chioma a ombrello, con tronco e rami sottili e leggermente contorti. Le foglie sono ellittiche, con punte acuminate e bordo seghettato e piccioli rosso violaceo. La larghezza media è di 7–8 cm, ma varia da una cultivar all’altra, pur restando più larga di altre piante della medesima famiglia.
I fiori sono molto simili ai loro cugini ciliegio, pruno e pesco. I fiori sono singoli, ma sbocciano a gruppetti che si situano all’attaccatura delle foglie. Hanno 5 sepali e petali, molti stami eretti e variano dal bianco puro ad un lieve colore rosato.
La pianta viene impollinata usualmente dagli insetti o altro e non richiede impollinazione manuale. Il frutto è una drupa con seme legnoso all’interno. Solo alcune varietà presentano l’autosterilità, e quindi spesso un albero singolo fruttifica regolarmente.
Le albicocche, a seconda della varietà, si trovano da maggio a luglio, ma non oltre perché sono molto deperibili.
Le varietà
Esistono numerose varietà, per lo più con diffusione limitata, a causa di una difficoltà di adattamento tipica di questa specie.
- Amabile Vecchioni: Albero che produce frutti grandi che maturano solitamente negli ultimi dieci giorni di giugno. La fioritura avviene nel mese di marzo e precede quasi tutti gli altri alberi da frutto. Non teme i climi e le temperature più rigide ma prospera come ogni albicocco in climi caldi e asciutti.
- Diavola: Varietà molto coltivata in Campania, caratterizzata da un portamento vigoroso e da una spiccata longevità. Produce frutti con pigmentazione rossastra e di discreta pezzatura previo diradamento.
- Galàtone: Da un paesino della costa pugliese, una piccola ma saporitissima albicocca: quella di Galàtone è una varietà autoctona poco nota, ma subito riconoscibile per dei puntini, quasi delle piccole “lentiggini” presenti sulla buccia. Protetta da presidio Slow Food, l’albicocca di Galàtone si presenta tenerissima e dal sapore particolarmente dolce.
- Pindos: Varietà precoce, la si può iniziare a raccogliere verso la fine di maggio. Ha un portamento poco vigoroso. Produce frutti di buona pezzatura purché si pratichi il diradamento.
- Preole: Varietà coltivata soprattutto in Campania, con portamento poco vigoroso e frutti di piccola pezzatura.
- Reale di Imola: Varietà un tempo coltivata in Emilia-Romagna, matura in questa regione nel mese di luglio. Il frutto è di pezzatura media, di color oro e con polpa gialla. Viene abbandonata perché i frutti della stessa pianta maturano scalarmente e quindi necessitano più passaggi per la raccolta. Ha un difficile adattamento ad altre condizioni climatiche.
- Perzicocche. Più che una varietà, questo è un nome adottato a livello regionale-locale per riferirsi alla comune albicocca. Non è ancora chiara l’etimologia del termine, in quanto difficile da ricostruire alla luce della rarità dei manufatti provenienti dalla regione oggetto.
- Scillato: L’albicocca di Scillato in Sicilia è una varietà di piccole dimensioni, caratterizzata da un sapore zuccherino molto intenso; è ottima per confetture e granite, e si segnala anche per il metodo di coltivazione, fatto a mano e senza trattamenti.
- Thyrintos: È una varietà molto precoce, che matura al Nord Italia nella prima settimana di giugno. I frutti sono di grande pezzatura, per questo continua ad essere offerta su tutti i mercati. Risulta abbastanza sensibile alla moniliosi, benché la malattia non abbia solitamente cause letali sulla pianta.
- Valleggina: Chiamata anche “Albicocca Valleggia“, viene coltivata nell’entroterra savonese. Il maggior centro produttivo si colloca nella piana di Valleggia (da cui prende il nome), situata alle spalle dei comuni di Savona e Vado Ligure e terminante nel comune di Quiliano. Il frutto è riconoscibile per il colore arancione brillante, pigmenti rosso acceso con una spiccata mascheratura rossa, di media pezzatura. Il periodo di raccolta si colloca tra la fine di giugno e l’inizio di luglio.
- Vesuviana. Dolci e dal sapore zuccherino, le albicocche vesuviane presentano un sovra colore rosso sfumato su una base di colore giallo o arancione. Vengono anche detta crisommole dal termine dialettale che ne sottolinea la morbidezza.
La pianta di albicocco in sé non patisce il freddo e sopporta temperature davvero rigide, tuttavia fiorisce molto presto rispetto a quasi tutti gli altri alberi da frutto e questo rende la produzione di albicocche vulnerabile alle gelate primaverili. Inoltre l’albicocco è soggetto a funghi se troppo bagnato e le albicocche stesse possono marcire sulla pianta: questi fattori hanno determinato la sua diffusione in climi caldi e asciutti, dove il rischio di gelate è minore e minori sono le precipitazioni.
Il frutto è una drupa, ha una dimensione tra i 3,5 e i 6 cm, un colore giallo uovo-arancione con lievi sfumature rosse e una buccia leggermente vellutata. Presenta un seme singolo, che somiglia a una mandorla. Gli albicocchi sono abbastanza precoci e cominciano a fruttificare già dal secondo anno, ma la piena produzione non comincia prima del terzo/quinto ed è più abbondante su alberi piccoli, e rami corti. Le albicocche necessitano di un periodo dai 3 ai 6 mesi per svilupparsi e maturare e sono prevalentemente raccolte a mano dai primi di maggio alla metà di luglio.
