Frutti Esotici

Asimina – Asimina triloba

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L’asimina (Asimina triloba (L.) Dunal) è un piccolo albero da frutto a foglia decidua della famiglia delle Annonaceae, , la stessa di cui fanno parte Cherimoya, Graviola e Ylang-ylang, specie molto diffuse nelle fasce tropicali.

La pianta è originaria della regione orientale degli Stati Uniti dal corso del Mississipi fino all’Oceano Atlantico; dalla Florida al Canada (sponde meridionali dei Grandi Laghi). Si trova selvatica nelle valli dei monti Appalachi, ed ha una distribuzione che spazia dal Nebraska ad ovest, all’Oceano Atlantico ad est; dalla Carolina del Sud come limite meridionale fino al sud del Canada, lungo le rive dei Grandi Laghi. In queste aree è conosciuto con il nome di pawpaw o paw paw o volgarmente banano del nord.

La pianta cresce spontanea lungo le rive dei fiumi e nel sottobosco formando dei tipici boschetti clonali che si originano nel tempo dalle radici di un unico individuo, formazione che si definisce macchia d’Asimina o pawpaw patch.

Il nome Asimina deriva dal termine Assimin o Rassimin utilizzato dai Nativi americani, passando dal termine francese cajun Asiminier per arrivare infine alla forma utilizzata dalla nomenclatura ufficiale.

Il nome comune statunitense Pawpaw deriva dal nome della tribù dei nativi Paw Paw, o Pawpaw, inteso come “frutto dei Paw Paw“.

L’aspetto curioso del frutto ha inoltre portato nel tempo alla creazione di innumerevoli soprannomi locali che si rifanno alla presunta somiglianza con le specie del genere Musa, con cui non ha alcuna relazione tra i quali possiamo trovare: banana selvatica, banana di montagna, banana della prateria, banana del poveruomo, banana degli indiani, banana del West Virginia, banana del Kansas, banana del Kentucky, banana del Michigan, banana del Missouri, e così via.

Descrizione

La pianta del Paw paw (pronuncia: pou-pou) è un albero di medie dimensioni a portamento ascendente (più alto che largo, se non è condotto altrimenti con potature), alto fino 5-6 metri, ha grandi foglie alterne, lanceolate, caduche di 15-20 cm di lunghezza, pendenti, spesso tomentose (leggerissimamente pelose) al verso, corteccia grigia.

Nei luoghi d’origine (Stati Uniti) sono in atto impianti estensivi su maggior scala, anche ad effetto della recente rivalutazione di questo frutto, che ora è ritenuta di maggior pregio che in passato (era considerata frutto “selvatico”), e per il quale gli statunitensi ora stanno maturando una affezione verso un elemento considerato peculiare, appartenente alle loro stesse origini, e del loro paese.

Alcune varietà:

  • Overleese: frutti a gruppi, ciascun frutto fino a 300-350 g, matura all’inizio di ottobre (USA). Selezionata da W. B. Ward, intorno al 1950.
  • Sunflower: frutti (spesso singoli) di 200-250 g, polpa color burro, buccia che ingiallisce a maturità, matura all’inizio di ottobre (USA). Selezionata da Milo Gibson intorno al 1970 (autofertile).

I fiori, ermafroditi, di media dimensione (1,5-3 cm di diametro), sono pendenti a campana, rivolti verso il basso, su un picciolo peloso piuttosto sviluppato, sono singoli, raramente raccolti a gruppi, ascellari alle foglie, hanno simmetria rotata, con tre piccoli sepali verdi con pelosità brunastra e sei petali; tre interni racchiudenti le parti sessuali alternati a tre esterni, socchiusi in prima fase, successivamente i petali sono leggermente ripiegati verso l’esterno; la conformazione generale del fiore è quindi a campanella, di colore rossiccio-marrone scuro. Si schiudono in Aprile, prima delle foglie.

