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- acido folico (B9) e folati sono vitamine del gruppo B, indicati a volte, anche con il nome di vitamina B9. Il loro nome deriva dalla parola latina “folium”, cioè foglia, poiché furono per la prima volta isolati negli anni ’40 dalle foglie di spinaci; non possono essere accumulate nell’organismo, ma devono essere regolarmente assunte attraverso l’alimentazione. La vitamina B9 tende a distruggersi in presenza di calore eccessivo e a disperdersi a contatto con l’acqua. Col termine folati si indicano i composti naturalmente presenti negli alimenti, mentre il termine acido folico (acido monopteroliglutammico o pterolimonoglutammico) è riferito alla molecola di sintesi chimica presente nei supplementi vitaminici e negli alimenti fortificati. L’acido folico è la forma più stabile dei folati e con maggiore biodisponibilità.
La vit. B9 è fondamentale per il metabolismo dei fosfolipidi e di certi aminoacidi e per la maturazione dei globuli rossi. Risulta inoltre cruciale per la sintesi del DNA, per la formazione di acido nucleico, e per il corretto sviluppo del sistema nervoso in fase embrionale e dunque per la salute neuropsichica della persona. I folati agiscono come cofattori di enzimi coinvolti nella sintesi di DNA e RNA (sintesi delle purine e deossitimidina) e insieme alla vitamina B12, sono coinvolti nella donazione di gruppi metilici nella formazione dell’aminoacido metionina.
L’acido folico è presente in alimenti come: arance, fegato, legumi, lievito di birra, riso, verdura a foglia verde come lattuga, broccoli, spinaci, asparagi, uova (una buona parte viene perduta con la cottura dei cibi).
Il fabbisogno giornaliero di vitamina B9, o acido folico, è di circa 0,2 mg. Durante la gravidanza, però, le future mamme devono assumerne una quantità doppia dal momento che il feto utilizza le riserve materne di acido folico.
La carenza di vitamina B9, o acido folico – derivato da abuso di alcol, dall’insorgenza di alcune patologie come il diabete mellito insulino-dipendente e la celiachia – provoca una produzione ridotta di globuli rossi nel sangue, con conseguente insorgenza di anemia (anemia megaloblastica). rallentamento dello sviluppo, problemi neurologici, stress, irritabilità, ansia, umore altalenante, deficit mnemonici, spossatezza, ottundimento e deterioramento mentale; la carenza nelle donne in gravidanza è particolarmente grave perché può avere effetti negativi sul corretto sviluppo del sistema nervoso del feto. In alcuni casi una carenza elevata di acido folico può provocare la nascita di bambini prematuri e con la spina bifida.
È difficile si verifichino problemi di salute dovuti a un eccesso di vitamina B9, in quanto le quantità oltre i limiti presenti nell’organismo vengono presto espulse attraverso le urine.
All’opposto, si possono però registrare alcuni casi di sovradosaggio rivelati da sintomi come la comparsa di tremori, nervosismo immotivato, reazioni allergiche e accelerazione dei battiti cardiaci. Altissime dosi di acido folico nel sangue potrebbero cagionare problemi ai reni, ma
Il fabbisogno giornaliero per un adulto sano è di 0,4 mg/die. Durante la gravidanza il fabbisogno giornaliero in folati aumenta per la donna a 0,6 mg/die, dal momento che il feto attinge alle risorse materne per il proprio sviluppo. Durante l’allattamento il fabbisogno giornaliero è di 0,5 mg di folati per ripristinare le perdite che avvengono con il latte materno.
- Nei paesi sviluppati, la carenza di folati è molto rara: si riscontra soprattutto nei gruppi di popolazione economicamente meno privilegiati, come ad esempio la fascia d’età degli anziani, e si manifesta con l’anemia megaloblastica. La carenza di folati può essere causata da un’inadeguata introduzione con l’alimentazione o da un aumentato fabbisogno (es. in gravidanza e in allattamento), da un alterato assorbimento e metabolismo, o dall’assunzione di alcuni farmaci. Alcune malattie alterano l’assorbimento dell’acido folico, come la celiachia, la malattia di Crohn o la gastrite atrofica.
- In caso di carenza di folati può verificarsi un accumulo di omocisteina per mancanza diretta o indiretta di metiltetraidrofolato. Le cellule che si dividono rapidamente sono particolarmente vulnerabili ad una mancanza di folati. Tale deficit determina una sintesi difettosa di DNA nelle cellule che si dividono, particolarmente evidente nel midollo osseo, con conseguente anemia megaloblastica e la carenza nell’embrione con un aumento del rischio di malformazioni congenite.
- Il fumo di tabacco e l’assunzione anche moderata di alcol riducono l’assorbimento dei folati.
- Stati carenziali di folati spesso subclinici e asintomatici, si verificano in seguito a trattamenti con alcuni tipi di farmaci, ad esempio chemioterapici antiblastici, come il metotrexato, ma anche con anticonvulsivanti come la difenilidantoina e la carbamazepina, contraccettivi orali o chemioterapici antitubercolari.
- Mutazioni della metionina sintetasi ed in modo particolare della 5,10-metilentetraidrofolato reduttasi (MTHFR) sono oggi ritenute le più frequenti cause dell’alterato metabolismo dei folati e della conseguente iperomocisteinemia. Inoltre, è spesso associata a carenze di altri oligonutrienti (zinco, vitamina B12).
- La carenza di acido folico nelle prime fasi della gravidanza aumenta fortemente il rischio di malformazione del feto, in particolare di DTN. In generale, una carenza di folati può dare luogo con più facilità a esiti avversi alla riproduzione (aborto spontaneo, ritardo di crescita intrauterina, parto prematuro, lesioni placentari.