L’albicocca in cucina
Le albicocche vanno scelte ben mature e consumate entro pochi giorni dall’acquisto poiché sono frutti deperibili. Proprio per questa loro fragilità vengono conservate o trattate in numerosi modi: essiccate (specie negli Stati Uniti d’America), sciroppate e conservate in lattine o congelate. Altrettanto comuni sono i prodotti derivati: il succo, la marmellata e la gelatina di albicocca, molto usata in pasticceria per apricottare (da Apricot, il nome in inglese di tale frutto) torte e pasticcini. L’apricottatura consiste nello spennellare la superficie di una torta di gelatina di albicocche prima di glassarla. Un esempio classico di questa tecnica, molto diffusa, è la famosa torta Sacher.
Le albicocche vengono impiegate solitamente in preparazioni dolci di vario tipo come gelati, sorbetti, marmellate e gelatine, succhi e sciroppi, torte e pasticcini. Tuttavia il loro gusto lievemente acidulo le rende adatte anche ad accostamenti salati, come le salse di accompagnamento alle carni rosse. Esse vengono anche utilizzate in liquoreria: un’acquavite di albicocche viene distillata nel Canton Vallese in Svizzera e porta il nome d’Abricotine, la più rinomata proviene da un’antica varietà, la Luizet. Anche nei Balcani si ottiene un distillato d’albicocca chiamato Kajsija.
Il seme dell’albicocca quanto quello della pesca viene detto armellina. Le armelline hanno usualmente un retrogusto gradevolmente amarognolo e vengono usate in pasticceria come essenza, come ingrediente negli amaretti, in sciroppi o liquori e in generale in abbinamento alle mandorle dolci per renderne più interessante il gusto. Tuttavia il loro consumo viene limitato a un uso aromatico poiché, come le foglie e i fiori dell’albicocco, contengono un derivato dell’acido cianidrico che, ad alte dosi, risulterebbe altamente tossico. Sebbene nel tessuto delle piante questa sostanza sia presente in percentuali molto basse e non pericolose, le armelline vanno mangiate con parsimonia ed è sconsigliabile farle mangiare ai bambini.
L’albicocca nella nutrizione
L’albicocca è ricca di vitamina B, C, PP, ma soprattutto di carotenoidi, precursori della vitamina A. Due etti di albicocche fresche forniscono il 100% del fabbisogno giornaliero di vitamina A di un adulto, e sono quindi indicate per favorire la protezione della cute e potenziare le capacità visiva.
L’albicocca è ricca di magnesio, fosforo, ferro, calcio e potassio, facendone un alimento irrinunciabile per chi è anemico, spossato, depresso e cronicamente stanco. Si raccomanda ai convalescenti, ai bambini nell’età della crescita e agli anziani, ma è sconsigliato a chi soffre di calcoli renali. Il sorbitolo invece conferisce all’albicocca leggere proprietà lassative.
Proprietà nutrizionali
Le albicocche contengono buone quantità di minerali ed oligoelementi (magnesio, fosforo, ferro, calcio sodio, zolfo, manganese e potassio). La presenza di vitamina C e beta carotene (vitamina A) dona all’albicocca proprietà antiossidanti, protegge dall’inquinamento atmosferico e potenzia le difese immunitarie. L’abbondanza di carotenoidi stimola la produzione di melanina e favorisce l’abbronzatura proteggendo la pelle dai raggi solari. Inoltre questa vitamina migliora la capacità visiva e rinforza le ossa e i denti.
Le albicocche hanno inoltre proprietà antianemiche, eupeptiche e sono indicate negli stati di nervosismo, insonnia ed astenia psicofisica. Consumate mature sono di facile digestione. Le albicocche secche hanno anche proprietà lassative.
Valori nutrizionali medi: Il frutto è molto ricco di acqua, infatti in 100 gr di albicocca se ne trovano 86,3 g, cui si aggiungono: 6,8 g di zuccheri solubili 1,5 g di fibre (di cui 0,71 g sotto forma di fibre solubili e 0,83 g in forma di fibre insolubili); proteine: 0,4; grassi: 0,1. Fra i micronutrienti, sempre per 100 gr spiccano invece: 320 mg di potassio, 1 mg di sodio, 16 mg di calcio, 16 mg fosforo, 0,5 mg di ferro.
L’albicocca è anche un’ottima fonte di vitamine. In particolare, in 100 g di questo frutto si trovano: 13 mg di vitamina C; 0,5 mg di niacina (vitamina B3 o PP), 0,03 mg di riboflavina (vitamina B2), 0,03 mg di tiamina (vitamina B1) e vitamina A (360 µg di retinolo equivalente). Inoltre è una fonte di vitamina K, acidi organici, fenoli, composti volatili (come la benzaldeide), esteri, norisoprenoidi e terpenoidi. All’interno del nocciolo di albicocca si nasconde invece l’amigdalina (presente anche nei noccioli di pesca e mandorla amara), una sostanza capace di originare acido cianidrico tossico quando sottoposta ad idrolisi enzimatica; in particolare, l’amigdalina subisce l’azione delle b-glicosidasi, liberando due molecole di glucosio, una molecola di benzaldeide ed una molecola di acido cianidrico. Gli enzimi coinvolti in questa reazione non vengono prodotti direttamente dall’organismo umano, ma dalla flora batterica intestinale e da quella eventualmente presente nella droga ingerita. Dalla amigdalina, detta anche vitamina B17, è stato ricavato il laetrile. sperimentato nel trattamento antitumorale; tuttavia, nessuna dimostrazione scientifica finora è stata capace di trovare valide basi alla teoria che esso abbia un effetto antineoplastico.
Il frutto apporta 28 calorie ogni 100 grammi di peso.
Le albicocche sono sconsigliate in caso di ulcera gastroduodenale e gastroenterocolite, oltre ovviamente quelle persone che possono manifestare allergie verso questo frutto.