I fiori hanno odore leggerissimo e quasi impercettibile, leggermente putrido e certamente non gradevole (sono dedicati ad attirare insetti predatori o saprofaghi, come mosche ed altri Ditteri delle concimaie, formiche o coleotteri, che sono gli agenti impollinatori).

In qualche caso si sono manifestati fenomeni di autosterilità, in tal caso la fecondazione avviene quindi solo tra piante (cioè cloni) diverse. In caso di assenza di insetti impollinatori (lontano dalle concimaie) può essere utile la impollinazione artificiale manuale (con un pennellino).

L’elemento d’interesse di quest’albero è il frutto, verso il quale solo recentemente si è cominciata una selezione al fine di migliorarne le qualità organolettiche (era considerato frutto “selvatico”). Il legno non ha valore commerciale, mentre le sostanze chimiche contenute nella pianta hanno un qualche interesse come insetticida naturale e per le loro funzioni antitumorali

I frutti sono grandi bacche ovali, simili nella forma a pere più o meno cilindriche, lunghe di 6-18 cm ed oltre di lunghezza, e di 3-8 cm di larghezza, a volte a forma leggermente lobata. I frutti sono singoli o spesso riuniti a gruppi (gli ovari del fiore sono multipli) a costituire dellemani vagamente simili nella struttura a quelle delle banane (da cui i nomi locali che li associano, non propriamente, alle banane). Il peso dei frutti è ordinariamente da 50-100 g a 250-400 g ed oltre l’uno.

I frutti contengono numerosi semi bruni, disposti in due file, molto duri, anche di notevole dimensione (lunghi fino a 2-3 cm), simili a grossi fagioli allungati.

La polpa è a consistenza densa ma cremosa, bianca, o a volte di colore tendente al giallo, è dolce e profumata, di sapore complesso privo di acidità, a frutto immaturo è di sapore acre ed astringente.

La polpa del frutto è ricca in vitamine e sali minerali, ha una quantità inconsuetamente alta di proteine (trattandosi di frutta).

La maturazione dei frutti è tardo estiva o autunnale, dalla fine agosto a settembre (ottobre nei paesi più freddi); dato che i fiori non si aprono tutti assieme ma in periodo di oltre un mese, così anche i frutti giungono a maturità gradualmente in un periodo di tempo di 30-45 giorni.

La maturazione differita nel tempo, la necessità di tagliare singolarmente il picciolo e la delicatezza dei frutti (si ammaccano facilmente), rendono poco probabile la coltivazione industriale.

L’ambiente ideale è il clima temperato, costiero o continentale, con estati relativamente calde ma mai torride, ed inverni da freddi a molto freddi, resiste a temperature invernali di -20, -25 °C; la pianta non fruttifica in ambiente eccessivamente caldo.

La pianta infatti per poter fiorire e fruttificare regolarmente ha la necessità di notevoli quantità di freddo invernale.

Dato l’ambiente naturale d’origine (piani alluvionali o greti di ruscelli o di torrenti, spesso stagionalmente sottoposti in superficie o in sottosuolo a scorrimento d’acqua, con terreno smosso e limoso, ricco di detriti e residui vegetali), è da considerare come pianta adatta ad ambiente e suoli piuttosto umidi, anche se ben drenati.

La pianta preferisce terreni a pH neutro, o sub-acido (da 5,5 a 7,5), non sopporta i terreni calcarei. La pacciamatura massiccia con foglie e detriti vegetali favorisce la conservazione di pH del suolo adeguatamente bassi.

La pianta presenta una inconsueta sensibilità delle radici, il loro danneggiamento ad esempio nelle lavorazioni del terreno, produce un tipo particolare d’arresto vegetativo repentino, che può permanere per molto tempo, anche anni.

Ad effetto della sensibilità radicale, nonostante sia a foglia caduca, la pianta non può essere trapiantata a radice nuda. Il periodo migliore per l’impianto è dopo le ultime gelate, prima del risveglio vegetativo.

