Da sapere

Sprecare è come rubare il cibo ai poveri!

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Lo spreco alimentare in Italia resta un grande scandalo, anche morale: «È come rubare il cibo ai poveri» ha detto Papa Francesco. Purtroppo, ed è ancor più grave, lo spreco maggiore di cibo si verifica in casa, e spesso non ci se ne rende neanche conto. Eppure basterebbero un po’ di accortezza e poche regole per ridurlo sensibilmente, come quelle riportate in questo portale web, ad esempio all’indirizzo

Certamente può essere utile seguire suggerimenti quali:

  1. Comprare solo le quantità di cibo di cui si ha bisogno, preferendo gli alimenti sfusi a quelli preconfezionati.
  2. Non servire porzioni troppo abbondanti; chi vuole potrà servirsi una seconda volta.
  3. Conservare correttamente gli alimenti, congelare il cibo fresco o gli avanzi prima che si rovinino, confezionandoli in piccole quantità.
  4. Riutilizzare gli avanzi cerando nuove ricette.
  5. Non buttare via il cibo troppo maturo o ammaccato; se non è possibile utilizzarlo, trasformarlo in cibo per il giardino attraverso il compostaggio.
  6. Compilare una lista per pianificare i menù tenendo sotto controllo quello che è il reale fabbisogno e quello c’è nel frigo.
  7. Verificare che il frigo faccia il suo lavoro, che sia intatto e che la temperatura segnata sia reale.
  8. Creare una rotazione degli alimenti nel frigo, spostando in avanti quelli più vecchi.
  9. Adoperarsi per eliminare il “packaging non necessario” (meno imballaggi, meno contenitori, meno carte, ecc.)
  10. Leggere attentamente le etichette

Per combattere davvero lo spreco non bastano più le denunce e le intenzioni ma servono iniziative individuali e collettive molto concrete.

Punti chiave

  1. Secondo i dati preoccupanti del Food waste index report 2024, nel 2022 un miliardo di tonnellate di cibo è andato sprecato a livello mondiale, pari al 19% del totale, mentre 783 milioni di persone soffrono la fame e un terzo della popolazione globale si trova in una situazione di insicurezza alimentare (“tragedia globale”). Il 60% dello spreco alimentare avviene a livello domestico.
  2. Sprecare cibo contribuisce in maniera consistente all’inquinamento globale.

Lo spreco alimentare non significa solo spreco di denaro, ma è sempre più riconosciuto come un peso per l’ambiente, perché il cibo sprecato finisce nelle discariche dove si decompone e genera metano, un potente gas serra.

Secondo la World organization for international relations (Woir) lo spreco di cibo è responsabile di 4,8 miliardi di tonnellate di gas serra emessi nell’atmosfera, per un consumo di acqua di 180 miliardi di metri cubi.

  1. Avere sempre in mente che quando il cibo viene sprecato, lo stesso vale per tutte le risorse impiegate per produrlo, come acqua, terra ed energia. È anche cibo che avrebbe potuto essere destinato a una famiglia che soffre di insicurezza alimentare, o a coloro che non hanno un accesso affidabile a cibo economico e nutriente
  2. Non mancano gli esempi di buone pratiche.

Premiare i cittadini “virtuosi” o, piuttosto, semplicemente forniti di un buon senso civico, ad esempio, potrebbe essere un sano principio di buona amministrazione: chi sporca meno, paga meno.

Ci sono Comuni dove già esistono riduzioni di imposte sui rifiuti, bonus per la spesa e per la benzina, e perfino sconti sulle bollette energetiche, per le famiglie che producono meno immondizia e la smaltiscono correttamente. Purtroppo, sono delibere di amministrazioni concentrate nelle regioni del Nord, dall’Alto Adige al Veneto, e del Centro, dall’Emilia alla Toscana. Questa, invece, deve diventare una prassi nazionale che trasformerebbe la lotta allo spreco alimentare anche in un’opportunità di risparmi nei budget domestici.

  1. In Italia l’incremento dello spreco alimentare a livello domestico è preoccupante.

I dati del Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024 segnalano che nel 2024 lo spreco di prodotti alimentari in Italia è aumentato facendo registrare una crescita del 45,6%: ogni settimana finiscono nel bidone della spazzatura 683,3 grammi di cibo pro capite (rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023).

Nella “top five” dei cibi più sprecati troviamo frutta fresca (27,1 g), verdure (24,6 g), pane fresco (24,1 g), insalate (22,3 g), cipolle/aglio/tuberi (20 g), prodotti fondamentali della Dieta Mediterranea.

Tra le cause che hanno determinato l’aumento dello sperpero alimentare nel nostro Paese, infatti, si possono evidenziare alcuni elementi critici indipendenti dal comportamento dei singoli, ma individuabili proprio nella scarsa qualità dei prodotti acquistati. Il 42% delle risposte individua la causa dello spreco familiare nel fatto di dover buttare la frutta e la verdura conservata nelle celle frigo perché una volta portata a casa va subito a male. O ancora il 37% sostiene di buttare via gli alimenti perché i cibi venduti sono già vecchi. Elementi critici si riscontrano anche nel comportamento dei consumatori. Più di un terzo degli italiani (37%) dimenticano gli alimenti in frigorifero e nella dispensa lasciando che si deteriorino, solo il 23% è disposto a programmare i pasti settimanali, inoltre il 75% non è disposto o non è capace di rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli; Il 29% si affida a ricette creative per non sprecare gli avanzi e l’11% dona il cibo cucinato in eccesso.

Per quanto attiene le regioni che sprecano più cibo in Italia, il Nord butta 534,1 g di cibo (-11% del valore medio nazionale), il Centro 744,0 g (+9%) e il Sud 747,5 g (+9%).

“Come ogni anno – ha commentato il presidente di Federalimentare Paolo Mascarino – il rapporto dell’Osservatorio internazionale Waste Watcher offre una serie di spunti molto interessanti per migliorare la sostenibilità del sistema agroalimentare, a partire dal contrasto allo spreco alimentare. In particolare, dal confronto con i Paesi del G7 emerge chiaramente l’importanza delle politiche pubbliche a sostegno di campagne informative. Mentre, per l’Italia, emerge ulteriormente la necessità di promuovere l’educazione alimentare nelle scuole, affinché le famiglie possano apprezzare il valore di un’alimentazione sana e sostenibile basata su prodotti alimentari di qualità. In questo percorso virtuoso, l’industria alimentare italiana continuerà a fare la sua parte”.

Redazione amaperbene.it

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