Sapodilla – Manilkara zapota
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Manilkara zapota (L.) P. Royen, 1953, è una pianta della famiglia delle Sapotacee, originaria del Sud del Messico, dell’America Centrale e della Colombia. Viene coltivata per il chicle (ingrediente tradizionale delle gomme da masticare), estratto dal suo fusto, per il legno pregiato e per il suo frutto, la sapodilla o sapotiglia.
In Messico è commercializzato come “chupeta” o “chicozapote“. Quest’ultimo nome deriva dalla lingua nahuatl è significa zapote di miele, ad indicare il sapore più dolce degli altri frutti della famiglia delle Sapotaceae. Dai Maya dello Yucatan è invece chiamato “zaya“. Altri nomi tradizionali con cui è noto altrove sono “zapote chico“, “chicu“, “àcana“, “korob“, “muy“, “muyozapot“, nonché, in modo più generico, come “níspero” (che però più propriamente indica in spagnolo la nespola europea).
Descrizione
Si pensa che la sapodilla sia originaria dello Yucatan e delle zone meridionali del Messico, oppure del Belize e del nord del Guatemala. Le sapodilla non sono piante tropicali obbligate e possono sopportare temperature di 26°-28° gradi per alcune ore. Le piante giovani sono più sensibili alle basse temperature e non resistono a temperature inferiori a 30° gradi. I giovani rami della pianta sono coperti da uno strato lanoso. La pianta si adatta sia a climi umidi che a climi secchi.
La sapodilla è un albero medio-grande, sempreverde, con molti rami, molto longevo a lenta crescita. Di forma piramidale quando è giovane all’avanzare dell’età forma una chioma densa dalla forma sferica o irregolare. E’ una pianta forte e resistente al vento ricca di un lattice bianco e gommoso. Ai tropici può crescere fino a 25 metri ma le piante originatesi da innesto sono generalmente più basse. Il tronco è grigiastro e con la crescita della pianta la corteccia si fessura. La pianta produce un lattice bianco.
Le foglie sono ornamentali, di un colore verde medio, lucide e alternate ellittiche o ovali, a margine intero, lunghe 7–15 cm.
I fiori sono bianchi, molto profumati, solitari e bisessuali. Essi hanno sei sepali liberi racchiusi all’esterno in due spirali. I petali sono uniti in una corolla tubulare con sei lobi. Sopra vi è l’ovario con un singolo stame. I fiori rimangono aperti durante tutta la notte. Il periodo dell’impollinazione (specialmente auto-impollinazione) è primaverile.
Il frutto della sapodilla (tecnicamente una grossa bacca) è marrone, rotondo o leggermente oblungo, con un diametro di 4–8 cm e una buccia sottile. I frutti possono essere apireni (mancanza di semi), ma generalmente ne hanno da 3 sino a 12 duri, neri, lucenti e allungati situati al centro di esso.
La polpa varia dal giallo al marrone. Il sapore è dolce e gradevole al palato e assomiglia al gusto di una pera oppure a quello dello zucchero di canna, o del caramello. La polpa matura è morbida e succosa e ha un colore che varia dal giallo al marrone, talvolta bruno-rossastro. Il sapore è dolce e gradevole, per molti aspetti ricorda quello della pera.
La pianta di sapodilla predilige zone soleggiate, calde in cui non vi sia il rischio di gelate. Si adattano a innumerevoli tipi di suolo. Si sviluppa bene in terreni anche molto poveri, ma predilige in quelli profondi, ricchi di sostanza organica con un buon drenaggio. E’ molto tollerante ai periodi di siccità ed alle alte concentrazioni saline anche se delle irrigazioni nei periodi siccitosi aumentano la produzione. Per incrementare questa nelle coltivazioni vengono eseguite delle fertilizzazioni soprattutto al primo anno. Il più comune mezzo per propagare la sapodilla sono i semi
I coloni spagnoli ne portarono una varietà a Manila, da cui il nome Manilkara. Dalle Filippine, il frutto divenne popolare in tutto il Sud-Est asiatico e in India, dove è considerato come una specie autoctona.
Diverse cultivar sono ora diffuse nelle aree tropicali dell’America, dell’Africa e dell’Asia e si possono trovare nei maggiori mercati di tutto il mondo.
Valori nutrizionali
La frutta fresca ha un contenuto di carboidrati che varia dall’11.14 al 20.43% del peso. Tra questi gli zuccheri semplici sono: il fruttosio, il cui contenuto varia dal 4.47 al 7.13%; il saccarosio che varia dall’1.48 all’8.75%. Discreto è anche il contenuto di amido, in genere compreso tra il 2.98 e il 6.40%. Tra i micronutrienti, il frutto si distingue per l’apporto di tannini, sostanze polifenoliche e saponina. Il frutto è molto apprezzato, tanto da essere considerato uno dei migliori dell’America meridionale.
100 g di sapodilla apportano 83 calorie suddivise in 11% grassi, 87% carboidrati, 2% proteine.
La sapodiglia è una buona fonte di minerali. In più apporta una buona dose di fibre alimentari, che agiscono come lassativo e possono risultare utili in caso di costipazione. Inoltre l’azione delle fibre protegge le cellule del colon dal contatto prolungato con tossine eventualmente presenti nel cibo che possono promuovere l’insorgenza del cancro. I tannini possono invece esercitare un’azione astringente, antinfiammatoria, antivirale, antibatterica e antiparassitaria; per questo possono essere utili in caso di diarrea, emorragie, emorroidi, gastrite, esofagite da reflusso, enterite e irritazioni intestinali. La vitamina C agisce come antiossidante e favorisce una buona risposta immunitaria e la vitamina A protegge la vista e riduce il rischio di tumori ai polmoni e al cavo orale.
Il consumo di sapodiglia acerba può causare ulcere orali, prurito alla gola e difficoltà respiratorie, soprattutto nei bambini.
Usi
La sapodilla è un frutto tropicale dai numerosi usi in cucina, e non solo: viene impiegata per i frutti, per il legno e per le proprietà medicinali.
La sapodilla è generalmente consumata fresca. Il frutto è famoso per il suo aroma e viene utilizzato per sorbetti, cocktail, marmellate e gelati, nonché nella preparazione di torte, sciroppi e salse; fatto fermentare dà sapore a vino e aceto.
In Indonesia, i germogli giovani sono mangiati anche crudi o cotti con il riso.
I semi, i fiori e la corteccia contengono tannino che ha proprietà astringenti.
Numerose sono le applicazioni della medicina popolare nei paesi asiatici. A Giava i fiori ridotti in polvere con altri ingredienti sono spalmati sul ventre delle donne immediatamente dopo il parto. In Malesia i semi sono utilizzati per prevenire la febbre, o come diuretico. I frutti acerbi e la corteccia sono usate principalmente in Cina come efficace rimedio contro la diarrea.
Altri utilizzi
Storicamente il lattice della pianta (come quello dell’affine Manilkara chicle) venne (e viene) usato come masticatorio (chicle), costituendo l’ingrediente base pregiato della gomma da masticare (o chewing gum). La comune produzione industriale di gomma da masticare è invece basata su prodotti di sintesi.
Il lattice è utilizzato anche nella produzione di dentifrici, per produrre gomme di pregio (e costo) elevato, nelle cinghie di trasmissione e per isolamento di conduttori elettrici.
Il legno è utilizzato per la produzione di mobili.