Agarico bianco | Polyporus officinalis Fries.
Chiamato anche agarico dei medici, poliporo bianco o del larice, è un fungo appartenente ai Basidiomiceti, famiglia Poliporacee, il cui micelio vive parassita sui tronchi delle conifere nelle Alpi, nell’Europa settentrionale ed in Siberia.
Si tratta di un fungo sessile, tipicamente a zoccolo di cavallo, bianco-grigiastro, con cappello fino a 50 cm di lunghezza e 30 cm di larghezza, carnoso-suberoso, quasi stopposo, inizialmente globoso poi più o meno allungato, difforme o abbastanza regolare, solcato sulla superficie da solcature irregolari, secco, diviso in zone da screpolature e da colorazioni differenti (giallo, biancastro, grigio, brunastro), corteccia dura, superficie imeniale con presenza di fossette. I tuberi sono disposti in più strati che si rinnovano ogni anno e che si dispongono verticalmente in modo da consentire la caduta delle spore.
Un tempo molto ricercato non è commestibile.
Nell’antichità veniva definito Agaricus medicorum in per indicare le sue note virtù terapeutiche: «è convenevole a tutti i mali delle interiora», diceva Dioscoride, e vale «contra serpentis morsus» affermava Plinio, mentre l’Erbario volgare di Venezia del 1522 lo raccomandava contro i dolori del bacino e della «matrice». Alla pianta venivano attribuite proprietà diuretiche, antispasmodiche, purganti, emetiche.
In realtà questi impieghi terapeutici non erano soltanto frutto di pura fantasia perché già all’inizio del nostro secolo, quando fu scoperto l’acido agaricico o agaricina, vennero confermate proprietà spasmolitiche paragonabili a quelle dell’atropina. A piccole dosi l’agaricina eccita gli accettori adrenergici e colinergici cardiaci, intestinali e uterini; a forti dosi tende a paralizzarli sino a provocare una paresi delle fibre muscolari lisce. La sua azione può essere quindi considerata atropinosimile. Attualmente l’agarico bianco è usato soltanto come antidrotico specialmente per combattere particolari casi di sudorazione profusa.
Agaricum in latino – dal greco agarikón – identifica diverse varietà di funghi. Il nome deriva da Agaría, regione della Sarmazia posta a nord del Mar Nero, abitata dall’antico popolo dei Sarmati.
L’uso terapeutico del Fomes non ebbe larga diffusione data la sua rarità e di conseguenza il costo alquanto elevato ma fece la fortuna di parecchi liquori che basavano il loro gusto amaro proprio sui principi attivi, molto energetici, di questo fungo.
L’amaro del Fomes è in realtà noto da sempre; «initio gustus dulcis», diceva anche Plinio, «mox in amaretudem lransit». Fomes in latino significa esca, alimento per il fuoco, e deriva da foveo che significa riscaldare. Probabilmente come il suo congenere Fomes fomentarius veniva usato per accendere il fuoco che in passato si otteneva con la pietra focaia (varietà di calcedonio).