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Acque arsenicali ferruginose

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Le acque arsenicali ferruginose prendono il loro nome dalla presenza al loro interno di questi minerali tra cui l’elemento chiave è sicuramente il ferro; ovviamente in esse si riscontra la presenza anche di altri minerali in tracce come rame, manganese, zinco, nichel, cobalto, alluminio, litio e antimonio; le tracce di questi seppur preziosi elementi sono talmente basse che non provocano mutazioni sulle proprietà organolettiche e risultano almeno in apparenza non assimilabili dall’organismo.

Il ferro si trova nelle acque in forma ferrosa (Fe++) o ferrica (Fe+++). Lo ione ferroso è instabile perché tende ad ossidarsi facilmente in ferrico. E’ comunque la forma ferrosa che viene assorbita dal duodeno e dalla prima parte del digiuno (inteso come definizione anatomica della seconda parte dell’intestino tenue), il Fe+++ è prima ridotto a livello gastrico. L’assorbimento intestinale è regolato dal fabbisogno. Esiste anche un assorbimento cutaneo ampiamente provato da sperimentazione su animali.

I due tipi principali di acque ferruginose sono:

  • Acque solfato-ferrose e solfato-ferriche. Sono acque molto concentrate con elevato contenuto di arsenico. Il pH è molto basso, inferiore a 3; in alcuni casi scende al di sotto di 1 per la presenza degli acidi solforico e fosforico.
  • Acque bicarbonato-ferrose. L’arsenico, quando presente, è contenuto in piccola quantità. Sono poco stabili per l’azione dell’ossigeno che provoca la precipitazione del ferro come idrossido.
    Il pH è di circa 6.

Le acque arsenicali ferruginose devono essere diluite. Nell’idropinoterapia, cioè l’assunzione per bibita, il dosaggio e la diluizione variano in rapporto alla sua concentrazione.

In genere le acque arsenicali-ferruginose si somministrano diluite a cucchiai o a cucchiaini (bambini) con dosi crescenti da ½ a 4, tre volte al giorno. Anche per le applicazioni balneoterapiche l’acqua va diluita aumentandone progressivamente la concentrazione nel corso della cura. Diluizioni maggiori sono necessarie per la terapia inalatoria. L’assimilazione, ad esempio del ferro, si dimostra più efficace di quella con i farmaci.

Anche nella balneoterapia l’acqua deve essere diluita e la concentrazione deve essere progressivamente aumentata nel corso della cura.

L’arsenico e il ferro disciolti in modeste quantità all’interno delle acque arsenicali ferruginose provocano in realtà una serie di reazioni ormetiche sull’organismo umano, andando a stimolare il sistema immunitario senza che la loro effettiva concentrazione riesca a danneggiare le strutture cellulari.

La possibilità di ingerire (ed eventualmente di diluire ulteriormente) le acque arsenicali ferruginose consente cioè di mettere in moto una serie di reazioni all’interno del corpo umano che prendono il via con il rilevamento di una minaccia (semplicemente presunta) e proseguono con l’attivazione di tutte quelle difese immunitarie che sarebbero rimaste altrimenti latenti e che, grazie all’assunzione, svolgono un‘azione benefica e rigenerativa sull’intero complesso corporeo.

Oltre all’ormai risaputa e comprovata azione esercitata dalle acque arsenicali ferruginose mediante ingestione, nuove evidenze suggeriscono l’ipotesi, sempre più accreditata, che le suddette acque riescano a produrre identici benefici sullo strato epidermico attraverso il contatto e a risultare dunque funzionali alla risoluzione di numerose problematiche cutanee, se opportunamente trattate attraverso complessi fangosi da applicare sulla pelle.

Le acque arsenicali ferruginose vengono dunque impiegate nel mondo degli stabilimenti termali nelle terapie idropiniche, nelle terapie inalatorie, in campo ginecologico, in balneoterapia e fangoterapia in virtù delle loro naturali proprietà di tipo ricostituente e cosmetico per la pelle.

Somministrate prevalentemente per via orale, in virtù di un alto livello di tollerabilità da parte dell’apparato digerente, le acque arsenicali vengono impiegate in chiave ricostituente per sopperire a carenze nutritive prodotte a partire da manifestazioni anemiche (anemie sideropeniche), diatesi linfatiche, convalescenze, malattie della pelle, stati di turbe psichiche lievi, nevriti e affezioni alla tiroide (stati di ipertiroidismo).

Le acque arsenicali ferruginose in dosi elevate favoriscono l’eccitazione della funzione della tiroi­de e a bassi dosaggi la frenano. In pratica l’uso più comune di quest’acqua, opportunamente diluita,è come coadiuvante terapeutico nelle condizioni di ipertiroidismo.

Redazione amaperbene.it

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