Piante ed erbe

Schisandra chinensis

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La Schisandra chinensis, conosciuta anche con il nome di Schizandra o magnolia rampicante, è un arbusto nativo delle regioni a clima tropicale e temperato dell’Asia orientale e diffuso soprattutto in Cina settentrionale, in Corea e in Russia. È un rampicante dal fusto legnoso che raggiunge mediamente i 9 metri di altezza. Le foglie sono semplici, presentano dei bordi lisci mentre i fiori sono dioici e molto profumati (sbocciano tra aprile e maggio). I frutti si presentano come piccole bacche rosse, ovali e morbide e sono raggruppate a spiga. Dal frutto completamente maturo ed essiccato si ottengono le polveri ed estratti utili per scopi fitoterapici. Per la sua crescita la pianta necessita di terreni ricchi di umidità e ben drenati, e protezione dalla luce solare più intensa.

Prediligendo ambienti umidi, la Schizandra cresce bene su suoli ricchi in humus, dove dà origine a piccoli frutti rossi, noti in cinese come wu wei zin o “frutto dai cinque sapori”: è nello stesso tempo acida, dolce, amara, salata e pungente.

Queste bacche vengono classicamente utilizzate a scopo alimentare come frutta secca, piuttosto che nella preparazione di infusi, tè, vini ed altre bevande.

Già nell’antica medicina tradizionale cinese, le bacche di Schizandra venivano utilizzate come efficienti adattogeni (grazie alla presunta capacità di migliorare le capacità psico-fisiche, soprattutto nei periodi di forte stress) e come tonici per organi emuntori come il fegato.

In Russia, invece, le bacche di Schizandra venivano prevalentemente utilizzate per migliorare la performance mentale, in particolare la concentrazione, la coordinazione ed il livello attenzione.

Nonostante gli ampi usi descritti nella medicina tradizionale, solo negli ultimi anni è stato possibile individuare i principi attivi presenti in questa pianta, caratterizzandone l’efficacia biologica.

Principi attivi

In un antico testo di agricoltura cinese risalente al 300 a.C., lo Shen Nong Ben Cao Jing, si narrava dell’utilizzo della Schisandra per “prolungare gli anni di vita senza invecchiare”, aumentando l’energia del corpo ed agendo come tonico sessuale. Sempre negli antichi testi della medicina tradizionale cinese, alla pianta vengono riconosciute diverse virtù: usata come tonico astringente dei polmoni e dei reni, per ridurre la sudorazione spontanea, per controllare l’incontinenza urinaria e la spermatorrea.

Gran parte delle attività biologiche di questa pianta sarebbero riconducibili alla presenza, nei semi dei suoi frutti, di oltre 40 lignani, come la schizandrina, la deossischizandrina, la gomosina e la deossigomisina.

Ai suddetti si aggiungerebbero altri principi attivi presenti nell’olio essenziale – come il borneolo, l’alfa ed il beta-pinene, il sesquicarene ed il para-cimolo – oltre a varie molecole di interesse nutrizionale, come l’acido citrico e malico, la vitamina A, la vitamina C, la vitamina E, il stigmasterolo, alcuni alcaloidi e numerosi altri antiossidanti.

Oggi la Schizandra viene utilizzata, soprattutto nell’est-Europa, anche in ambito clinico. Sarebbe infatti dotata di proprietà:

  • epatoprotettive: si sarebbe rivelata particolarmente utile sia nel prevenire eventuali danneggiamenti istologici degli epatociti, nel ridurre le concentrazioni ematiche di transaminasi, nell’aumentare l’attività epatica dell’enzima antiossidante glutatione, nel ridurre gli effetti deleteri di epatotossine e nel prevenire la degenerazione funzionale e biologica degli epatociti. Tali attività sarebbero da ricondurre principalmente ai lignani.
  • antinfiammatorie: la Schizandra si sarebbe rivelata efficace nel ridurre le concentrazioni ematiche di marcatori infiammatori come la proteina C reattiva, nell’inibire l’aggregazione piastrinica e nell’accelerare i tempi di guarigione in corso di affezioni infiammatorie cutanee.
  • adattogene: sarebbe capace di migliorare ed aumentare nello sport la capacità di sforzo, la durata sostenibile dello sforzo, i tempi di reazione, le capacità di concentrazione e nel facilitare i tempi di recupero. Allo stesso tempo, l’importante attività
  • immunomodulanti: risulterebbe preziosa nel sostenere la normale funzionalità del sistema immunitario, soprattutto in periodi di forte stress-psicofisico, riducendo così il rischio di overtraining, molto diffuso tra gli atleti.
  • antiossidanti, preziose nel proteggere le cellule dall’azione lesiva delle specie reattive dell’ossigeno con importante effetto protettivo cardiovascolare, nelle patologie neurodegenerative e nell’invecchiamento cellulare (effetti antiaging).
  • neuroprotettive, osservate soprattutto in modelli sperimentali, che vedrebbero la Schizandra impegnata attivamente nella protezione dal danno neuronale nonché nel miglioramento di alcuni disturbi, quali depressione e ansia.
  • antitumorali: uno studio pubblicato sull’International Journal of Molecular Medicine ha rivelato gli effetti anti-cancro di schisandrina e schisandrina C. Nello studio queste due sostanze hanno impedito la crescita delle cellule tumorali in modo consistente.

Alle suddette attività se ne aggiungerebbero anche altre, tuttavia non ancora del tutto caratterizzate.

Usi

Oltre a tè, estratti liquidi e succhi, sono oggi presenti in commercio numerosi integratori in capsule o in sciroppo.

In questi casi, soprattutto per le finalità adattogene, si consiglia generalmente l’assunzione di 500 – 2000 mg di estratto di Schizandra al giorno.

Differenti sono invece i dosaggi utilizzati in ambito clinico, ad esempio in corso di epatopatie.

Effetti collaterali e controindicazioni

L’American Herbal Product Association classifica la Schizandra tra le piante appartenenti alla prima categoria, ossia tra le piante che possono essere consumate in sicurezza se usate appropriatamente. Tuttavia, da un’attenta disamina della letteratura, in seguito all’uso di Schizandra, emergerebbero possibili effetti collaterali, soprattutto di natura gastroenterica, quali pirosi gastrica, dispepsia, diarrea, inappetenza e nausea. Più rara, fortunatamente, è l’incidenza di effetti collaterali degni di nota, come ipoglicemia, sanguinamenti, cefalee e reazioni allergiche.

L’uso di questa pianta risulterebbe inoltre fortemente controindicato durante la gravidanza (per l’aumentata incidenza di malformazioni fetali osservate in modelli sperimentali) ed in corso di terapie farmacologiche (data la capacità dei principi attivi in essa contenuti di alterare la normale attività degli enzimi citocromiali CYP3A4 e CYP1A2, direttamente impegnati nel metabolismo di numerosi farmaci).

Redazione amaperbene.it

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