La riproduzione si pratica agevolmente con seme, i semi se non immediatamente seminati alla raccolta vanno stratificati (seppelliti) in suolo umido ed esposto al freddo invernale, o se conservati vanno mantenuti in ambiente analogo (frigorifero). La moltiplicazione si effettua agevolmente solo per innesto. La pianta per sua natura tende a moltiplicarsi per polloni radicali.

Tutte le parti della pianta (esclusi i frutti maturi) sono tossiche per sostanze (acetogenine) a spiccata attività antimitotica, che impediscono quindi la replicazione cellulare; tali sostanze sono allo studio per la loro particolare efficienza nella cura dei tumori.

Tale caratteristica è comune ad altri fruttiferi della famiglia delle Annonaceae.

Come con le altre Annonaceae, tra le quali si annoverano i più apprezzati fruttiferi pantropicali, tali sostanze non producono rischi particolari per la coltivazione della pianta, essendo pressoché impossibile la intossicazione fortuita.

Anche se la maggior parte delle persone sono assolutamente insensibili, si è notato molto raramente che alcune particolari persone sono allergiche al contatto con le foglie e le bucce dei frutti, con produzione di eritema (irritazione ed arrossamento della pelle).

La pianta, per le sostanze contenute, è straordinariamente resistente a parassiti e malattie, non necessita quindi di alcun trattamento.

Negli Stati Uniti a volte la pianta è coltivata nei butterfly gardens, (giardini destinati ad allevare farfalle) solo per il fatto che alloggia il bruco di una bella, grande, farfalla ad ali zebrate bianco-nere, a coda di rondine (Eurytides marcellus).

Di norma il bruco non produce danni di rilevo alla pianta.

Utilizzi

Oltre al consumo del frutto l’Asimina ha avuto nel tempo anche diversi altri utilizzi. Ad esempio, la corteccia interna della pianta, forte e fibrosa, veniva utilizzata dai Nativi americani e dai primi coloni del Midwest per la preparazione di corde, reti da pesca, stuoie e per legare il pescato.

Tronchi di Asimina divisi in quarti venivano impiegati per la realizzazione di recinzioni in Arkansas.

I semi, duri e lucenti dell’Asimina venivano portati con se come degli amuleti in Ohio poiché si riteneva che portassero fortuna, nella stessa maniera in cui in Italia si utilizzano i semi dell’Ippocastano.

Ad eccezione della polpa dei frutti maturi le altre parti della pianta sono tossiche per la presenza di acetogenine a spiccata attività antimitotica, che impediscono la replicazione cellulare e che per questo sono allo studio per la cura dei tumori.

Curiosità

Le prime documentazioni scritte che menzionano l’Asimina risalgono al 1541 nei diari della spedizione di Hernando de Soto, il quale la trovò tra le piante coltivate dai Nativi ad est del fiume Mississippi.

L’Asimina ghiacciata era il dessert preferito di George Washington e Thomas Jefferson decise di piantare delle Asimina nella sua residenza di Monticello in Virginia.

Era uso tra gli abitanti delle campagne del Midwest di recarsi nel bosco a fine estate alla ricerca delle migliori macchie d’Asimina in cui raccogliere da terra i frutti maturi. In questo compito erano particolarmente abili i bambini che vedevano l’occasione come un gioco e come una rara occasione di mangiare qualcosa di dolce a volontà. Di questa tradizione sono rimaste diverse testimonianze tra cui una canzone popolare che possiamo trovare in infinite varianti in tutti gli Stati Uniti orientali: Way down yonder in the pawpaw patch. Nel testo di questa canzone si invitano i bambini a seguire una propria compagna di giochi che si è addentrata nel boschetto di Asimina con l’obiettivo di riempirsi le grosse tasche e le borse con i frutti maturi e profumati.

Redazione amaperbene.it

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